Alemanno: "Senza unità e primarie, Storace è l’unica scelta"
(G.p)Gianni Alemanno, ex sindaco della città eterna, in una lettera inviata al direttore de Il Tempo, che pubblichiamo per intero,, spiega il perché del silenzio che intende mantenere nel dibattito pubblico sulle prossime elezioni comunali, ricordando come da quando ha ricevuto, 14 mesi fa, un avviso di garanzia, ha scelto di operare come semplice militante politico, in attesa che la Giustizia faccia il suo corso, riconoscendo la sua completa innocenza.
Gianni Alemanno, nella lettera aperta, condivide alcune riflessioni sulle prossime elezioni comunali di Roma, città che poteva essere il laboratorio delle Primarie del centro destra ma che rischia, dopo il clamoroso fallimento della giunta targato Ignazio Marino, di nuovo governata dal centro sinistra.
Per quanto riguarda i diversi candidati a sindaco, espressioni del centro destra, Alemanno guarda con simpatia alla candidatura di Francesco Storace, che della giunta Alemanno è stato oppositore.
Caro Direttore,
scrivo questa lettera aperta per condividere alcune riflessioni e per spiegare il silenzio che da oggi intendo mantenere nel dibattito pubblico sulle prossime elezioni comunali.
A differenza di altri, ritengo che - fino a quando non avrò risolto i miei problemi giudiziari - sia giusto e doveroso non solo non candidarmi ad alcuna carica, ma non intromettermi in una competizione politica che mi riguarda così direttamente.
In questi mesi non ho mai interrotto il mio impegno politico e non intendo farlo nemmeno nel futuro, perché fa parte di una mia scelta di vita che prescinde da ruoli e incarichi. Da quando ho ricevuto, ormai quattordici mesi fa, un avviso di garanzia, ho scelto di operare da semplice militante politico, in attesa che la Giustizia faccia il suo corso e riconosca la mia innocenza. Questo atteggiamento deve diventare ancora più rigoroso di fronte alle elezioni comunali di Roma: i miei interventi pubblici saranno limitati alle questioni politiche nazionali e a un libro che presenterò per raccontare i miei cinque anni in Campidoglio.
Prima di tacitarmi, voglio però svolgere alcune brevi considerazioni che lascio alla riflessione di tutti gli amici che andranno a votare a Roma il 5 giugno.
Ancora una volta, almeno fino ad ora, il centrodestra sta sprecando un’importante occasione per rompere il tabù sulle Primarie che da sempre limita la sua capacità di scegliere le candidature più rappresentative.
Roma poteva e doveva essere il laboratorio delle Primarie del centrodestra, anche per la molteplicità ed eterogeneità delle candidature che si preparano a sfidare la Sinistra e l’antipolitica del Movimento 5 Stelle. Un’azione convergente di tutti coloro che hanno sempre detto di credere nelle Primarie - da Giorgia Meloni a Francesco Storace, da Matteo Salvini ad Alfio Marchini - poteva imporre questa svolta, senza vincolarla ad un analogo svolgimento in tutte le altre città italiane.
Non ho mai fatto mistero e non lo faccio neanche adesso, di guardare con simpatia alla candidatura di Francesco Storace, dopo la comprensibile rinuncia di Giorgia Meloni. Francesco, a differenza di tutti gli altri esponenti politici del centrodestra, non ha mai fatto parte della mia maggioranza in Campidoglio. È stato un oppositore leale ma molto duro, quando altri, che oggi ostentano grande distanza dalla mia amministrazione, occupavano assessorati e consigli d’amministrazione. Peraltro non è stata la prima volta, da quando Storace è uscito da Alleanza Nazionale nel 2007, che ci siamo scontrati dal punto di vista politico e ideologico.
Ma Francesco Storace oggi rappresenta, orgogliosamente, l’unico candidato di destra che non si fa suggestionare da fughe dalla politica verso soluzioni «civiche» o «tecniche». Si è battuto più di ogni altro per ottenere le Primarie a Roma come inizio di una stagione di profondo rinnovamento del centrodestra. Tutto questo, insieme a una consolidata esperienza amministrativa che non trova riscontro negli altri candidati, fa la differenza.
Queste valutazioni non cancellano, lo ripeto ancora una volta, che la priorità dovrebbe essere quella di offrire al popolo del centrodestra la possibilità di scegliere liberamente un candidato unitario.
