Dal 20 al 22 ottobre del 1972 i sindacati confederali, che hanno molto da farsi perdonare, indicono a Reggio una Conferenza sul Mezzogiorno; la città è in stato d'assedio, come ai massimi livelli della rivolta. Per il giorno della chiusura, viene organizzata una manifestazione di solidarietà tra lavoratori del Centro Nord e del Sud. Nella notte tra il 21 e il 22 ottobre vengono poste diverse bombe lungo la ferrovia che porta i manifestanti a Reggio; a Roma i treni restano in attesa delle ore prima di poter partire.
La tensione è altissima e la paura tanta: chi ha messo le bombe sta cercando la strage. Anche molti pullman vengono bloccati alle porte della città, dove i fascisti hanno organizzato una contromanifestazione. Sembra che la manifestazione sindacale non possa partire, ma la forza di volontà vince sulla paura e, tra i sassi e gli insulti, il corteo riesce a muoversi; quando a pomeriggio inoltrato si scioglie, arrivano ancora operai che erano rimasti bloccati lungo il percorso; da Genova arrivò persino una nave coi lavoratori dell'Ansaldo.
Il viaggio da Roma a Reggio, con la sua drammaticità, le paure, ma anche la voglia di lottare e la gioia e l'orgoglio di avercela fatta, sono raccontati quasi in cronaca diretta, con voce nitida ed emozionata da Giovanna Marini, che vi partecipò personalmente, ne I treni per Reggio Calabria, la sua canzone più bella, ex aequo con il Lamento per la morte di Pasolini.
Nonostante il tentativo di appropriarsene delle destre clerico fasciste, favorito dall'astensionismo e dalle diverse letture dei fatti da parte delle sinistre, quella di Reggio fu la più grande rivolta sociale dell'Italia repubblicana, e la richiesta di lavoro e giustizia sociale ne furono l'elemento centrale; ma, come sempre, la risposta furono le bombe fasciste, un nuovo anello della strategia della tensione. Dopo quarant'anni il Sud è, se possibile, ancora più abbandonato a se stesso e dimenticato. Di tutti i manuali di storia che mi sono capitati tra le mani (tanti) nessuno la menziona. Un'omissione colpevole e offensiva, ma purtroppo solo una delle tante che riguardano la storia di lotte e il tributo di sangue di questo nostro popolo, che Gramsci definì “grande e terribile”.
Nonostante il tentativo di appropriarsene delle destre clerico fasciste, favorito dall'astensionismo e dalle diverse letture dei fatti da parte delle sinistre, quella di Reggio fu la più grande rivolta sociale dell'Italia repubblicana, e la richiesta di lavoro e giustizia sociale ne furono l'elemento centrale; ma, come sempre, la risposta furono le bombe fasciste, un nuovo anello della strategia della tensione. Dopo quarant'anni il Sud è, se possibile, ancora più abbandonato a se stesso e dimenticato. Di tutti i manuali di storia che mi sono capitati tra le mani (tanti) nessuno la menziona. Un'omissione colpevole e offensiva, ma purtroppo solo una delle tante che riguardano la storia di lotte e il tributo di sangue di questo nostro popolo, che Gramsci definì “grande e terribile”.
FONTE: Rivista anarchica, anno 42 n. 374 ottobre 2012, I treni (e la nave) per Reggio Calabria di Sandra d'Alessandro
(umt) In realtà gli autori degli attentati non cercavano la strage, anzi. Secondo lo stesso giudice Guido Salvini che ne attribuisce la responsabilità ad Avanguardia nazionale, sulla base di una testimonianza de relato di Vincenzo Vinciguerra, le bombe di Reggio Calabria esprimono una precisa volontà di sabotare la manifestazione senza puntare al bagno di sangue e quindi anche le buone qualità tecniche e operative dei responsabili
Per approfondire la rivolta di Reggio
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