Un Buttafuoco da buttare
(G.p) L'ultimo articolo di Pietrangelo Buttafuoco, pubblicato sul numero di lunedì 11 luglio 2016 su Il Fatto Quotidiano intitolato : E' un dovere culturale far conoscere il fascismo ai sè dicenti fascisti non poteva scatenare polemiche e distingui nel variegato mondo del neofascismo italiano.
L'amico Giacinto Reale, storico quadro dell'allora Movimento Sociale Italiano, attento lettore di fascinazione ed animatore del gruppo su facebook Interfaccia evidenzia alcuni grossolani errori nell'articolo di Buttafuoco oltre che un idea malsana di accreditare un'immagine falsa di quel che fu il neofascismo italiano per vanagloria o per rendersi gradito anche agli attuali editori, campioni del politicamente corretto.
Un Buttafuoco da buttare
di Giacinto Reale
Insistono, così, su un mondo giovanile di estrema destra che si entusiasmava per i nanerottoli dai piedi grossi di Tolkien e non per la Saga nibelungica, leggeva Evola ma non lo condivideva, preferendogli magari De Benoist, amava Bud Spencer e non Clint Eastwood (e pure Volontè, perché no ?), ma, soprattutto, non vedeva l’ora di fuoriuscire dal tunnel del fascismo
Non è così: c’erano anche questi, ma, diciamolo francamente, chi ha “mandato avanti la baracca” e consentito al MSI di sopravvivere, leggeva il Goebbels della “Conquista di Berlino”, il Piazzesi del “Diario”, le storie della RSI di Pisanò, ed esibiva, tutte le volte che era possibile, bandiere nere e peggio.....gli altri erano “contorno”
Poi, con la “normalizzazione” sono usciti fuori, sublimati nella figura di Fini, ed è tutto dire....
Il più “attrezzato” dei tre, che è Buttafuoco, se ne esce oggi su Il Fatto Quotidiano, con un articolo (lo trovate sulla pagina fb "Interfaccia") nel quale cita a sproposito (perlomeno rispetto al tema del “razzismo”) Balbo Muti e Pavolini
Il primo fu come noto, severo persecutore degli ebrei libici, anche con fustigazioni di piazza, il secondo era noto in Africa come grande frequentatore di sciarmutte. Il terzo (il più intellettuale) faceva di peggio. Ho solo sfogliato il suo “Disperata” relativo all’avventura africana, e ho ritrovato questa frase, a suo tempo, evidenziata in rosso:
“Lo scarsissimo lavoro che comporta l’andare nomadi lo disimpegnano caso mai le donne della cabila. Sono esse a governare i cammelli. Ma anche loro faticano così poco che si sciupano tardi: perfino alle non più giovani, cosa unica in donne nere, il petto resiste. E, ammesso che si possa essere nere e belle, codeste sono bellissime”
Tre begli esempi di razzismo, non c’è che dire, soprattutto quel “ammesso che si possa essere nere e belle”
Ma io, che non sono un maddaleno pentito, non ho bisogno di edulcorare niente, né di far passare messaggi falsi e di comodo...erano uomini del loro tempo, e come tali si comportavano
E, visto che ci sono, in tema di “storicizzazione” voglio aggiungere una cosa: non sono per niente sicuro che Banchelli, Frullini & C, in una Firenze invasa da massiccia presenza di extra comunitari non si sarebbero dati, tra un incendio di Camera del lavoro e una legnatura sovversiva, a qualche “scapaccionatura” (come dicevano loro) di nigeriani e kenioti. Ma il “razzismo” non c’entra...sarebbe stato solo un “prima gli Italiani” d’epoca, prima di austriacanti nel ’14, prima di sovietisti nel ’21, prima di chi vuol vivere a spese nostre senza lavorare e senza accettare le nostre regole adesso
Un’ultima cosa: è più che probabile che anche un MSI di oggi, con gli uomini e le idee che lo guidavano prima del suo affogamento nelle acque fiuggesche, sarebbe stato su posizioni di intransigenza in materia....un rautiano ”aiutiamoli a casa loro” adeguato ai tempi, insomma...se non altro per ragioni elettoralistiche
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