Remo Casagrande, per Ferri un funerale nel segno del rispetto (ma non per certa stampa) 2a ed
Quanta gente al funerale di Remo! Persone di tutte le età stavano in un composto silenzio. Chissà a che pensavano: in casi del genere non pensi solo al morto ma a tutto, anche alla tua vita, e alla fine ti rendi conto che grasso o magro bello o brutto, intelligente o stupido, sei fisicamente fragile come nemmeno lo supporresti. E ti rendi conto anche che se c'è tanta gente è perché Remo portava rispetto agli altri e quindi dagli altri riceveva rispetto. Rispetto e stima, un binomio che ti fa ricordare. Una chiesa piena sta poi a indicare molte cose e credo siano cose di reale importanza, a dispetto dell'importanza che quotidianamente diamo noi a delle stupidaggini. In ogni bara tutti i bluff saltano, tutto i cartelli di carta crollano e resta solo ciò che eri. E ciò che eri gli altri lo sanno anche se forse non te lo hanno mai detto. Va beh, adesso è davvero tutto finito. Buon viaggio, Remo.Così Cesare Ferri nella sua pagina Facebook ha espresso la sintesi della cerimonia funebre di Remo Casagrande, che gli ha anche ispirato una riflessione sui suoi camerati morti giovani:
E' tutto il giorno che fb è pieno di parole rivolte a Remo e allora è inevitabile, specie la sera, quando più che in un'altra parte del giorno i ricordi riaffiorano, è inevitabile, dicevo, pensare a chi se ne è andato tanti anni fa quando eravamo ancora ragazzi, eppure per noi quei camerati poco più che ventenni non sono mai morti perché i loro volti, addirittura le loro voci e i loro tic li abbiamo stampati nel cervello. E penso, essendo io di Milano, ai milanesi: a Esposti, a Vivirito, a Ceft, a Manfredi, a D'Intino, a Azzi. E mi domando se anche noi saremo ricordati con tanto affetto, se anche noi non moriremo mai nel cuore degli altri. Forse sì, forse no, dipende dai periodi storici e dalla sensibilità di chi ci sopravviverà . Comunque penso anche che l'importante sia, nel momento topico, riuscire a mandare a fare in culo questo mondo che sta annegando nel suo cinismo e che ancora più importante è non vergognarsi mai di quello che si è fatto. Ecco, il non vergognarci di niente (la vergogna è uno stato d'animo ormai in disuso), dovrebbe essere la nostra forza per affrontare il dopo con coraggio. Ciò non significa che la vita non vada vissuta pienamente, nonostante avversità e delusioni che inevitabilmente l'accompagnano: non ho cambiato idea, infatti, e continuo a dire, niccianamente e nonostante tutto, il mio grande Sì alla vita.
Rispetto che però non ha ispirato certa stampa. Come Affari Italiani, capace di titolare: Funerali fascista per il 'Boia'. E' sempre Ferri a commentare:
In questo mondo di giganti per coerenza, coraggio e rispetto (si fa per dire!!), io sarò anche un uomo del tutto mediocre e piccolo, però, santiddio, un titolo, come quello apparso su Affaritaliani che recita testualmente:io non l'avrei scritto nemmeno per il mio peggior nemico. E poi dicono che lo stile e l'eleganza non significano niente! Forse non andranno più di moda, questo sì, e ogni giorno ne abbiamo la conferma, ma a tutto c'è un limite, anche al cattivo gusto, al livore, al risentimento... Ma a sto punto è legittimo dire che noi siamo noi e loro sono loro, con quel che ne consegue...
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