Avanguardia al soldo di Gelli: nascita e morte di una leggenda metropolitana
(G.p)Il legame tra il grande burattinaio dei misteri di Italia, Licio Gelli, scomparso stanotte, e Avanguardia nazionale è stato un topos della polemica misteriologica, un culto che nonostante tutte le sconfessioni accumulate resiste impavido. In questo brano, tratto dal suo L'Aquila e il condor, Stefano Delle Chiaie ricorda come fu smantellato quello che era acquisito come assioma
Mi trovai a rispondere di altri due episodi : una telefonata a Licio Gelli e la mia presenza alla riunione dell'Istituto Pollio tenuta tra il 3 ed il 5 maggio 1965. Ancora una volta fu la mia difesa a dimostrare che erano menzogne. Riguardo alla presunta telefonata a Gelli, dopo nostre indagini- e non quelle degli organismi che avrebbero dovuto svolgerle- dimostrai che non avevo mai avuto alcun contatto con il capo della P2 né con altri suoi "fratelli". Era stato detto che nella stanza occupata da Gelli all'hotel Excelsior avevano installato un telefono utilizzato esclusivamente da lui e sul quale l'avrei chiamato. Lo aveva affermato una certa Nara Lazzarini, fatta passare, senza esserlo, per sua segretaria. La Lazzerini, in verbali differenti, aveva spostato la data della telefonata in modo da accomodarla a quell'occupazione della stanza da parte di Gelli. C'era poi un altro verbale, quello di Giorgio Brocca, ex responsabile amministrativo dell'hotel, nel quale, in un testo scritto a macchina, appariva una frase aggiunta successivamente, a mano, dove si faceva coincidere la data della collocazione del telefono nella stanza di Gelli con quella della mia presunta telefonata. Nel corso del procedimento di primo grado, nonostante ricerche e richieste, non riuscimmo a ottenere né il numero di quell'utenza né la data nella quale quel telefono era stato messo a disposizione di Gelli. Uscito dal carcere e prima dell'appello, dopo ricerche all'Hotel Excelsior e nella cancelleria della Corte d'assise di Bologna, riuscimmo a rintracciare quel numero. Chiedemmo alla SIP all'epoca nella quale era stato concesso e si scoprì finalmente, che il periodo non corrispondeva con quello indicato dalla Lazzerini. Anche Brocca affermò di non sapere nulla dell'aggiunta a mano dal suo verbale. Fu così dimostrato incontrovertibilmente che non avevo mai chiamato Gelli, mai conosciuto né prima né dopo.
Sulla forzatura, da qualcuno certamente effettuata, non vi furono indagini per risalire al colpevole. Ma Gelli serviva all'economia accusatori per stabilire un collegamento tra fascisti e P2. Bisognava nascondere che Gelli era nel sistema e che il famoso documento "Piano di rinascita democratica",esibito come uno degli atti ispiratori dell'associazione sovversiva, era stato in effetti compilato da lui, su richiesta del presidente della Repubblica Giovanni Leone.
Stefano Delle Chiaie
Mi trovai a rispondere di altri due episodi : una telefonata a Licio Gelli e la mia presenza alla riunione dell'Istituto Pollio tenuta tra il 3 ed il 5 maggio 1965. Ancora una volta fu la mia difesa a dimostrare che erano menzogne. Riguardo alla presunta telefonata a Gelli, dopo nostre indagini- e non quelle degli organismi che avrebbero dovuto svolgerle- dimostrai che non avevo mai avuto alcun contatto con il capo della P2 né con altri suoi "fratelli". Era stato detto che nella stanza occupata da Gelli all'hotel Excelsior avevano installato un telefono utilizzato esclusivamente da lui e sul quale l'avrei chiamato. Lo aveva affermato una certa Nara Lazzarini, fatta passare, senza esserlo, per sua segretaria. La Lazzerini, in verbali differenti, aveva spostato la data della telefonata in modo da accomodarla a quell'occupazione della stanza da parte di Gelli. C'era poi un altro verbale, quello di Giorgio Brocca, ex responsabile amministrativo dell'hotel, nel quale, in un testo scritto a macchina, appariva una frase aggiunta successivamente, a mano, dove si faceva coincidere la data della collocazione del telefono nella stanza di Gelli con quella della mia presunta telefonata. Nel corso del procedimento di primo grado, nonostante ricerche e richieste, non riuscimmo a ottenere né il numero di quell'utenza né la data nella quale quel telefono era stato messo a disposizione di Gelli. Uscito dal carcere e prima dell'appello, dopo ricerche all'Hotel Excelsior e nella cancelleria della Corte d'assise di Bologna, riuscimmo a rintracciare quel numero. Chiedemmo alla SIP all'epoca nella quale era stato concesso e si scoprì finalmente, che il periodo non corrispondeva con quello indicato dalla Lazzerini. Anche Brocca affermò di non sapere nulla dell'aggiunta a mano dal suo verbale. Fu così dimostrato incontrovertibilmente che non avevo mai chiamato Gelli, mai conosciuto né prima né dopo.
Sulla forzatura, da qualcuno certamente effettuata, non vi furono indagini per risalire al colpevole. Ma Gelli serviva all'economia accusatori per stabilire un collegamento tra fascisti e P2. Bisognava nascondere che Gelli era nel sistema e che il famoso documento "Piano di rinascita democratica",esibito come uno degli atti ispiratori dell'associazione sovversiva, era stato in effetti compilato da lui, su richiesta del presidente della Repubblica Giovanni Leone.
Stefano Delle Chiaie
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