21 dicembre 1969: Clemente Graziani rifonda Ordine nuovo
Il 21 dicembre è forse la data più importante del calendario di certa fascisteria di ispirazione pagana. Non a caso è data ricorrente per la fondazione dei movimenti di ispirazione evoliana Cogliamo quindi l’occasione per porgere a tutti i lettori che lo celebrano, auguri per il Solstizio d'inverno
Il 21 dicembre 1969 veniva fondato da Clemente Graziani e da un manipolo di quadri contrari al ritorno nel Msi deciso da Rauti, il Movimento Politico Ordine Nuovo. Qualche anno fa Radio 3 mi chiese di raccontare, in occasione dell’anniversario dello scioglimento (22 novembre 1973), la vicenda del Mpon. Mi sembra opportuno riproporvela in occasione del “compleanno”: Senti qui
Questa invece è l'autodifesa pronunciata da Clemente Graziani al processo per ricostituzione de partito fascista che si concluderà con la condanna degli imputati e lo scioglimento dell'organizzazione:
“L’abbiamo già detto: non nutriamo alcuna fiducia nella giustizia democratica e borghese. E non ci si può dar torto. Uno stesso reato, configurato da una medesima legge, può essere giudicato in modo diverso, a seconda dell’appartenenza del magistrato a questa o a quella “corrente” o fazione in cui oggi è frantumato l’ordinamento giudiziario.
Dopo aver ascoltato la motivazione di rigetto delle eccezioni di incostituzionalità espressa da questo Tribunale consideriamo già deciso il nostro destino e quello del nostro Movimento in questo processo.
Pertanto i nostri difensori sono liberi, ove lo ritenessero opportuno, di rinunciare al mandato loro affidato, visto che noi stessi, per le ragioni suddette, consideriamo ormai inutile un loro ulteriore impegno al fine di evitare un macroscopico errore, non solo giudiziario. Così come riteniamo inutile e nient’affatto dignitosa qualsiasi forma di collaborazione che, sempre allo stesso fine, noi avremmo potuto fornire a questo Tribunale. La nostra presenza in questa aula quarta (senza alcun riferimento all’aula quarta dove si celebravano in epoca meno ipocrita processi di regime, ma davanti ad un Tribunale Speciale, con giudici in divisa e non protetti dalla toga) sarà d’ora in avanti limitata ai casi che il rituale giudiziario rende obbligatori.
Signor Presidente, Signori del Tribunale. Non considerate il nostro atteggiamento irriguardoso nei vostri riguardi. Noi condanniamo un sistema, non coloro convinti di far bene nel servirlo sino in fondo e operano così in buona fede, senza cioè rincorrere l’interesse personale, come appunto, ne siamo certi, è il Vostro caso.
Non è detto che uomini probi come Voi non possano cadere nell’errore. E l’applicazione della legge Scelba nei nostri confronti e nei confronti di qualunque altro gruppo o movimento è un errore storico.
Non invidiamo il Vostro compito, Signori del Tribunale.
Siamo qualcosa di ben diverso (e ve lo abbiamo dimostrato) dal fascismo e il sistema Vi chiede di condannarci come fascisti.
Malgrado i rapporti supplitivi che, anche in questi giorni, arrivano al vostro tavolo dalle questure di tutta Italia, non avete trovato nulla che indichi il Movimento Politico Ordine Nuovo come un’organizzazione dedita alla violenza e il sistema vi chiede di condannarci come violenti, cioè Vi esorta, con mezzi subdoli e con pressioni politiche e psicologiche di ogni tipo e provenienza, ad esercitare Voi la più esecrabile delle violenze e degli arbitri: quelli che si mascherano e si proteggono sotto la toga.
Il sistema Vi chiede di soffocare le idee con l’uso delle manette, ma Voi ben sapete che le idee non si distruggono con la persecuzione.
Inoltre Voi sapete che, qualunque sia il Vostro verdetto, Ordine Nuovo vivrà.
Il Movimento Politico Ordine Nuovo ha combattuto finora la sua battaglia rivoluzionaria contro la società borghese nel quadro della legalità, utilizzando quel minimo di libertà che lo Stato borghese e democratico ancora gli concede. Noi lottiamo contro questa società anche perché siamo convinti che essa tenda a sopprimere, prima o poi, ogni forma di libertà.
