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CasaPound denuncia la polizia municipale per i fiori rimossi ai caduti della Rsi: “Abuso d’ufficio”

(G.p)Un attivista di Casa Pound ha depositato un mazzo di rose rosse in ricordo dei martiri della Repubblica Sociale Italia presso il cimitero monumentale di Venaria, poi rimosse dai vigili su segnalazione dell'Anpi ha scatenato un feroce dibattito sui social network come ci racconta il collega Gianni Giacomino su La Stampa con un interessante articolo che pubblichiamo fedelmente.


La vicenda del mazzo di rose rosse in ricordo dei «martiri della Rsi», depositato al monumentale di Venaria, sotto la croce che ricorda tutti i caduti «senza nome» da un militante di CasaPound e subito rimosso dagli agenti della polizia municipale, insieme a dei fogli con sui scritti i nomi di sette repubblichini, ha scatenato un feroce dibattito sui social.


QUERELA IN ARRIVO

E non è finita. «Con i nostri legali stiamo valutando come impostare la denuncia, se per abuso d’ufficio e contro la pietà dei defunti – avverte Marco Racca, il coordinatore piemontese di CasaPound -. È stato davvero un gesto ignobile quello dei signori dell’Anpi che hanno fatto intervenire i vigili urbani, pagati con i nostri soldi, per sequestrare tutto. È una questione di civiltà, di rispetto. Devono solo vergognarsi». Ancora: «Nei cimiteri del Torinese, dove sono sepolti ex combattenti, non ci era mai successa una cosa del genere, nemmeno dove le lapidi sono contrassegnate con lo stemma della Rsi».

«Ci vogliono denunciare? - chiede Roberto Falcone, sindaco grillino di una città che è sempre stata “rossa” e antifascista -. Facciano pure e poi denunceremo anche noi. Nessuno ha commesso abusi né offeso i morti. La loro è stata solo una provocazione, volevano visibilità e l’hanno ottenuta».


RISONANZA NAZIONALE
La notizia, intanto, ha fatto il giro d’Italia. L’avvocato milanese Gabriele Leccisi (il padre Domenico, deputato missino, trafugò le spoglie di Mussolini dal cimitero milanese di Musocco nel 1946) ha scritto al sindaco Falcone e al presidente dell’Anpi Venaria Annibale Pitta. Una missiva durissima. «Non scherzate con le parole che pesano come macigni - scrive Leccisi - perché noi esistiamo, abbiamo il diritto di professare le nostre idee nel rispetto dei valori costituzionali ed anche il diritto-dovere di difendere la democrazia contro le leggi liberticide che i vostri padri hanno imposto al popolo italiano. Rispettate i nostri morti, come è vostro dovere e ricordatevi che i fiori deposti su una tomba o su un cippo di un ignoto caduto sono un ricordo doveroso. Abbassate i toni».
«Non abbiamo assolutamente voluto oltraggiare o offendere i morti – mette in chiaro Pitta – ma su quei manifestini c’erano i simboli della Repubblica Sociale che non si possono esporre, lo dice la legge». Incalza: «Da giorni stiamo ricevendo delle mail che definirei “antipatiche”. Stiamo raccogliendo delle informazioni su tutta questa vicenda e poi dirameremo un comunicato stampa molto schietto per mettere fine a questa vicenda

2 commenti:

  1. Lo dice la Legge dice Pitta, mi dica Pitta quale articolo della Costituzione oggi e rispettato? L'art. l? l'art.34? l'art.36? l'art.37, e voglio fermarmi. Pertanto smettetela di essere dei cretini patentati. I morti vanno rispettati anche con i loro simboli. Non invocate la Costituzione quando vi fa comodo, che siete i primi a non rispettarla.

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  2. Sono solo incivili non antifascisti. Sono votati all'odio eterno ed implacabile; sono nemici del genere umano, della pietà, della Misericordia. A Reggio Calabria l'Arcovescovo, in nome della "Misericordia" di cui straparla il suo Papa, ha vietato al prete subalterno di celebrare una Messa in suffragio di Benito Mussolini. Sono iene spregevoli che nulla hanno di umano.

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