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Arcidiacono ci spiega perché è importante il romanzo di Ferri su San Babila

Perché sia importante il romanzo di Cesare Ferri: “SAN BABILA - La nostra trincea” (che toccherà leggere e incrociare con il primo tomo di Maurizio Murelli) ce lo spiega un altro scrittore che di quella comunità ha fatto parte, Pigi Arcidiacono.

- In primis, Ferri è bravo Autore: ha pubblicato molti romanzi e scritto testi teatrali: scrivere è il suo “mestiere”, non è un improvvisato al quale a un certo punto sovviene il desio di narrare le sue storie di gioventù.
- Ferri è uomo di Filosofia raffinata, cosa importante nel mantenere vivo il realismo dei “personaggi” seppur insegnando qualcosa che nella mediocrità quotidiana dei più può sfuggire.
- Cesare Ferri, “Cesarino” per alcuni, piazza San Babila l’ha vissuta davvero (dall’inizio alla fine): era poco più di un ragazzino quando frequentava la sede della “Giovane Italia” in corso Monforte (nel 1968) ed è rimasto lì, sotto ai portici, sino (praticamente) alla fine della “vera” San Babila, nel 1973/1974.
- Ferri è stato vittima di una repressione insensata e accusato ingiustamente a tal punto che a un certo momento qualcuno ha pensato (giustamente) che dovesse essere risarcito.
- Cesare ha nel cuore i ragazzi di allora. Tutti. Quelli che sono ancora vivi e quelli che non ci sono più. Li ha nel cuore davvero.
- Il libro di Ferri (pur essendo un romanzo) è un importante strumento storico. Non fa parte di quel “revisionismo di parte” (anche se potrebbe apparire così), ma di quella “lettura” storiografica sopita e “repressa” dai poteri forti che, come si dice, “essendo vincenti, la storia la scrivono”...
- Ferri ha meditato a lungo questo scritto. Chi lo conosce sa che era contrario a narrare le storie di San Babila, forte di quella saggezza che è virtù e riconosce quando sia giusto parlare e quando sia giusto tacere.
- In ultimo... Ferri è mio amico (quindi fidatevi).

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