Otto anni di violenze «democratiche» degli antifascisti
(G.p)Da diversi anni, Casa Pound è finita nel mirino della violenza dell'estrema sinistra, che utilizza ogni mezzo per cercare di impedire al movimento della tartaruga frecciata di operare sul territorio.Questa esclation di violenza, da Cuneo a Napoli, ci viene raccontata, con dovizia di dettaglia dal collega Antonio Rapisarda, con un interessante articolo, pubblicato da Il Tempo, storico quotidiano romano.
Articolo che riportiamo fedelmente.
Non solo Roma. Da Nord a sud, da Cuneo a Napoli, da anni CasaPound è nel mirino della violenza dell'estrema sinistra, che utilizza ogni tipo di mezzo per cercare di impedire fisicamente al movimento della tartaruga frecciata di operare sul territorio. La «fantasia» agli antagonisti non manca: si va dalle spranghe per arrivare al fuoco, dall'assalto con i sanpietrini all'attentato vero e proprio: basta essere una sede o sotto un gazebo con il simbolo di CasaPound.
Le azioni violente sono decine ogni anno, alcune con esiti anche gravi. Qualche esempio? Il 15 novembre 2008 a Firenze CasaPound stava distribuendo del pane gratuito agli italiani, ma l'operazione è stata interrotta dall'arrivo dei centri sociali che cercano ripetutamente lo scontro. Capita però che qualcuno sia finito all'ospedale in condizioni gravi dopo la «visita» dei compagni. A Napoli nel 2010 due persone, durante una manifestazione sindacale, accoltellarono selvaggiamente un simpatizzante di Cpi, spedendolo al pronto soccorso. Il 26 febbraio 2011 a Cuneo l'estrema sinistra assaltò la sede dell'associazione lanciando sanpietrini. Un ragazzo finì all'ospedale in condizioni serie, per una ferita alla testa. Sedici aggressori vennero condannati per questa azione. Il 19 maggio 2014 invece cinque estremisti di sinistra aggredirono un simpatizzante. Gli accertamenti rilevarono delle lesioni piuttosto gravi, tanto che la vittima fu sottoposta a un'operazione ad un occhio.
Frequente è poi la pratica dell'incendio notturno, in ossequio al motto da anni di piombo «Le sedi dei fascisti si chiudono col fuoco». Destò scalpore e indignazione l'incendio della sede bolognese, il 10 ottobre 2013, nella quale era presente anche una ragazza incinta al nono mese, che rischiò quindi la vita assieme al figlio. A Parma poi vennero condannati a un anno e dieci mesi tre esponenti dei centri sociali, che diedero fuoco ad una villa in campagna, di proprietà del responsabile locale di CasaPound, che la utilizzava anche per iniziative del movimento. Il fuoco è stato usato anche a Cremona per intimidire il presidente del movimento, che si trovò la macchina incendiata. Lo stesso era coinvolto nei famosi «fatti accaduti fuori dallo stadio», nei quali rimase ferito l'autonomo Visigalli. La sinistra gridò allo scandalo, salvo poi scoprire che gli aggrediti erano proprio quelli di Cpi. Per la cronaca, la settimana dopo Cremona venne devastata dai centri sociali.
Va poi rilevato che le aggressioni generalmente non guardano in faccia a nessuno. In mezzo alla strada, nel 2013, fu aggredito proprio il candidato sindaco Simone Di Stefano che era a bordo della sua macchina: il fatto è avvenuto a un incrocio, in mezzo a tanti automobilisti.
Sempre a Roma recente è il caso del Prenestino in cui è stato colpito ad un banchetto elettorale un disabile, assieme ad una donna. Entrambi avevano pochi mezzi per difendersi, ma ciò evidentemente non è stato considerato. Altri casi simili sono quello del 22 novembre 2014, quando a Milano un regolare banchetto autorizzato venne assaltato, con tanto di fumogeni e uova, al mercato di via Osoppo. Gli aggressori non si curarono minimamente che ci fosse appunto in corso il mercato e ci andarono di mezzo donne, bambini, anziani e passanti generici. Il 1° ottobre 2015 lo scenario si è ripetuto a Napoli, quando durante l'assalto della sede di CasaPound – nella storia sezione Berta che fu del Msi - una bomba carta colpì un ignaro commerciante, vicino della sede, che rimase ferito. Nel 2016 durante l'assalto ad una libreria fiorentina venne picchiata una ragazza con una spranga di ferro. Durante il pestaggio venne anche trascinata per i capelli. Delle donne ci andarono di mezzo anche a Cosenza, nel marzo 2016, quando quaranta antagonisti aggredirono sette esponenti di Sovranità (movimento federato a Cpi), fra cui tre del gentil sesso.
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