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Letti da noi 2/ Cantavamo le nostri canzoni

(G.p)Per la seconda puntata della rubrica letti da noi, Alessandro Alberti, autore di Radio Alternative interessante libro sulla storia delle radio alternative di destra, in anteprima nazionale, per i lettori di fascinazione, recensisce il libro di Vincenzo Bellini intitolato "Cantavamo le nostri canzoni" edito dalla casa editrice Eclettica.
Un interessante libro, di cui consiglio una attenta ed approfondita lettura, sulla storia del Movimento Sociale Italiano, a Prato. Un libro che nasce con il nobile obiettivo di riaffermare l'esistenza del Movimento Sociale a Prato, in risposta alla monumentale opera Prato storia di una città dove si affronta l'evoluzione dei partiti politici presenti in città dal dopoguerra al 1995 senza dedicare manco una riga al Movimento Sociale Italiano, come se non fosse mai esistito o come se la sua storia politica fosse da bandire.



Spesso la storia, anche la più gloriosa e per molti versi meritoria, viene scritta citando i protagonisti principali. Quelli che sono stati gli statisti, i condottieri oppure determinanti agli occhi degli storici nelle sorti di una nazione, di una battaglia o di un evento particolare. Non si citano mai le seconde linee, i singoli soldati, nemmeno quelli più rappresentativi.
 Di loro spesso resta il nulla dell'ingratitudine, o un posto in quel ripostiglio chiamato dimenticatoio.
 Il testo di Vincenzo Bellini dal titolo "Cantavamo le nostre canzoni" edito da Eclettica, sintetizza soprattutto il ricordo di quanti hanno reso possibile la vita di una comunità. Nello specifico quella della Federazione Provinciale del MSI di Prato.
 L'autore inizia il suo saggio partendo dalla fine del MSI, cioè dal congresso di Fiuggi. Dal disappunto di molti militanti che videro nella nascente AN il principio della fine della destra italiana. Dalla necessità di non abbandonare la casa politica, per anni faticosamente costruita attraverso mille vicissitudini, alla determinazione di continuare la battaglia all'interno di Alleanza Nazionale.
 "Restammo perché quella era la nostra casa e non si lascia la casa degli avi agli ultimi arrivati....". Da qui il doveroso ricordo di quanto, uomini e donne, giovani e anziani, hanno dedicato affinché un partito, da subito osteggiato e represso sin dal primo dopoguerra, potesse resistere per poi affermarsi. Immediatamente dopo Fiuggi i militanti di via Santa Trinità, pronunciata dai Pratesi senza accento sulla a finale, daranno vita al circolo "Il cerchio interno" che, osservando il simbolo di AN dava subito l'idea del perché fosse stato scelto questo nome. Il cerchio interno infatti racchiudeva in se la fiamma tricolore. Quell'insieme di valori, identità e tradizioni patrimonio storico del MSI. Il libro risulta molto scorrevole nella sua semplicità narrativa, nel fluire dei ricordi e dei tanti episodi che Bellini ha vissuto o di cui è venuto a conoscenza. Un testo che nasce da una necessità storica più che editoriale.
 Quella di rivendicare la propria esistenza in risposta alla monumentale opera "Prato storia di una città" , edito da Le Monnier per conto del Comune; dove si affronta l'evoluzione dei partiti politici locali dal secondo dopoguerra al 1995. Nemmeno una riga dedicata al MSI. Come se non fosse mai esistito, come se il suo immenso archivio di attività di partito di opposizione con adesioni, tessere, iniziative, proposte, volantini, pubblicazioni non ci fosse mai stato.
 Merito dell'autore è aver saputo intrecciare momenti di oggettiva difficoltà se non pericolo e/o tragicità, con altri senz'altro più divertenti e goliardici. Un episodio che mi ha fatto particolarmente sorridere, è stato quello relativo al ricordo del federale Sileno Desideri, che ad una cena con un giovanissimo Gianfranco Fini, appena nominato segretario nazionale del Fronte della Gioventù, gli riempiva il piatto di cibo dicendogli:"Mangia! Lo vedi come tu se' secco? Come fai a far cazzotti co' compagni?" Come ammette Bellini " Chi poteva immaginare che non solo Fini non avrebbe fatto a botte con i compagni ma avrebbe distrutto il partito?" Ma l'elenco dei nomi è lunghissimo, perché tanti erano i militanti, ognuno con una sua peculiarità. Tanti gli episodi descritti, come partire per fare un comizio e non poter parlare o per farlo pagare un prezzo altissimo.
 Gli scontri fisici ma anche il rischio di essere colpiti da armi da fuoco. E poi i due bidoni di pozzo nero posti sul balcone a difesa della sede per gettarli sopra eventuali assalitori, i tanti volantini creati e stampati con il ciclostile, i periodici, l'attività di sezione è altro ancora. Un libro di memorie per ripristinare una storia che molti anche a destra hanno cercato di seppellire. Scritto con la disinvoltura del cronista e la passione di chi ha vissuto in prima persona parte di quella esperienza, rappresenta uno dei più interessanti spaccati di storia del MSI a livello provinciale. Un testo che non può mancare nella biblioteca di chi ha fatto quel percorso, ma anche di chi quel percorso vuole conoscere più nel dettaglio. Dopo Uber Alles un nuovo avvincente testo di Eclettica su tematiche inerenti l'area.

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