Tosi: "Ecco perché mi candido a Roma"
(G.p)Il sindaco di Verona, Flavio Tosi, nel corso di una trasmissione televisiva su La7 ha affermato che sta valutando la possibilità di candidarsi a sindaco di Roma in vista delle prossime elezioni amministrative. D'altronde per Roma servono uomini del fare ed il sindaco veronese, a detta di esperti di amministrazione comunale, ha dimostrato di avere le capacità per amministrare una grande città.
«Ho fatto il sindaco per nove anni. Credo di saperlo fare, lo dico immodestamente, bene. Sarebbe una sfida una meravigliosa adesso restituire ai romani un’amministrazione efficiente». Flavio Tosi da Verona sta pensando seriamente a candidarsi come sindaco della Capitale.
La annuncia qui la sfida per il Campidoglio?
«Ci sto riflettendo molto. Bisogna prima confermare la candidatura, ancora qualche giorno. Poi saranno i romani a decidere».
Che cosa la sta spingendo?
«Due fattori. Ho degli amici romani, anche di una certa rilevanza, che sono rimasti schifati da quello che è successo a proposito delle candidature; e quindi mi hanno detto di provare a pensarci, perché a Roma serve uno che sia in grado di fare il sindaco. E poi anche l’affetto dei romani: per strada mi hanno fermato e incoraggiato, stimano il sottoscritto in quanto riconosciuto capace di fare il sindaco».
Non è che lei parla di Roma con in testa il posizionamento per le Politiche?
«Proprio il contrario. C’è qualcuno che ha pensato a quello: basta guardare che cosa è successo tra Salvini, Meloni e Berlusconi. Lì il fatto scatenante non è stato la città di Roma ma scenari di carattere nazionale. Io invece penso davvero a fare il sindaco. Del resto ho rinunciato a un seggio conquistato con centomila preferenze al Parlamento europeo, non ho cercato un posto sicuro in Consiglio regionale l’anno scorso, proprio perché il ruolo che preferisco di gran lunga è quello di sindaco, il ruolo più concreto in assoluto. Di sicuro al sottoscritto non si possono attribuire secondi fini».
Lei è famoso per il «modello Verona». Che cosa porterebbe a Roma?
«Riduzione del costo della macchina: a Verona siamo passati da 2.800 dipendenti a 2.200. A questo corrisponde il quartultimo posto nella classifica per tassazione locale tra Comuni capoluogo. Siamo, poi, uno dei Comuni con la massima efficienza nel rilasciare le autorizzazioni sia commerciali che edilizie. E siamo, come Comune capoluogo, il miglior pagatore d’Italia: paghiamo i fornitori a tredici giorni. Abbiamo costruito una macchina efficiente, che dà servizi a costi contenuti, in una città che è riconosciuta come ordinata e sicura».
La sua candidatura è sorta dopo il caos del centrodestra. Che opinione si è fatto?
«Spettacolo indecoroso. La slealtà che c’è stata nei confronti di Berlusconi, e lo dice Tosi che con Berlusconi non parla da anni, è clamorosa. Si è visto come qualcuno ha anteposto lotte politiche nazionali alla scelta del candidato più adatto per Roma».
Ce l’ha con Matteo Salvini?
«È piuttosto evidente».
Qual è l’obiettivo del leader della Lega?
«Far fuori Berlusconi. Sta usando le varie candidature per quel fine».
Qualche giorno fa lei spiegava che avrebbe appoggiato Giorgia Meloni. Perché ha cambiato idea?
«Per il modo con cui si è arrivati alla sua candidatura. Il percorso più naturale sarebbe stato che, quando si sono trovati Berlusconi, Salvini e Meloni, lei avesse dato la disponibilità, cosa che sarebbe stata accettata anche dal Cavaliere fin da subito. Dopodiché lei questa disponibilità non la dà, Berlusconi individua un candidato che dal punto di vista amministrativo è capace, come Bertolaso, e poi Salvini glielo impallina e porta così alla candidatura di Meloni. Davvero un brutto modo per arrivare a questa candidatura».
Ha parlato bene di Bertolaso e Marchini. Perché non sostiene uno dei due?
«Bertolaso, persona capace, rischia di venire azzoppato dalle indagini. Marchini, l’ho già dichiarato, è sempre stato più ascrivibile al centrosinistra».
