Rivolta dei cinesi, CasaPound: "Sono un pezzo di Cina in Italia. Raggi controlli, accadrà anche a Roma"
(G.p) Simone Di Stefano vice presidente di Casa Pound Italia intervistato da Intelligo news commenta la rivolta dei cinesi avvenuta a Sesto Fiorentino e le conseguenze che tale rivolta potrebbe portare in tutta Italia, anche alla luce della considerazione che la stragrande maggioranza delle comunità cinesi pensano di essere un pezzo di Cina all'intero dell'Italia.
Intervista che pubblichiamo per intero.
La comunità cinese pensa però di essere un pezzo di Cina nel nostro Stato. A Roma potrebbe accadere lo stesso, se la Raggi farà fare dei controlli". Lo afferma Simone Di Stefano, vicepresidente di Casa Pound Italia, che a Intelligo News spiega: "Mentre succede questo, il parlamento parla di cannabis per distrarre la nazione".
Cosa sta succedendo a Sesto Fiorentino?
Il sogno delle razze che si mescolano in questo fantastico crogiolo multietnico non esiste se non nelle favelas di Rio, dove c'è davvero quel meticciato che auspicano i sostenitori dell'immigrazione. Anche in America, dove si è tentato questo esperimento, si è per prima cosa dovuto attuare un genocidio del popolo precedente, e comunque ancora oggi esistono sacche etniche impermeabili fra loro. La verità è che le diverse comunità etniche preferiscono sempre stare fra di loro e vogliono leggi simili a quelle di casa loro».
Il che, se accade sul nostro territorio, è un problema. E non è la prima volta, peraltro...
«No, già a Milano accadde qualcosa simile. Il fatto è che la comunità cinese, che non fa parlare di sé per problemi di ordine pubblico, pensa però di essere un pezzo di Cina nel nostro Stato. E questo è intollerabile».
CasaPound conosce bene la Chinatown romana. Nella capitale è possibile un evento violento come quello di Sesto Fiorentino?
«La situazione è un po' diversa, perché qui non ci sono fabbriche ma solo negozi di bigiotteria. In ogni caso non c'è alcuna rivolta per l'ottima ragione che qui controlli proprio non ne fanno. Vedremo se la “sindaca” Raggi deciderà di far rispettare la legge, mandando controlli in negozi che commerciano sistematicamente all'ingrosso pur essendo formalmente negozi al dettaglio. Se lo farà, una reazione ci sarà anche qui».
Intanto in Parlamento arriva una proposta di legge per la legalizzazione della cannabis. La politica non ha priorità differenti rispetto al Paese?
«Ovvio, si vuole distrarre la nazione con questi temi che dividono la popolazione a metà, come se fosse il derby Roma-Lazio. Ora dovremo discutere di queste idiozie per sei mesi mentre le banche falliscono, mentre l'Europa fallisce, il tutto con l'aiuto di un'intellighenzia che occupa militarmente tutti i media».
Intervista che pubblichiamo per intero.
La comunità cinese pensa però di essere un pezzo di Cina nel nostro Stato. A Roma potrebbe accadere lo stesso, se la Raggi farà fare dei controlli". Lo afferma Simone Di Stefano, vicepresidente di Casa Pound Italia, che a Intelligo News spiega: "Mentre succede questo, il parlamento parla di cannabis per distrarre la nazione".
Cosa sta succedendo a Sesto Fiorentino?
Il sogno delle razze che si mescolano in questo fantastico crogiolo multietnico non esiste se non nelle favelas di Rio, dove c'è davvero quel meticciato che auspicano i sostenitori dell'immigrazione. Anche in America, dove si è tentato questo esperimento, si è per prima cosa dovuto attuare un genocidio del popolo precedente, e comunque ancora oggi esistono sacche etniche impermeabili fra loro. La verità è che le diverse comunità etniche preferiscono sempre stare fra di loro e vogliono leggi simili a quelle di casa loro».
Il che, se accade sul nostro territorio, è un problema. E non è la prima volta, peraltro...
«No, già a Milano accadde qualcosa simile. Il fatto è che la comunità cinese, che non fa parlare di sé per problemi di ordine pubblico, pensa però di essere un pezzo di Cina nel nostro Stato. E questo è intollerabile».
CasaPound conosce bene la Chinatown romana. Nella capitale è possibile un evento violento come quello di Sesto Fiorentino?
«La situazione è un po' diversa, perché qui non ci sono fabbriche ma solo negozi di bigiotteria. In ogni caso non c'è alcuna rivolta per l'ottima ragione che qui controlli proprio non ne fanno. Vedremo se la “sindaca” Raggi deciderà di far rispettare la legge, mandando controlli in negozi che commerciano sistematicamente all'ingrosso pur essendo formalmente negozi al dettaglio. Se lo farà, una reazione ci sarà anche qui».
Intanto in Parlamento arriva una proposta di legge per la legalizzazione della cannabis. La politica non ha priorità differenti rispetto al Paese?
«Ovvio, si vuole distrarre la nazione con questi temi che dividono la popolazione a metà, come se fosse il derby Roma-Lazio. Ora dovremo discutere di queste idiozie per sei mesi mentre le banche falliscono, mentre l'Europa fallisce, il tutto con l'aiuto di un'intellighenzia che occupa militarmente tutti i media».
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