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Di Stefano(Casa Pound): con la Lega c'è solo lo strappo di Bologna.

(G.p) Un incidente di percorso può capitare anche nei migliori sodalizi, per cui il percorso comune per la costruzione di un soggetto politico fortemente identitario con Salvini candito premier continua, senza tregua e senza sosta. C'è solo uno strappo, quello di Bologna.
D'altronde la collaborazione sui territori tra Casa Pound Italia e la Lega continua con buoni risultati.
Simone Di Stefano, nel corso di una intervista rilasciata alla collega Lucia Bigozzi, afferma che le strade tra Casa Pound e Lega Nord non si sono divise, lanciando un appello a Matteo Salvini ad imporsi come premier

Casa Pound sull'otto novembre : con la Lega c'è solo lo strappo di Bologna.Il nostro appello a Salvini


“Le strade tra noi e la Lega non si dividono, c’è solo lo strappo di Bologna”. Insomma un incidente di percorso che può capitare anche nei migliori sodalizi e che Simone Di Stefano, vicepresidente nazionale di CasaPound lega al progetto del futuro centrodestra: soggetto fortemente identitario con Salvini unico candidato premier. Concetto che rilancia nella conversazione con Intelligonews e al  leader della Lega dice: “Caro Matteo, è arrivato il momento di imporsi come leader della coalizione. Stare troppo vicino ai moderati non è il futuro".

La lega con Casapound fino a qualche settimana fa. Ora vi sentite “scaricati”?

«No, è uno strappo sulla manifestazione di Bologna ma non c’è alcuna rottura, la collaborazione sui territori va avanti. Per noi resta chiaro il concetto di sempre: Matteo Salvini unico candidato premier e su quel palco doveva starci da solo; poi sotto il palco tutti gli altri, da Berlusconi alla Meloni, a Storace. Il punto è che a Bologna bisognava dire Salvini premier, mentre per ora lo diciamo solo noi; non lo dice Berlusconi, non lo dicono neanche tanti dirigenti della Lega. Gli unici che riconoscono a Salvini la valenza di leader di un soggetto identitario forte, siamo noi»

Le vostre strade si sono divise o no?

«Le nostre strade non si dividono. Poi, se si riforma la Casa della Libertà con quello schematismo per il quale Berlusconi fa, disfa e pretende, è chiaro che l’impegno portato avanti da Salvini finora, in quel contesto diventerebbe irrealizzabile. Noi, lavoriamo per fare altro; intanto ci basterebbe che anche gli altri affermassero che Salvini deve essere premier del centrodestra se si vuole costruire qualcosa di nuovo come avrebbe dovuto essere a Bologna, ovvero portare in piazza le categorie economiche e la politica a dire che Salvini è il candidato premier. Se, invece, sul palco si fanno le foto con Berlusconi al centro, Salvini alla sua destra e la Meloni a sinistra, rivediamo la foto della Cdl quando sul palco ci stavano Bossi e Fini. E quello è il pericolo da scongiurare»

Cattaneo a Intelligonews dice che la presenza di Fi a Bologna significa rafforzare l’alleanza in vista delle amministrative 2016 e che quella con Salvini è inevitabile. Quale è la sua lettura? 

«Per le amministrative il ragionamento è diverso da quello per le politiche, anche perché diverso è il sistema elettorale. In questo contesto l’alleanza con Fi ci può stare ma bisogna fare i conti con la realtà dei territori»

In che senso? Si riferisce alla sfida per Roma?

«Berlusconi ha detto che a Roma c’è Marchini, punto. Salvini dice che non conosce Marchini ma non è chiaro cosa voglia fare. CasaPound e la Meloni dicono no Marchini, assolutamente. Bisognerà pure prendere in considerazione chi sui territori ci sta come noi che siamo molto radicati nei quartieri romani e come la Meloni che ha più voti di noi o no? Secondo noi sarebbe necessario. Non si può rischiare di arrivare con CasaPound e la Meloni che dicono mai Marchini e poi magari Salvini alla fine converge per ragioni di schieramento. No, perché in quest’ottica finirebbe il progetto che il leader della Lega sta portando avanti, quantomeno diventerebbe una cosa sterile»

Borghezio a Intelligonews definisce lo schieramento che sarà a Bologna, lo “schieramento di liberazione”. Il punto è che voi non ci siete. 

«Se quello che presumibilmente vedremo a Bologna deve prefigurare il futuro del centrodestra, per me non è di liberazione perché se forse si può amministrare con Fi a livello locale, a livello nazionale non si può stare con chi come Berlusconi ha sostenuto Monti, Letta, poi Renzi con le truppe cammellate di Alfano e di Verdini, chi sta nel Ppe con la Merkel. In sintesi: con Berlusconi non c’è un futuro politico e non è quello lo schieramento di liberazione. Se c’è Salvini premier a dettare le regole, allora sì ma la presenza di Berlusconi è politicamente ingombrante rispetto alle proposte che Salvini sta portando avanti»

C’è un appello di Di Stefano a Salvini?

«L’appello è di imporsi come premier, anche dentro al suo stesso partito. Salvini deve trovare il coraggio di uscire fuori, spesso dice che ce ne sono altri più bravi di lui; invece deve prendere consapevolezza del suo ruolo. E’ arrivato il momento di dire una parola; non posso pensare di vederlo ministro di un governo terzo, sarebbe un passo indietro. A Salvini dico di andare nella direzione che ha scelto, ovvero la creazione di un soggetto identitario forte, sulla linea di ciò che sta avvenendo in Francia, in Ungheria, in Polonia: movimenti identitari forti con idee chiare in grado di vincere e governare. Stare troppo vicino ai moderati non è il futuro. Se l’Italicum resta così, cioè col premio che va alla lista, la direzione da prendere non può che essere quella di un soggetto identitario su tutto il territorio nazionale che, però, è altra cosa dal centrodestra. Su questo, dobbiamo ragionare. L’Italicum dovrebbe entrare a luglio prossimo, prima si sono le amministrative, vediamo che direzione prende Salvini. Del resto, come lui stesso dice, non si deve stare insieme per forza o fare i minestroni. Soprattutto sulla Capitale»

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