(G.p)Secondo il blog specializzato I simboli della discordia, tra i partiti di quel che resta l'italico centro destra, diviso in più rivoli, tra fan del patto del Nazareno, ed oppositori al governo Renzi, Fratelli d'Italia Alleanza Nazionale avrebbe chiesto ai suoi aderenti un parere sul percorso politico da percorrere da qui ai prossimi mesi, proponendo diverse opzione dalla costituzione di un nuovo soggetto politico modello Pdl, al semplice rafforzamento del partito guidato da Giorgia Meloni, fino alla costituzione, insieme a Matteo Salvini, di un partito sul modello Front National francese, come ci racconta il collega Antonio Rapisarda, con un interessante articolo, pubblicato da Il Tempo, storico quotidiano romano, che proponiamo per intero.
La prima metà d’estate delle forze politiche del frastagliato centrodestra italiano è caratterizzata dal più leninista degli interrogativi: «Che fare?». Se sull’argomento politico di più stringente attualità – quello dell’opposizione al referendum costituzionale – con diverse sfaccettature gli ex alleati del governo Berlusconi hanno comunque trovato il minimo comun denominatore, resta aperto il tema del rinnovamento interno ai partiti, della modulazione delle alleanze e della riproposizione o meno degli schemi adottati a Roma (fronte lepenista contro fronte civico) e a Milano (modello di un centrodestra allargato più outsider alla guida). Tra i partiti più attivi nella consultazione della base vi è di certo Fratelli d'Italia che – come ha scovato il blog specializzato “I simboli della discordia” – ha chiesto ai suoi aderenti, tra le altre cose, un parere sulle strade che dovrebbe percorrere Giorgia Meloni assieme a tutto il partito. Tra le domande del questionario on-line (uno strumento utilizzato già in passato da FdI anche sul ritorno del simbolo di An, ad esempio) la domanda più interessante è quella sul futuro da intraprendere da parte del leader nei confronti degli alleati vecchi e nuovi. Come si legge sul blog «le alternative tra cui scegliere - con la possibilità di indicare anche una risposta diversa da quelle proposte - erano “proseguire il lavoro intrapreso rafforzando FdI”, “dare vita ad un nuovo soggetto politico, modello Pdl, con le parti migliori del centrodestra” e “costruire insieme a Matteo Salvini un soggetto politico sul modello del Front National francese”». Insomma, una forbice di possibilità che più aperta non si può dato e che dà ulteriore fiato a diversi rumor di questi giorni. L’ipotesi di ricostruire un “soggetto politico”, stile Pdl sì ma con i “migliori”, sembra proprio confermare ad esempio i malumori di quella parte di Forza Italia (chiamiamola l’ala “azienda”) che mal digerisce l’interlocuzione privilegiata dei due “lepenisti” con il governatore della Liguria Giovanni Toti (e anche con l’ex Fi Raffaele Fitto), proprio nell’ottica di un centrodestra 3.0 (come Terza Repubblica) muscolare e generazionale. Nell’ipotesi di un voto con l’Italicum, poi, una lista con queste tre punte potrebbe essere accettata da Meloni e Salvini e, in quest’ottica, si comprende anche la presenza confermata di Toti ad Arezzo alla presentazione del comitato referendario “No, grazie” di FdI assieme al leader del Carroccio. L’eventualità del percorso in solitaria – in un’ipotesi di riformulazione dell’Italicum – con un rafforzamento del progetto politico sembrerebbe ispirata a quella “fase 2”, rilanciata dalle buone performance di Meloni negli indici di gradimento e richiamata più volte dai dirigenti di FdI anche dopo le ultime Amministrative: fase però che ancora non si è concretizzata in un congresso (avrebbe dovuto tenersi nell’inverno scorso) o in un’assemblea programmatica. L’ultima ipotesi è quella più affascinante dal punto di vista dell’immaginario politico, non fosse altro perché da tempo è argomento di dibattito tra gli elettori sovranisti entusiasti dei risultati e della capacità di dettare l’agenda di Marine Le Pen (ma anche degli austriaci del Fpo e degli inglesi dell’Ukip): la nascita di un soggetto politico che ricalchi il modello del Front National francese. Il cosiddetto ticket Meloni-Salvini, dunque, testato alle Regionali (in Toscana e in Emilia-Romagna) e alle Amministrative (a Roma) dovrebbe tradursi, quindi, in una nuova proposta politica che dovrebbe superare i due partiti nel nome di quel “nazional-populismo” che ha portato in mezza Europa i movimenti sovranisti a contendere la scalata al governo e a drenare consenso al centrosinistra ma anche al centrodestra. Tradurre il sogno in realtà, però, non sembra così facile: non solo le ultime elezioni hanno ridimensionato la “percezione” a livello nazionale – nonostante le dovute eccezioni, come Roma, e i numeri totali – dei due soggetti, ma nella stessa Lega Nord Matteo Salvini – impegnato in un pre congresso che dura da mesi oramai - è costretto ad ascoltare i mal di pancia interni di chi gli rimprovera proprio la visione “nazionale”, additandogli in mancato sfondamento al centro-Sud. Sembra difficile, insomma, che l’altro Matteo possa forzare la mano ben oltre l’articolo 1 dello statuto leghista (quello che recita circa l’indipendenza della Padania) stringendo un sodalizio di sangue con i nipoti della fiamma tricolore. Questo, per lo meno, sembra assodato tra la maggioranza dei dirigenti. Magari la base è più avanti…
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