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Matteo Salvini fa il pieno di presenze televisive. Ma sul territorio le sue truppe sono poche e poco influenti

(G.p)Il felpato Matteo Salvini, leader indiscusso della Lega Nord per l'indipendenza della Padania, è senza ombra di dubbio, il re delle presenze televisive e sui giornali. Lo vediamo davvero ovunque. Nei sondaggi continua a volare, come eventuale leader della coalizione di centro destra trova il gradimento davvero di molti elettori, inferiore solo a Berlusconi. Anche a Roma alla Lega viene accredito un consenso a due cifre intorno al 16% 18%.
Ma se il Carroccio mediaticamente si identifica nel suo leader, sul territorio, Matteo Salvini  non ha certo lo stesso dominio incontrastato.
A breve, entro la fine dell'anno, in tutte le regioni del Nord, salvo soprese, dovrebbero svolgersi le elezioni dei segretari regionali e Matteo Salvini rischia di non riuscire a piazzare nessuno dei suoi candidati sostenuti e sponsorizzati.
Matteo infine vede ancora lavorare molto all'allargamento dei confini geografici del suo partito, possibili ora grazie a Noi con Salvini, costola centro meridionale della Lega.
Allargamento di simpatie e di consensi reali possibili solo presentando il maggior numero di liste salviniane alle prossime amministrative previste nella prossima tarda primavera.
La collega Barbara Acquaviti dalle colonne dell'Huffington post ci descrive l'anomalia di Matteo Salvini  leader politico, sempre presente in televisione e forte di ottimo gradimento da parte dell'opinione pubblica con problemi concreti sul territorio, dove le sue truppe sono poche e poco influenti.


Matteo Salvini fa il pieno di presenze televisive. Ma sul territorio le sue truppe sono poche e poco influenti.

È il re delle presenza televisive. Nei sondaggi continua a volare, e persino a Roma gli viene accreditato un consenso intorno al 16-18%. Ma se il Carroccio mediaticamente si identifica ormai totalmente con lui, sul territorio (tanto caro alla retorica leghista) Matteo Salvini non ha certo lo stesso dominio incontrastato.

A dimostrarlo, a breve, potrebbero essere i congressi che si terranno entro il 31 dicembre in tutte le Regioni del Nord e in cui, di fatto, il segretario rischia di non riuscire a “piazzare” nessuno dei candidati sponsorizzati. Soprattutto in Piemonte e nel Veneto di Luca Zaia.

La prima in ordine di tempo ad andare a congresso sarà la Lombardia, la Regione governata da quel Roberto Maroni che proprio nelle ultime settimane ha alzato il tiro nei confronti del segretario spingendo perché nella corsa a sindaco di Milano si ripeta la stessa coalizione di centrodestra del Pirellone, dunque comprensiva di Ncd. Impossibile per Salvini, che sul “mai con Alfano” ha fondato buona parte della sua martellante campagna. I due hanno avuto già un primo confronto in queste ore e torneranno a “chiarisi” lunedì, in un incontro che si terrà qualche minuto prima che a via Bellerio si riunisca il Consiglio Federale. Difficile, spiegano fonti del Carroccio, che non si arrivi a una ricomposizione. Una rottura in questo momento non è interesse di nessuno dei due: per tirare le fila del candidato per palazzo Marino c’è ancora un po’ di tempo, e ancora di più ce n’è per le eventuali politiche e la sfida per la premiership. Che poi è la vera partita in cui a giocare con i colori della padania potrebbero essere in tre: Salvini, Maroni e Zaia.

Il congresso della Lega lombarda, in realtà, è quello che appare meno problematico. Per domani sono in programma le primarie che porteranno all’indicazione dei delegati che il 21 novembre voteranno il segretario. Non ci saranno sorprese perché qui il candidato è unico: Paolo Grimoldi. Forte sul territorio, non è “incasellabile”: scelto da Matteo Salvini come commissario della Lega lombarda dopo la sua nomina a segretario federale, è però anche legato alla vecchia gestione essendo stato a capo del movimento dei Giovani padani all’epoca di Umberto Bossi.

Più complessa la situazione in Piemonte. Qui il segretario “nazionale” Roberto Cota avrebbe, dopo molti tentennamenti, rinunciato a ripresentarsi. In pole position ci sarebbe Gianna Gancia, moglie di Roberto Calderoli che potrebbe essere però insidiata dall’europarlamentare Gianluca Buonanno. Poche chance, invece, per il candidato salviniano Riccardo Molinari. Qualche giorno fa il segretario avrebbe anche incontrato Gianna Gancia per convincerla a un passo indietro, pare inutilmente.

Anche per la segreteria della Liga Veneta, però, è altamente improbabile che Salvini riesca a condurre alla vittoria il suo candidato, l’eurodeputato Lorenzo Fontana. In questo caso l’uscente è Flavio Tosi, che dopo la fragorosa rottura con il segretario ha fondato un proprio movimento (Fare!). Lo stesso Fontana, d’altra parte, è un ex tosiano rimasto poi fedele a Salvini che quindi fa riferimento principalmente al bacino “elettorale” di Verona. Più forte appare invece la candidatura di Toni Da Re che ha il sostegno di Luca Zaia. Resta da capire che partita intende giocare Massimo Bitonci, sindaco di Padova ed ex senatore, mediaticamente poco noto fuori dal Veneto ma fortissimo sul territorio. Fu lui nel 2012 a sfidare Tosi per la segreteria, perdendo con un onorevole 48%.

Ma c’è un’altra partita che il segretario leghista ha intenzione di giocarsi ed è quella dell’allargamento a Sud già cominciato con l’operazione “Noi con Salvini”. Una scelta che, però, rischia di indebolirlo proprio al Nord dove non piace quello che viene considerato un “tradimento delle origini”. Grandi polemiche tra i militanti ha, per esempio, suscitato la foto in cui il numero uno del Carroccio, dopo aver partecipato nella capitale a un convegno con Raffaele Fitto e Andrea Ronchi, si faceva ritrarre con una maglia con la scritta “Spqr”.

Eppure sarebbe sua intenzione fare la voce grossa nel centrodestra anche per il sindaco di Roma. L’idea è quella di selezionare una rosa di nomi ma appena ieri Salvini ammetteva che non sarebbe da escludere anche una candidatura leghista. Di dirigenti “pronti” sul territorio in realtà non ce ne sono molti. Una è la deputata Barbara Saltamartini (che però non ne avrebbe alcuna intenzione), l’altra è Souad Sbai, responsabile immigrazione, nome già avanzato da Salvini, la quale peraltro non disdegnerebbe.

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