L'elogio funebre di Maurizio Murelli: Remo Casagrande, l'uomo del coraggio e della fedeltà
L'elogio funebre
Di quest'uomo non resteranno trattati filosofici, elaborazioni dottrinarie, opere letterarie, componimenti musicali, articoli di politica, elaborazioni artistiche, registrazioni di comizi. La cifra di quest'uomo era il coraggio e la fedeltà all'Idea. al cameratismo, espressa in modo semplice, genuino, candido, senza fronzoli. Là dove c'erano due camerati, non importa di quale fazione o raggruppamento, lui era di casa a pieno diritto, perché più o meno tutti quelli cresciuti con lui e dopo di lui venuti, hanno nel sangue l'orgoglio del coraggio da lui trasmesso con l'esempio e l'azione. Ed è questo, l'"orgoglio del coraggio", che resta, è questo il prezioso dono che la camerateria milanese ha ereditato; inconsapevole la camerateria, più ancora inconsapevole Remo. Perché Remo — l'uomo dal carattere spigoloso, burbero divenuto più aspro dopo il patimento del coma e l'esilio londinese— non aveva neppure coscienza di quel che aveva donato e trasmesso negli anni '70 e ancora continuava a donare e trasmettere nella seconda fase della sua vita.
Non resterà niente di "fisico" di lui, i nostri figli non leggeranno poesie, o pronunciamenti. I nostri figli riceveranno in dote quel che lui ci ha ficcato nelle vene con l'esempio e la dedizione.
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