Se si dovessero tenere, parteciperà allora alle primarie del centrodestra?
«Con regole certe, non in maniera casareccia e raffazzonata come i gazebo di Salvini, assolutamente sì».
Il collega Antonio Rapisarda, dalle colonne de il Tempo, storico quotidiano romano, intervista Flavio Tosi che spiega il perché di questa sua eventuale discesa in campo alle comunali della Città eterna.
La annuncia qui la sfida per il Campidoglio?
«Ci sto riflettendo molto. Bisogna prima confermare la candidatura, ancora qualche giorno. Poi saranno i romani a decidere».
Che cosa la sta spingendo?
«Due fattori. Ho degli amici romani, anche di una certa rilevanza, che sono rimasti schifati da quello che è successo a proposito delle candidature; e quindi mi hanno detto di provare a pensarci, perché a Roma serve uno che sia in grado di fare il sindaco. E poi anche l’affetto dei romani: per strada mi hanno fermato e incoraggiato, stimano il sottoscritto in quanto riconosciuto capace di fare il sindaco».
Non è che lei parla di Roma con in testa il posizionamento per le Politiche?
«Proprio il contrario. C’è qualcuno che ha pensato a quello: basta guardare che cosa è successo tra Salvini, Meloni e Berlusconi. Lì il fatto scatenante non è stato la città di Roma ma scenari di carattere nazionale. Io invece penso davvero a fare il sindaco. Del resto ho rinunciato a un seggio conquistato con centomila preferenze al Parlamento europeo, non ho cercato un posto sicuro in Consiglio regionale l’anno scorso, proprio perché il ruolo che preferisco di gran lunga è quello di sindaco, il ruolo più concreto in assoluto. Di sicuro al sottoscritto non si possono attribuire secondi fini».
Lei è famoso per il «modello Verona». Che cosa porterebbe a Roma?
«Riduzione del costo della macchina: a Verona siamo passati da 2.800 dipendenti a 2.200. A questo corrisponde il quartultimo posto nella classifica per tassazione locale tra Comuni capoluogo. Siamo, poi, uno dei Comuni con la massima efficienza nel rilasciare le autorizzazioni sia commerciali che edilizie. E siamo, come Comune capoluogo, il miglior pagatore d’Italia: paghiamo i fornitori a tredici giorni. Abbiamo costruito una macchina efficiente, che dà servizi a costi contenuti, in una città che è riconosciuta come ordinata e sicura».
La sua candidatura è sorta dopo il caos del centrodestra. Che opinione si è fatto?
«Spettacolo indecoroso. La slealtà che c’è stata nei confronti di Berlusconi, e lo dice Tosi che con Berlusconi non parla da anni, è clamorosa. Si è visto come qualcuno ha anteposto lotte politiche nazionali alla scelta del candidato più adatto per Roma».
Ce l’ha con Matteo Salvini?
«È piuttosto evidente».
Qual è l’obiettivo del leader della Lega?
«Far fuori Berlusconi. Sta usando le varie candidature per quel fine».
Qualche giorno fa lei spiegava che avrebbe appoggiato Giorgia Meloni. Perché ha cambiato idea?
«Per il modo con cui si è arrivati alla sua candidatura. Il percorso più naturale sarebbe stato che, quando si sono trovati Berlusconi, Salvini e Meloni, lei avesse dato la disponibilità, cosa che sarebbe stata accettata anche dal Cavaliere fin da subito. Dopodiché lei questa disponibilità non la dà, Berlusconi individua un candidato che dal punto di vista amministrativo è capace, come Bertolaso, e poi Salvini glielo impallina e porta così alla candidatura di Meloni. Davvero un brutto modo per arrivare a questa candidatura».
Ha parlato bene di Bertolaso e Marchini. Perché non sostiene uno dei due?
«Bertolaso, persona capace, rischia di venire azzoppato dalle indagini. Marchini, l’ho già dichiarato, è sempre stato più ascrivibile al centrosinistra».
Se si dovessero tenere, parteciperà allora alle primarie del centrodestra?
«Con regole certe, non in maniera casareccia e raffazzonata come i gazebo di Salvini, assolutamente sì».
Nessun commento: