Fini a Mirabello: “La destra smetta di urlare e fare proclami”
Un’esortazione alla destra italiana a ricostituirsi e a costruire un’alternativa credibile per governare il Paese, quella lanciata da Gianfranco Fini alla Festa Tricolore di Mirabelo. “La destra italiana per puntare ad essere davvero presente sulla scena politica italiana”, afferma dal palco quasi alla fine dell’intervista di Giancarlo Mazzuca, giornalista e membro del consiglio di amministrazione della Rai, “deve smetterla di urlare e fare proclami e deve tornare ad occuparsi di proposte tangibili e realizzabili. Chi pensa che per tornare a vincere serva un nuovo leader si sbaglia, occorre prima sedersi attorno ad un tavolo e mettere nero su bianco cinque punti programmatici su cui poi costruire un’alternativa di governo chiara da presentare ai cittadini”.
Il resto è quasi tutto concentrato sulla riforma costituzionale e il referendum: ““Se vince il ‘sì’ avremo una delle costituzioni più pasticciate dell’Occidente”. Fini vede nella riforma Boschi-Renzi vede un ulteriore rafforzamento del potere esecutivo, ovvero del Governo e, in particolare, della figura del premier a discapito del parlamento e degli altri organi istituzionali. Ma è la natura del nuovo Senato ad alzare più critiche. “L’Italia avrebbe bisogno di un riforma costituzionale che introduca il presidenzialismo, ed in questa riforma non c’è traccia di ciò- sottolinea Fini-. C’è invece un netto rafforzarsi della figura del premier e del ruolo del Governo, senza però che dall’altra parte vi sia alcun organo di controllo in grado di fermare un’eventuale azione del governo. Il nuovo senato poi è la parte peggiore della riforma. Bastava abolirlo, invece sarà composto dalle regioni, proprio quegli enti che da quando sono stati istituiti hanno fatto schizzare alle stelle i costi dello Stato. La trasformazione del Senato – continua l’ex presidente della Camera- porterà risparmi esigui sui costi della politica, stimati in appena venti milioni di euro. Altro problema è l’incomprensibilità dei nuovi articoli della Costituzione. Alcuni giuristi hanno chiesto delucidazioni al Governo su diverse frasi dell’articolo 70 che risultano incomprensibili”.
L’ex leader di An, pur definendosi convinto europeista, vede come prossimo lo sgretolarsi dell’Unione Europea sotto i colpi degli interessi particolari dei singoli stati e del fallimento della strategia comune per fronteggiare gli imponenti flussi migratori nel sud del continente. “L’Unione Europea è ormai ad un punto di rottura, è prossima alla fine. È percepita non più come un’unione per avere più forza, ma come una gabbia che opprime gli interessi nazionali. L’Europa finisce nel momento in cui numerosi stati cominciano a negare il controllo delle frontiere europee e preferiscono alzare muri lungo le frontiere nazionali”.
Non manca tra le parole di Fini un ricordo finale dedicato a Giorgio Almirante, storico leader del Movimento Sociale Italiano. “La destra italiana può ripartire dagli insegnamenti di buona politica e di lealtà verso l’avversario insegnatici da Almirante. Ricordo che il suo insegnamento a noi giovani era di non usare mai la forza fisica per fare valere le nostre idee, ma sempre il dialogo e il rispetto verso chi aveva idee politiche differenti. Quando Berlinguer, suo avversario storico, morì, ricordo che Almirante volle fortemente andare a rendergli omaggio alle esequie. Gli chiesi il perché ci tenesse così tanto ad essere presente e lui mi rispose che ci teneva perché andava a rendere omaggio ad un uomo che si era sacrificato fino all’ultimo per il suo popolo, un uomo che, aldilà delle sue idee politiche, doveva essere un esempio per tutti”.
Fini ha sempre parlato bene ma i problemi li ha creati quando ha cominciato a perdere la testa e la stessa identità. Il quel momento ha distrutto quanto rimaneva della Destra Sociale e ha disintegrato se stesso. Non può pertanto suggerire buoni comportamenti a nessuno. È un cattivo maestro.
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