Perché Giorgia Meloni e Matteo Salvini ora reclamano Silvio Berlusconi
(G.p)A poco più di una settimana, da quando fecero lo "strappo Capitale" il felpato Matteo Salvini, leader della Lega Nord per l'indipendenza della Padania e Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d'Italia Alleanza Nazionale, reclamano il ritorno con loro di Silvio Berlusconi, alle loro condizioni.
La collega Paola Sacchi, dalle colonne virtuali del sito le formiche.net ci spiega il perché Giorgia Meloni e Matteo Salvini reclamano Silvio Berlusconi, e con quali personali e politici obiettivi.
A distanza di una sola settimana, da quando fecero lo “strappo Capitale”, Matteo Salvini e Giorgia Meloni reclamano il ritorno con loro di Silvio Berlusconi. Certamente alle loro condizioni (sarebbe il Cav a dover convergere sulla candidatura della leader di Fratelli d’Italia a Roma perché i due, come annunciano, non si spostano di un millimetro) e con i loro obiettivi supposti e apparenti. Ma è un fatto che anziché tirar dritti con l’obiettivo finale della separazione politica i due evochino sempre la figura del tuttora leder del centrodestra.
Meloni dice che se fosse per lei ricucirebbe al 100 per cento, anche se ovviamente sulla sua di candidatura e non quella di Guido Bertolaso, e si dice sicura che anche Salvini lo voglia; il leader leghista si dice contemporaneamente sicuro che con “Silvio” ci sarà uno scambio di auguri per Pasqua. Più che su la leader di Fd’I, è su di lui che convergono i maggiori sospetti creati da questa apparente volontà di un ritorno al dialogo. Perché? Il sospetto maggiore che agita le fila confuse del centrodestra, e in particolare di Forza Italia, è che Salvini – spiega un parlamentare a Formiche.net – “nella sua battaglia per diventare il leader della coalizione abbia bisogno, anche se può sembrare paradossale, che Berlusconi, continui a stare al suo fianco per tentare di logorarne l’immagine e rubargli i voti, dimostrando, come ha fatto a Roma, che non è più lui a decidere i candidati… È un po’ il metodo che pensa di avere iniziato facendo salire Berlusconi sul palco di Bologna. Ma sbaglia a fare i conti”.
Il leader leghista ha un tallone d’Achille: la sua organizzazione ad hoc “Noi con Salvini” non ha sfondato sotto il confine del “Dio Po” di bossiana memoria. E questo può diventare un handicap decisivo per costruire quel nuovo centrodestra a trazione leghista, sulla scia dei successi della destra lepenista in Francia e di quella dell’Afd tedesca. Pochi hanno notato un’intervista concessa da Marion Le Pen, nipote di Marine, leader del Front National, il 17 marzo al Corriere della sera. Marion certamente usa toni carezzevoli con il neoalleato ma avverte anche che se non sfonda al centro-sud anche per il Front sarebbe un problema. Dice Marion Le Pen: “Non sto qui a fare raccomandazioni a Matteo… mi auguro che Salvini possa allargare la propria influenza su tutt’Italia, come già sta cominciando ad essere oggi. Perché l’Italia possa con noi francesi concorrere a una ricostruzione europea uscendo da questo tipo di Unione”. Ma chiosa, guardinga: “Questo obiettivo non sarebbe possibile rappresentando solo il Nord del Paese”. E cioè se la Lega resta sempre quella di ora: Lega Nord.
L’obiettivo, dunque, è costruire in particolare una base di consenso da Roma in giù. Per ora nella Capitale Salvini ha attinto nel mondo della destra, come dimostra l’ingresso dell’ex An Fabio Sabbatani Schiuma, detentore di un solido pacchetto di consensi, in “Noi con Salvini”. Ingresso che sarebbe stato favorito dal giornalista e scrittore di destraPietrangelo Buttafuoco, intellettuale vivace e poliedrico, di solide radici missine. Buttafuoco, che è anche siciliano, viene indicato come il nuovo vero consigliere dell’“altro Matteo” nell’operazione di sfondamento al Sud. Operazione però al momento impervia. L’obiettivo è quello di fare un’opa sull’elettorato forzista.
Smentisce seccamente ogni volta di voler fare una guerra a Berlusconi per sostituirlo nella leadership del centrodestra, ma ormai Salvini non fa mistero di ritenere la classe dirigente di Forza Italia e quindi lo stesso Berlusconi “il passato”. In ambienti azzurri sono sicuri ormai che la sua strategia sia quella “di stare addosso a Berlusconi finché non avrà ottenuto il suo obiettivo anche se la decisione con la quale noi andiamo avanti su Bertolaso ha un po’ spiazzato i due alleati”. C’è anche chi dice che ora “Giorgia e Matteo avrebbero paura di essere oggetto dell’attacco mediatico “che potrebbe scatenare il Cav additandoli come traditori, insomma lo stesso metodo usato con tutti i dissenzienti da Fini a Fitto”. Ma soprattutto un’incognita romana ora c’è sulla strada del duo Salvini-Meloni: la possibilità che Bertolaso alla fine faccia un ticket con Alfio Marchini. In che formula e quando ancora non si sa.
Sarebbe la contromossa che potrebbe spiazzarli. Non viene infatti visto come un caso il fatto che il candidato di Berlusconi e “Arfio” si siano scambiati una serie di apprezzamenti reciproci. Della serie: noi siamo gli unici che si occupano dei “problemi veri di Roma”. Due potenziali concorrenti di Giorgia e Matteo per la leadership del futuro?
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