Il Front national ha perso, ma nessuno ha vinto
(G.p) Il Front National, dopo aver fatto il pieno di voti al primo partito, diventando il primo partito francese non riesce a conquistare il governo di nessuna delle 13 regioni chiamate al voto. L'inaspettata crescita dell'affluenza rispetto al primo turno lo faceva immaginare. Infatti gli astensionisti erano per lo più elettori degli altri partiti, che sono corsi alle urne per paura di una vittoria di Marine e Marion Le Pen.
Il secondo turno è stato fatale per il Front national (Fn). Queste elezioni regionali hanno seguito lo stesso copione delle dipartimentali di marzo: un successo al primo turno seguito da una sconfitta al secondo.
La crescita spettacolare dell’affluenza lo lasciava immaginare. Il Front national ha fatto il pieno di voti al primo turno: gli astensionisti erano soprattutto gli elettori degli altri partiti, che alla fine sono andati a votare per paura di una vittoria dell’estrema destra.
Ed è per questo che la buona notizia della sconfitta dell’Fn è anche un indice preoccupante dello stato di salute della nostra democrazia. Ci si mobilita per votare contro, ma sempre più spesso mancano i motivi per votare a favore.
È capitato a tutti nel corso della settimana appena trascorsa, durante innumerevoli discussioni qualche volta tempestose – tra amici, in famiglia o in coppia – sulle elezioni di domenica scorsa e sul da farsi al secondo turno.
Dicevamo che avremmo votato contro l’Fn, non per qualcuno. E quello che è grave è che questo votare “turandosi il naso”, come si diceva nel 2002 al secondo turno, ha riguardato sia i candidati di destra nelle regioni in cui la sinistra si era ritirata, sia le liste di sinistra nelle regioni in cui potevano vincere.
Questo disagio è confermato dall’analisi dei politologi dopo il primo turno. Il Front national, nel complesso, ottiene un risultato storico solo dal punto di vista percentuale: in termini di voti l’Fn prende quasi come Marine Le Pen alle elezioni presidenziali del 2012.
Ha scritto Frédéric Gilli, di Sciences-Po, su Le Monde :
Cosa ci dicono questi numeri? Che la forte crescita percentuale dell’Fn è legata più al crollo dei partiti tradizionali che a una sua forte progressione.
All’indomani di queste regionali, che hanno provocato grandi brividi facendo parlare di fascismo alle porte e che si sono concluse con una domenica elettorale come le altre, ci sono due possibili scenari.
Si continua come prima, dicendo – come a ogni elezione in questi ultimi anni – che la cosa importante è bloccare l’Fn e che questo funzionerà ancora in futuro.
Oppure ci si interroga sulla nostra democrazia che gira a vuoto e sui nostri partiti che sono diventati scatole vuote, dicendo che se non si affronta il problema di petto le cose andranno a finire male.
Stasera il Partito socialista può tirare un grande sospiro di sollievo. Ma sarebbe sbagliato interpretarlo come un assegno in bianco per continuare come prima, senza cambiare nulla, tanto meno come una garanzia che gli elettori socialisti si faranno trovare all'appuntamento delle presidenziali nel 2017.
Se queste elezioni devono insegnare qualcosa è che la protesta degli elettori di sinistra deve essere ascoltata, perché non si può gridare al lupo del Front national a ogni elezione.
La sconfitta del Front National rappresenta comunque un indice preoccupante per lo stato di salute della democrazia francese, dove ci si mobilita per votare contro invece che per votare a favore di qualcuno, di un progetto politico, di una idea di stato.
Il collega Pierre Haski dalle colonne de l'Internazionale, con un interessante articolo, che proponiamo per intero, ci spiega come nonostante la sconfitta del Front National nessuno ha davvero vinto.
Il secondo turno è stato fatale per il Front national (Fn). Queste elezioni regionali hanno seguito lo stesso copione delle dipartimentali di marzo: un successo al primo turno seguito da una sconfitta al secondo.
La crescita spettacolare dell’affluenza lo lasciava immaginare. Il Front national ha fatto il pieno di voti al primo turno: gli astensionisti erano soprattutto gli elettori degli altri partiti, che alla fine sono andati a votare per paura di una vittoria dell’estrema destra.
Ed è per questo che la buona notizia della sconfitta dell’Fn è anche un indice preoccupante dello stato di salute della nostra democrazia. Ci si mobilita per votare contro, ma sempre più spesso mancano i motivi per votare a favore.
È capitato a tutti nel corso della settimana appena trascorsa, durante innumerevoli discussioni qualche volta tempestose – tra amici, in famiglia o in coppia – sulle elezioni di domenica scorsa e sul da farsi al secondo turno.
Dicevamo che avremmo votato contro l’Fn, non per qualcuno. E quello che è grave è che questo votare “turandosi il naso”, come si diceva nel 2002 al secondo turno, ha riguardato sia i candidati di destra nelle regioni in cui la sinistra si era ritirata, sia le liste di sinistra nelle regioni in cui potevano vincere.
Questo disagio è confermato dall’analisi dei politologi dopo il primo turno. Il Front national, nel complesso, ottiene un risultato storico solo dal punto di vista percentuale: in termini di voti l’Fn prende quasi come Marine Le Pen alle elezioni presidenziali del 2012.
Ha scritto Frédéric Gilli, di Sciences-Po, su Le Monde :
Cosa ci dicono questi numeri? Che la forte crescita percentuale dell’Fn è legata più al crollo dei partiti tradizionali che a una sua forte progressione.
All’indomani di queste regionali, che hanno provocato grandi brividi facendo parlare di fascismo alle porte e che si sono concluse con una domenica elettorale come le altre, ci sono due possibili scenari.
Si continua come prima, dicendo – come a ogni elezione in questi ultimi anni – che la cosa importante è bloccare l’Fn e che questo funzionerà ancora in futuro.
Oppure ci si interroga sulla nostra democrazia che gira a vuoto e sui nostri partiti che sono diventati scatole vuote, dicendo che se non si affronta il problema di petto le cose andranno a finire male.
Stasera il Partito socialista può tirare un grande sospiro di sollievo. Ma sarebbe sbagliato interpretarlo come un assegno in bianco per continuare come prima, senza cambiare nulla, tanto meno come una garanzia che gli elettori socialisti si faranno trovare all'appuntamento delle presidenziali nel 2017.
Se queste elezioni devono insegnare qualcosa è che la protesta degli elettori di sinistra deve essere ascoltata, perché non si può gridare al lupo del Front national a ogni elezione.
RispondiEliminaAdesso vedremo in Italia cosa succede. Le cosidette "destre sovraniste" avranno coraggio di andarsene per proprio conto accannando le cosidette destre moderate-liberali o staranno al guinzaglio per avere la certezza del loro tornaconto personale ?
E ben sapendo che l'alleanza destra-sinistra francese in Italia funziona già benissimo da molto tempo . Il miglior alleato di Renzi è Berlusconi ed il miglior discepolo di Berlusconi è Renzi.
La democrazia è un gioco con le carte truccate dove "l'oligarchia mondialista" fa perdere e vincere chi vuole e quando vuole ed il mondialismo è da sempre e veramente "oltre la destra e la sinistra".