C’è ancora tempo per un ravvedimento operoso e mi auguro che ciò accada. Roma merita molto di più di un’agonia fatta di vertici di palazzo e di patetici atteggiamenti antipolitici. La nostra meravigliosa Capitale non deve essere riconsegnata alla Sinistra, il cui trentennale governo del Campidoglio è la principale causa del disagio in cui vivono i nostri concittadini.
Un cordiale saluto e arrivederci a giugno con una nuova speranza.
Gianni Alemanno, nella lettera aperta, condivide alcune riflessioni sulle prossime elezioni comunali di Roma, città che poteva essere il laboratorio delle Primarie del centro destra ma che rischia, dopo il clamoroso fallimento della giunta targato Ignazio Marino, di nuovo governata dal centro sinistra.
Per quanto riguarda i diversi candidati a sindaco, espressioni del centro destra, Alemanno guarda con simpatia alla candidatura di Francesco Storace, che della giunta Alemanno è stato oppositore.
Caro Direttore,
scrivo questa lettera aperta per condividere alcune riflessioni e per spiegare il silenzio che da oggi intendo mantenere nel dibattito pubblico sulle prossime elezioni comunali.
A differenza di altri, ritengo che - fino a quando non avrò risolto i miei problemi giudiziari - sia giusto e doveroso non solo non candidarmi ad alcuna carica, ma non intromettermi in una competizione politica che mi riguarda così direttamente.
In questi mesi non ho mai interrotto il mio impegno politico e non intendo farlo nemmeno nel futuro, perché fa parte di una mia scelta di vita che prescinde da ruoli e incarichi. Da quando ho ricevuto, ormai quattordici mesi fa, un avviso di garanzia, ho scelto di operare da semplice militante politico, in attesa che la Giustizia faccia il suo corso e riconosca la mia innocenza. Questo atteggiamento deve diventare ancora più rigoroso di fronte alle elezioni comunali di Roma: i miei interventi pubblici saranno limitati alle questioni politiche nazionali e a un libro che presenterò per raccontare i miei cinque anni in Campidoglio.
Prima di tacitarmi, voglio però svolgere alcune brevi considerazioni che lascio alla riflessione di tutti gli amici che andranno a votare a Roma il 5 giugno.
Ancora una volta, almeno fino ad ora, il centrodestra sta sprecando un’importante occasione per rompere il tabù sulle Primarie che da sempre limita la sua capacità di scegliere le candidature più rappresentative.
Roma poteva e doveva essere il laboratorio delle Primarie del centrodestra, anche per la molteplicità ed eterogeneità delle candidature che si preparano a sfidare la Sinistra e l’antipolitica del Movimento 5 Stelle. Un’azione convergente di tutti coloro che hanno sempre detto di credere nelle Primarie - da Giorgia Meloni a Francesco Storace, da Matteo Salvini ad Alfio Marchini - poteva imporre questa svolta, senza vincolarla ad un analogo svolgimento in tutte le altre città italiane.
Non ho mai fatto mistero e non lo faccio neanche adesso, di guardare con simpatia alla candidatura di Francesco Storace, dopo la comprensibile rinuncia di Giorgia Meloni. Francesco, a differenza di tutti gli altri esponenti politici del centrodestra, non ha mai fatto parte della mia maggioranza in Campidoglio. È stato un oppositore leale ma molto duro, quando altri, che oggi ostentano grande distanza dalla mia amministrazione, occupavano assessorati e consigli d’amministrazione. Peraltro non è stata la prima volta, da quando Storace è uscito da Alleanza Nazionale nel 2007, che ci siamo scontrati dal punto di vista politico e ideologico.
Ma Francesco Storace oggi rappresenta, orgogliosamente, l’unico candidato di destra che non si fa suggestionare da fughe dalla politica verso soluzioni «civiche» o «tecniche». Si è battuto più di ogni altro per ottenere le Primarie a Roma come inizio di una stagione di profondo rinnovamento del centrodestra. Tutto questo, insieme a una consolidata esperienza amministrativa che non trova riscontro negli altri candidati, fa la differenza.
Queste valutazioni non cancellano, lo ripeto ancora una volta, che la priorità dovrebbe essere quella di offrire al popolo del centrodestra la possibilità di scegliere liberamente un candidato unitario.
C’è ancora tempo per un ravvedimento operoso e mi auguro che ciò accada. Roma merita molto di più di un’agonia fatta di vertici di palazzo e di patetici atteggiamenti antipolitici. La nostra meravigliosa Capitale non deve essere riconsegnata alla Sinistra, il cui trentennale governo del Campidoglio è la principale causa del disagio in cui vivono i nostri concittadini.
Un cordiale saluto e arrivederci a giugno con una nuova speranza.
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