(G.p)Con l’eccezionale exploit di Marine Le Pen, la Francia e il suo popolo hanno dato a tutta l’Europa un segnale forte e chiaro, validissimo anche per noi italiani. Questo risultato, infatti, segna la via da seguire ora o mai più per tutti coloro che non si vogliono arrendere, anche in Italia, alla perdita dell’identità, alla subordinazione ai diktat di Bruxelles, all'immigrazione clandestina ed incontrollata. L'unica via d'uscita dalle acque stagnanti e putride dell'attuale politica italiana, secondo tanti militanti della Lega Nord per l'indipendenza della Padania e di Fratelli d'Italia Alleanza Nazionale, basta vedere le loro dichiarazioni sui maggiori social network, è superare le vecchie barriere ideologiche che rappresentano uno schermo per interessi estranei ed opposti all'interesse generale. Ora o mai più è necessario un "Fronte Nazionale" anche in Italia, che dica basta ad accordi con Silvio Berlusconi ed al maldestro tentativo di rifare il centro destra sul modello 1994.
Il collega Carloantonio Solimene, dalle colonne de il Tempo, storico quotidiano romano, con un articolo che riportiamo per intero, ci descrive l'umore che serpeggia nei quartieri generali di Lega e Fratelli d'Italia dopo la storica affermazione di Marine Le Pen alle regionali francesi.
Pressing su Salvini e Meloni : fate come Le Pen
L’Italia non è la Francia». Inteso non come l’impossibilità di sconfiggere la sinistra tra le mura amiche, ma solo come la necessità di trovare una strada leggermente diversa da quella battuta - con successo - dal Front National.
È questo l’umore che serpeggia nei quartieri generali di Lega e Fratelli d’Italia dopo aver smaltito la sbornia per la storica affermazione di Marine Le Pen alle Regionali transalpine. Tanto Matteo Salvini che Giorgia Meloni hanno giustamente salutato con gioia l’avanzata del Front National, ma al tempo stesso si sono trovati di fronte a un’onda montante di militanti che sui social network hanno chiesto ai due leader di rompere gli indugi e ripercorrere la strada di Marine passo passo: smarcarsi dall’alleanza - considerata scomoda - con Forza Italia e - perché no - guidare in prima persona la campagna per le amministrative della primavera candidandosi alle poltrone di sindaco di Milano e Roma.
Ma è proprio questo il primo aspetto in cui un parallelo con la situazione francese non regge: le Regioni - alla cui guida in Francia si sono candidate Marine e Marion - sono molto meno importanti e amministrativamente impegnative rispetto alle omologhe italiane. Per non parlare del ruolo di sindaco, mai così ingombrante e potenzialmente impopolare come in questo momento e per questo praticamente incompatibile con gli impegni di chi vuole guidare la coalizione di centrodestra.
Coalizione, appunto. Perché in ogni dichiarazione pronunciata in queste ore dai protagonisti del fronte anti-renziano non è mai stata messa in discussione la necessità di un’intesa con Forza Italia. Un po’ perché Berlusconi ha sempre uno zoccolo duro di elettori pronti a seguirlo, un po’ perché la presenza in Italia di un’altra forza populista e tendenzialmente antieuropea come il Movimento 5 Stelle rende al momento irraggiungibili le vette elettorali toccate dal Front National in Francia.
Si va avanti, così, faticosamente alla ricerca di un accordo che tenga unito tutto il centrodestra, a partire dalle candidature alle prossime comunali. Una porta che, a differenza di Salvini, Giorgia Meloni non ha chiuso del tutto. Con una certezza in più: il successo della Le Pen potrebbe spostare anche Forza Italia su posizioni più movimentiste. Non a caso tanto la Lega che Fratelli d’Italia hanno avuto gioco facile a ribadire i paletti dell’accordo: il centrodestra può coalizzarsi, ma solo alle nostre condizioni. Che sono sempre quelle della foto di Bologna.
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