Gian Micalessin : ho visto 40 guerre, a parlare di Siria con Forza Nuova ci sarò
(G.p)Il collega Gian Micalessin è tra i relatori del convegno sulla Siria, organizzato a Milano, in una località ancora top secret dal movimento Alliance for Freedom and Peace insieme al senatore ciellino Mario Mauro, eletto nelle file di Scelta Civica, l'ex eurodeputato Nick Griffin, e Roberto Fiore, segretario nazionale di Forza Nuova.
Gian Micalessin svolge la professione di giornalista dal lontana 1983 ed è sempre stato inviato in zone di guerre, spiegando le ragioni dei "buoni e dei cattivi". Il Giornale gli dedica un interessante articolo, che pubblichiamo per intero.
Gian Micalessin : ho visto 40 guerre,io a parlare di Siria ci sarò
Faccio il giornalista dal 1983 quando, a 23 anni, andai in Afghanistan per raccontare il dramma di un Paese dove piccoli gruppi di combattenti, al tempo ancora male armati e scarsamente finanziati, resistevano all'invasione sovietica.
Da allora sono passato per una quarantina di guerre spiegando indifferentemente le ragioni di quanti nella retorica quotidiana passano per «buoni» o «cattivi». Negli anni '90 ho trascorso mesi con i musulmani «buoni» assediati a Sarajevo da Milosevic. Ma in Algeria ho vissuto per settimane con i «cattivi» del Fis, i fondamentalisti islamici impegnati, allora, in un sanguinoso scontro con il governo. Tra il 1994 e il 2000 ho frequentato anche quei ribelli ceceni nemici della Russia di Eltsin e di Putin, trasformatisi poi in spietati terroristi. In Iraq tra il 2004 e il 2005 ho incontrato più volte gli insorti alqaidisti di Falluja. Fino a quando non mi hanno puntato un kalashinkov alla testa spiegando di esser poco interessati a condividere le loro ragioni con un «infedele». Dal 2012 in poi mi sono spesso recato nella Siria di Bashar Assad per raccontare una guerra, costata la vita a 250mila persone, che ha permesso allo Stato Islamico di rafforzarsi e d'espandere la sua logica dell'odio e del terrore. Quando mi è stato chiesto di raccontare queste mie esperienze non ho mai detto di no a nessuno. E, tantomeno, mi sono mai chiesto chi fosse o come la pensasse perché ritengo che l'informazione non si debba negare a nessuno. Ecco perché quando il movimento «Alliance for Freedom and Peace» mi ha chiesto di partecipare al convegno organizzato la prossima domenica a Milano sul conflitto siriano al fianco del senatore ed ex ministro della difesa Mario Mauro, non ho avuto problemi ad accettare. Ora scorrendo le pagine milanesi di Repubblica scopro che quel convegno «non s'ha da fare» perché dietro gli organizzatori si nasconderebbero Forza Nuova e vari altri gruppi di estrema destra. Scopro anche che l'ex Ministro della Difesa senatore Mario Mauro viene accusato di «andare a braccetto con i neonazisti» solo per aver accettato di parlare a quel convegno. Accuse che per la proprietà transitiva cadono anche su di me. Accuse formulate senza essersi premurati di ascoltare quello che il senatore Mauro ed io diremo e le idee che sosterremo. In queste accuse, giustificate con le regole dell'anti fascismo, intravvedo purtroppo lo stesso fanatismo ostracizzante dello Stato Islamico. Da una parte i fedeli, dall'altra gli infedeli da mettere all'indice assieme a chiunque abbia contatti con loro. I colleghi di Repubblica me lo consentano, ma dare spazio a queste logiche mi appare osceno. E non tanto nei confronti del senatore Mario Mauro o di chi, come me, parlerà a quel convegno, ma nei confronti del loro stesso giornale. Un giornale diretto da Mario Calabresi. Un uomo che per queste stesse ragioni vide uccidere il proprio padre.
Gian Micalessin svolge la professione di giornalista dal lontana 1983 ed è sempre stato inviato in zone di guerre, spiegando le ragioni dei "buoni e dei cattivi". Il Giornale gli dedica un interessante articolo, che pubblichiamo per intero.
Gian Micalessin : ho visto 40 guerre,io a parlare di Siria ci sarò
Faccio il giornalista dal 1983 quando, a 23 anni, andai in Afghanistan per raccontare il dramma di un Paese dove piccoli gruppi di combattenti, al tempo ancora male armati e scarsamente finanziati, resistevano all'invasione sovietica.
Da allora sono passato per una quarantina di guerre spiegando indifferentemente le ragioni di quanti nella retorica quotidiana passano per «buoni» o «cattivi». Negli anni '90 ho trascorso mesi con i musulmani «buoni» assediati a Sarajevo da Milosevic. Ma in Algeria ho vissuto per settimane con i «cattivi» del Fis, i fondamentalisti islamici impegnati, allora, in un sanguinoso scontro con il governo. Tra il 1994 e il 2000 ho frequentato anche quei ribelli ceceni nemici della Russia di Eltsin e di Putin, trasformatisi poi in spietati terroristi. In Iraq tra il 2004 e il 2005 ho incontrato più volte gli insorti alqaidisti di Falluja. Fino a quando non mi hanno puntato un kalashinkov alla testa spiegando di esser poco interessati a condividere le loro ragioni con un «infedele». Dal 2012 in poi mi sono spesso recato nella Siria di Bashar Assad per raccontare una guerra, costata la vita a 250mila persone, che ha permesso allo Stato Islamico di rafforzarsi e d'espandere la sua logica dell'odio e del terrore. Quando mi è stato chiesto di raccontare queste mie esperienze non ho mai detto di no a nessuno. E, tantomeno, mi sono mai chiesto chi fosse o come la pensasse perché ritengo che l'informazione non si debba negare a nessuno. Ecco perché quando il movimento «Alliance for Freedom and Peace» mi ha chiesto di partecipare al convegno organizzato la prossima domenica a Milano sul conflitto siriano al fianco del senatore ed ex ministro della difesa Mario Mauro, non ho avuto problemi ad accettare. Ora scorrendo le pagine milanesi di Repubblica scopro che quel convegno «non s'ha da fare» perché dietro gli organizzatori si nasconderebbero Forza Nuova e vari altri gruppi di estrema destra. Scopro anche che l'ex Ministro della Difesa senatore Mario Mauro viene accusato di «andare a braccetto con i neonazisti» solo per aver accettato di parlare a quel convegno. Accuse che per la proprietà transitiva cadono anche su di me. Accuse formulate senza essersi premurati di ascoltare quello che il senatore Mauro ed io diremo e le idee che sosterremo. In queste accuse, giustificate con le regole dell'anti fascismo, intravvedo purtroppo lo stesso fanatismo ostracizzante dello Stato Islamico. Da una parte i fedeli, dall'altra gli infedeli da mettere all'indice assieme a chiunque abbia contatti con loro. I colleghi di Repubblica me lo consentano, ma dare spazio a queste logiche mi appare osceno. E non tanto nei confronti del senatore Mario Mauro o di chi, come me, parlerà a quel convegno, ma nei confronti del loro stesso giornale. Un giornale diretto da Mario Calabresi. Un uomo che per queste stesse ragioni vide uccidere il proprio padre.
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