(G.p)Lo scorso mese di maggio, il comune di Volterra, in provincia di Pistoia ha concesso la cittadinanza onorario al maestro Giorgio Albertazzi, il più grande attore italiano. A scoppio ritardo, l'associazione nazionale partigiani d'Italia di Volterra, dalla propria pagina facebook si è dissociata in maniera netta dalla decisione presa dal sindaco, ricordando come Albertazzi fu insieme al sottotenente Prezioso e al comandante Pucci artefice della terribile repressione di antifascisti avvenuta dal 20 al 27 settembre del 1944,(accusa ad onor del vero respinta dal maestro) come ci racconta, con un interessante articolo, il collega Francesco Severini dalle colonne virtuali de Il Secolo d'Italia, organo della fondazione Alleanza Nazionale.
Giusto per non farsi mancare l’ennesima polemica estiva, l’Anpi ha di recente acceso i filettori della vigilanza antifascista su Giorgio Albertazzi. Il “caso” che ha scatenato i neopartigiani (perché i partigiani veri nell’Anpi sono ormai pochissimi) è la cittadinanza onoraria che il Comune di Volterra ha attribuito all’attore, morto lo scorso maggio. Così l’Anpi di Volterra sulla sua pagina Facebook si è dissociato “in maniera netta”: «Albertazzi – si legge ancora sulla stessa pagina – è stato uno degli artefici, assieme al sottotenente Prezioso e al comandante Giorgio Pucci, della terribile repressione a seguito dei rastrellamenti sul Monte Grappa dal 20 al 27 settembre 1944, nell’ambito dell’operazione Piave da parte dei nazifascisti». Un’accusa che Albertazzi ha più volte respinto quando era in vita, asserendo di non avere mai fucilato nessuno. La vedova di Albertazzi, Pia de’ Tolomei di Lippa ha replicato indignata, ricordando che Albertazzi era molto apprezzato e amato a Volterra, dove aveva fondato un laboratorio teatrale e dove ha festeggiato i suoi 90 anni. «Perchè – ha detto al quotidiano La Nazione – non creare il caso prima invece di adesso che è morto e non può rispondere? Si ricordino che l’Anpi è un istituto culturale pagato dagli italiani: e Albertazzi è stato un grande italiano, ha ricevuto i più alti riconoscimenti dallo Stato: da Grande Ufficiale a Commendatore, fino a Cavaliere di Gran Croce della Repubblica. Questa cosa è allucinante. Si pubblicano sui social cose di settant’anni fa senza nessun motivo – continua Pia de’ Tolomei di Lippa –. Devo ricordarlo io che quello era un periodo di guerra civile? Ci sono foto di partigiani illustri con teste mozzate, sbandierate, che hanno ucciso altri uomini. Mi chiedo: se Giorgio fosse stato dall’altra parte sarebbe stato migliore? E’ solo una speculazione vergognosa verso chi non può più difendersi».
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