Noi siamo quindi in attesa, Signori del Tribunale, per sapere dal Vostro verdetto se abbiamo ragione o torto, se Ordine Nuovo può continuare ad agire sul piano della legalità oppure se deve ricorrere ai mezzi di lotta previsti nei periodi di repressione e di persecuzione democratica”.
Il 21 dicembre 1969 veniva fondato da Clemente Graziani e da un manipolo di quadri contrari al ritorno nel Msi deciso da Rauti, il Movimento Politico Ordine Nuovo. Qualche anno fa Radio 3 mi chiese di raccontare, in occasione dell’anniversario dello scioglimento (22 novembre 1973), la vicenda del Mpon. Mi sembra opportuno riproporvela in occasione del “compleanno”: Senti qui
Questa invece è l'autodifesa pronunciata da Clemente Graziani al processo per ricostituzione de partito fascista che si concluderà con la condanna degli imputati e lo scioglimento dell'organizzazione:
“L’abbiamo già detto: non nutriamo alcuna fiducia nella giustizia democratica e borghese. E non ci si può dar torto. Uno stesso reato, configurato da una medesima legge, può essere giudicato in modo diverso, a seconda dell’appartenenza del magistrato a questa o a quella “corrente” o fazione in cui oggi è frantumato l’ordinamento giudiziario.
Dopo aver ascoltato la motivazione di rigetto delle eccezioni di incostituzionalità espressa da questo Tribunale consideriamo già deciso il nostro destino e quello del nostro Movimento in questo processo.
Pertanto i nostri difensori sono liberi, ove lo ritenessero opportuno, di rinunciare al mandato loro affidato, visto che noi stessi, per le ragioni suddette, consideriamo ormai inutile un loro ulteriore impegno al fine di evitare un macroscopico errore, non solo giudiziario. Così come riteniamo inutile e nient’affatto dignitosa qualsiasi forma di collaborazione che, sempre allo stesso fine, noi avremmo potuto fornire a questo Tribunale. La nostra presenza in questa aula quarta (senza alcun riferimento all’aula quarta dove si celebravano in epoca meno ipocrita processi di regime, ma davanti ad un Tribunale Speciale, con giudici in divisa e non protetti dalla toga) sarà d’ora in avanti limitata ai casi che il rituale giudiziario rende obbligatori.
Signor Presidente, Signori del Tribunale. Non considerate il nostro atteggiamento irriguardoso nei vostri riguardi. Noi condanniamo un sistema, non coloro convinti di far bene nel servirlo sino in fondo e operano così in buona fede, senza cioè rincorrere l’interesse personale, come appunto, ne siamo certi, è il Vostro caso.
Non è detto che uomini probi come Voi non possano cadere nell’errore. E l’applicazione della legge Scelba nei nostri confronti e nei confronti di qualunque altro gruppo o movimento è un errore storico.
Non invidiamo il Vostro compito, Signori del Tribunale.
Siamo qualcosa di ben diverso (e ve lo abbiamo dimostrato) dal fascismo e il sistema Vi chiede di condannarci come fascisti.
Malgrado i rapporti supplitivi che, anche in questi giorni, arrivano al vostro tavolo dalle questure di tutta Italia, non avete trovato nulla che indichi il Movimento Politico Ordine Nuovo come un’organizzazione dedita alla violenza e il sistema vi chiede di condannarci come violenti, cioè Vi esorta, con mezzi subdoli e con pressioni politiche e psicologiche di ogni tipo e provenienza, ad esercitare Voi la più esecrabile delle violenze e degli arbitri: quelli che si mascherano e si proteggono sotto la toga.
Il sistema Vi chiede di soffocare le idee con l’uso delle manette, ma Voi ben sapete che le idee non si distruggono con la persecuzione.
Inoltre Voi sapete che, qualunque sia il Vostro verdetto, Ordine Nuovo vivrà.
Il Movimento Politico Ordine Nuovo ha combattuto finora la sua battaglia rivoluzionaria contro la società borghese nel quadro della legalità, utilizzando quel minimo di libertà che lo Stato borghese e democratico ancora gli concede. Noi lottiamo contro questa società anche perché siamo convinti che essa tenda a sopprimere, prima o poi, ogni forma di libertà.
Noi siamo quindi in attesa, Signori del Tribunale, per sapere dal Vostro verdetto se abbiamo ragione o torto, se Ordine Nuovo può continuare ad agire sul piano della legalità oppure se deve ricorrere ai mezzi di lotta previsti nei periodi di repressione e di persecuzione democratica”.
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