Patriae, Polaris, Lealtà e Azione: Convegno a Monza: Quale Euro-pa?
Questa sera, con inizio alle ore 21, a Monza ci sarà una interessante conferenza dal titolo Quale Euro-pa? Politica economica, finanza e tratti. Cosa cambiare per avere un'Europa più forte ed un'Italia più protagonista, con interventi di alcuni rappresentanti della "destra italiana" come Massimiliano Bastoni, consigliere comunale della Lega Nord a Milano, Paola Frassinetti, lo scrittore Gabriele Adinolfi, fondatore di Terza Posizione, il senatore Alfredo Mantica ed il sindaco di Verona Flavio Tosi.
Il convegno organizzato dalle associazione Patriae e Lealtà ed Azione ha sollevato la protesta dell'Osservatorio sulle nuove destre.
Agenparl.it, con un interessante articolo, che proponiamo per intero, ci descrive questo importante convegno politico.
E’ una Europa differente ed una Italia meno “piagnona” quella di cui si discuterà durante il Convegno “Quale Euro-pa? Politica, Economia, Finanza e Trattati. Cosa cambiare per una Europa più forte ed una Italia più competitiva” promosso ed organizzato dal Movimento Patriae – Fronte dei popoli Europei, il Centro Studi Polaris e Lealtà e Azione che si svolgerà giovedì 18 febbraio, alleore 21,00 presso la Cascina Fontana, Parco di Monza.Un parterre di tutto rispetto che vede tra i relatori Flavio Tosi sindaco di Verona, il Senatore ed ex sottosegretario agli Esteri Alfredo Mantica, il consigliere comunale di Milano Massimiliano Battistoni (Lega Nord), Paola Frassinetti (ex parlamentare e responsabile di FdI della Lombardia), Gabriele Adinolfi del Tink Tank Polaris e Stefano Conti dell’Associazione Patriae.Modera il giornalista Marco Pirola. Una Europa consapevole del suo ruolo e della sua importanza in un contesto mondiale che si sta velocemente “riposizionando” in una chiave di lettura post e neo Yalta. Ed è in uno scenario di guerra che l’Italia e le sue “forze sane” devono iniziare a prende coscienza che il nostro Paese non è la solita macchietta fatta di mafia, spaghetti e mandolino ma qualcosa di diverso, di importante, di innegabilmente centrale nello scacchiere Mediterraneo ed Europeo, sia per la centralità geografica del Belpaese, sia per l’importanza che da sempre riveste a livello storico-politico-culturale. Il nostro essere “ponte” deve coincidere, dunque, necessariamente con la presa di coscienza, e con essa la sua ricostruzione, di incarnare il “vir” di romanica concezione. Per far questo serve inevitabilmente la comprensione del ruolo centrale che riveste l’Europa che, come sappiamo e affermiamo da decenni, non è l’Europa delle banche e dei trattati nè, tanto meno, l’Europa completamente e colpevolmente assente da tavolo delle trattative per il cessate il fuoco in Siria ma pronta ad elargire miliardi alla Turchia che invece di sostenere i rifugiati invade il suolo siriano bombardando chi combatte contro il terrorismo del califfato nero. Una Europa quindi, autonoma e indipendente, che si sgancia dalle logiche del divide et impera che vuole, esattamente come scriveva il Cfr, la costituzione di un nuovo asse tra Parigi, che ha preso il posto della Germania sulla scena mondiale come capofila europea, e Varsavia che ha invece preso lo scettro dell’euroscetticismo dell’est Europa mettendo all’angolo l’Ungheria di Orban, il tutto in funzione anti Berlino (ed ovviamente anti russo nemico storico della Polonia) per evitare che quest’ultima venga attratta definitivamente nell’orbita moscovita creando un nuovo modello di Europa. Patriae, Polaris e Lealtà e Azione, hanno bene in mente questo concetto e rilanciano quindi l’idea di una Europa sganciata dalle logiche di un tempo “Usa-Urss” guardando comunque con occhio “benevolo” a Mosca pur sapendo che questa non è la panacea di tutti i mali di cui questa vecchia e stanca Europa patisce. E allora più coscienza e convinzione dei propri mezzi, delle proprie potenzialità e intelligenze senza dover, ogni volta, andare a cercare il carro trainante di turno. Coscienti della propria storia, del proprio essere, del saper vedere le cose oltre il proprio naso prima degli altri. Essere noi stessi una lobby, ma una lobby sana e non semplicemente avida di poltrone e dividendi, che si siede ai tavoli che contano. Sembrerà strano ma è possibile perché l’Europa, quella che conta, non sta certo a Bruxelles.
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