(G.p)L'ex presidente della Camera dei deputati nonché ultimo presidente di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini ospite della trasmissione televisiva Agorà, in onda su Rai Tre bacchetta l'ex allieva Giorgia Meloni, leader indiscussa di Fratelli d'Italia circa l'agenda politica e le compagnia di viaggio come sapientemente ci racconta il collega Antonio Rapisarda dalle colonne de Il Tempo, storico quotidiano romano, con un interessante articolo, che pubblichiamo per intero.
L’eterno ritorno nell’agone «televisivo» di Gianfranco Fini non ha nulla a che vedere con «La Gaia scienza» di Nietzsche (autore «scorretto» immaginiamo ormai bandito dalla libreria dell’ex leader di An) ma con l’ossessione tutta politica chiamata Giorgia: «Oggi non riesco a trovare un solo argomento su cui Giorgia Meloni abbia una posizione diversa da Matteo Salvini». Così, ospite su RaiTre ad Agorà, l’ex presidente della Camera ed ex sponsor dell’attuale leader di Fratelli d’Italia è tornato ancora una volta a «bacchettare» l’allieva sull’agenda politica e sulle compagnie di viaggio. «È una scelta logica – ha spiegato Fini a proposito della linea politica sovranista ed euroscettica che interessa sia Meloni che Salvini - per carità, ma va ricordato che la destra italiana era tutt’altro rispetto a un certo vetero-nazionalismo. Si tratta di ragionare su quel che era Alleanza Nazionale, il 14% dei voti e quel che è Fratelli D'Italia, il 3% dei voti». Insomma, Meloni – come riconosce lui stesso - ha di certo raggiunto un buon risultato personale a Roma, sfiorando il ballottaggio, è inserita nel board delle destre europee che avanzano, ha ottenuto dalla Fondazione An l’utilizzo del simbolo vincendo il «congresso» dell’Assemblea, ma per l’ultimo segretario del Msi e poi di An non rappresenta la «linea». Ragionamento che a bocce ferme ci potrebbe stare, se la storia non fosse di per sé dinamica e se non fosse stato proprio Fini ad aver sciolto l’identità solida An nel calderone liquido del Pdl e da qui ad aver collezionato nient’altro che flop politici ed elettorali con la diaspora della destra inclusa nel pacchetto. L’ultima «avventura» elettorale dell’ex leader di Futuro e libertà (partito nato e scomparso nel giro di tre anni) si chiama infatti Alfio Marchini: scommessa – persa, con annesso 0,6% ottenuto dalla Lista Storace, sostenuta anche dagli uomini dell’ex Fli aderenti ad Azione Nazionale - rispetto alla quale è ritornata anche l’intesa tra Gianfry e l’ex (?) odiato Cavaliere: «Ha reso possibile a Roma una alternativa alla sinistra che non sia né populista né demagogica», ha lodato così lo stesso Berlusconi del «Che fai, mi cacci?». Come un re Mida al contrario, insomma, tutto quello che Fini toc ca diventa cenere. Aveva iniziato con il terzo polo centrista, in compagnia di Casini e Rutelli sorto dopo la rovinosa sconfitta sulla sfiducia al governo Berlusconi, e il sogno si è infranto nello 0,4% ottenuto da Fli alle Politiche dopo aver sostenuto «l’uomo in loden» Mario Monti (lo stesso che in questi giorni ha tuonato contro l’eccesso di democrazia in Inghilterra...): un fallimento politico su tutti i fronti. Tutto questo, però, su Fini sembra non avere peso. E allora che sia Marine Le Pen che straccia i neogollisti, che sia Hofer che arriva a un soffio dalla vittoria in Austria macinando i Popolari, che sia Nigel Farage che vince il referendum sulla Brexit contro Cameron, o che sia la sua ex allieva che è riuscita a costruire un nuovo soggetto politico nonostante il disastro post-An, il ditino di Fini fa sempre no. Si comporta un po’ come quei bambini che quando in classe il compagno di banco prende «voti» (in tutti i sensi) in più, lo accusa alla maestra di copiare.
Gianfranco Fini da Montecarlo...ma ancora ha il coraggio di parlare in pubblico. Me lo ricordo, il coniglio marrano, ai funerali di Pino Rauti, fuggire a gambe levate, scortato dai carabinieri.Almirante coi soldi del MSI comprava la casa alla vedova del martire Ugo Venturini, lui coi soldi del MSI regalava la casa al cognato! Vergogna perenne!
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