Trento: blitz antiprofughi di Casa Pound alle ex caserme Damiano Chiesa
(Gp) In Trentino è previsto, nei prossimi giorni, l'arrivo di nuovi immigrati. A comunicare questo notizia è l'assessore alle politiche sociali Luca Zeni, precisando che con l'accoglimento dei profughi il Trentino assolve ad un dovere istituzionale.
D'altronde la legislazione italiana, precisa Zeni, è molto chiara sul tema dei richiedenti asilo, ed è lo stato che assegna a regioni e province autonome una quota di profughi, sulla base della consistenza demografica di ciascun territorio.
Casa Pound nella notte tra lunedì 21 e martedì 22 settembre ha affisso due striscioni davanti ai cancelli delle caserme che a breve ospiteranno i profughi.
Il Trentino Corriere Alpi, nella sua versione on line, ci descrive il bltiz anti profughi organizzato dalla locale sezione di Casa Pound e le susseguenti polemiche politiche scaturite dalla protesta dei militanti tartarugati
Blitz antiprofughi di Casa Pound alle ex caserme Damiano Chiesa
Gli attivisti di destra hanno appeso due striscioni con su scritto: "Prima gli italiani" e "Basta immigrazione
Blitz di Casa Pound la scorsa notte alla caserme Damiano Chiesa di via Al Desert che a breve ospiteranno i profughi. Gli attivisti del movimento di destra hanno appeso due striscioni davanti ai cancelli delle caserme. Su uno c'era scritto: "Prima gli italiani" e sull'altro: "Basta immigrazione, basta business".
Il portavoce di Casa Pound Filippo Castaldini ha attaccato la decisione della Provincia di organizzare due hub per l'accoglienza dei richiedenti asilo, uno a Trento e uno a Marco di Rovereto: "Sono previsti nuovi arrivi di immigrati in Trentino, a comunicarlo è l'assessore Zeni, da poco in carica ma che non ha certo perso tempo nel mettere in atto le solite politiche criminali sull'immigrazione.
Per l'assessore - prosegue Castaldini - quello Trentino è un modello di accoglienza, un'affermazione questa che può essere fatta solo da chi non fa i conti con i risultati delle proprie politiche e non è costretto a vivere le conseguenze di questa immigrazione incontrollata, solo da chi non vede la situazione di emergenza e degrado che sta vivendo la propria città, da chi dimentica le aggressioni in pieno in centro e lo spaccio nei nostri parchi e soprattutto da chi dimentica che ad avere bisogno dell'aiuto delle istituzioni sono ancora e in primo luogo i nostri cittadini.
Gli striscioni affissi questa notte dai militanti di Casa Pound vogliono essere l'ennesima luce puntata su una realtà sempre più preoccupante e nascosta dalle istituzioni. Noi di Casa Pound viviamo a contatto con i trentini, conosciamo le loro difficoltà, viviamo la nostra città e ribadiamo ancora una volta a gran voce la necessità di una politica che metta al primo posto gli italiani, una politica onesta, che si liberi delle belle parole usate nelle dichiarazioni ai giornali che riportano realtà edulcorate e fasulle".
Ferma la condanna della Giunta provinciale, per bocca del governatore Ugo Rossi e dell'assessore alle politiche sociali Luca Zeni: "Il gesto di attaccare degli striscioni ai muri della ex-caserma può sembrare in sé poca cosa - sottolineano - ma la disinformazione che certe frasi diffondono fra la popolazione no, è pericolosa e va seccamente respinta al mittente. In primo luogo è assurdo anche solo insinuare che le iniziative della Provincia mettono i profughi davanti alla popolazione trentina: i costi sono a carico dello Stato, che destina attualmente per ogni profugo 30 euro al giorno - in gran parte con risorse europee - grazie ai quali amministrazioni ed enti coprono tutte le spese necessarie ad accogliere queste persone, dal vitto all'alloggio al soddisfacimento degli altri bisogni di base.
E comunque non va dimenticato che accogliendo questi profughi il Trentino assolve ad un dovere istituzionale: la legislazione italiana, conformemente anche al dettato europeo, è molto chiara sul tema dei richiedenti asilo, ed è lo Stato che assegna a regioni e province autonome una quota di profughi, sulla base della consistenza demografica di ciascun territorio".
La riflessione però non si ferma qui. Per il governatore e l'assessore alle politiche sociali "non si capisce se le persone che compiono questi atti dimostrativi, senza peraltro alcuna particolare legittimazione da parte della comunità trentina, hanno una proposta alternativa. Perché al di là dei doveri che il Trentino, come ogni altra regione italiana, ha nei confronti dello Stato, è evidente che gran parte dei profughi che arrivano qui fuggono da situazioni di grande difficoltà e di pericolo personale. L'accertamento del loro status, cioè del possesso dei requisiti necessari per accedere alla protezione internazionale, non è un compito che spetta a noi ma alle commissioni preposte. Il nostro dovere è però dare ad esse un'accoglienza dignitosa senza mettere in difficoltà il nostro welfare e contenendo gli eventuali disagi che la situazione porta con sé. In questo, grazie alla sua Autonomia, il Trentino è senz'altro più avanti delle altre regioni, che devono sostanzialmente affidare la gestione dei flussi, in particolare per quanto riguarda la logistica, ai prefetti. Il modello adottato in Trentino, che punta a dislocare sul territorio
D'altronde la legislazione italiana, precisa Zeni, è molto chiara sul tema dei richiedenti asilo, ed è lo stato che assegna a regioni e province autonome una quota di profughi, sulla base della consistenza demografica di ciascun territorio.
Casa Pound nella notte tra lunedì 21 e martedì 22 settembre ha affisso due striscioni davanti ai cancelli delle caserme che a breve ospiteranno i profughi.
Il Trentino Corriere Alpi, nella sua versione on line, ci descrive il bltiz anti profughi organizzato dalla locale sezione di Casa Pound e le susseguenti polemiche politiche scaturite dalla protesta dei militanti tartarugati
Blitz antiprofughi di Casa Pound alle ex caserme Damiano Chiesa
Gli attivisti di destra hanno appeso due striscioni con su scritto: "Prima gli italiani" e "Basta immigrazione
Blitz di Casa Pound la scorsa notte alla caserme Damiano Chiesa di via Al Desert che a breve ospiteranno i profughi. Gli attivisti del movimento di destra hanno appeso due striscioni davanti ai cancelli delle caserme. Su uno c'era scritto: "Prima gli italiani" e sull'altro: "Basta immigrazione, basta business".
Il portavoce di Casa Pound Filippo Castaldini ha attaccato la decisione della Provincia di organizzare due hub per l'accoglienza dei richiedenti asilo, uno a Trento e uno a Marco di Rovereto: "Sono previsti nuovi arrivi di immigrati in Trentino, a comunicarlo è l'assessore Zeni, da poco in carica ma che non ha certo perso tempo nel mettere in atto le solite politiche criminali sull'immigrazione.
Per l'assessore - prosegue Castaldini - quello Trentino è un modello di accoglienza, un'affermazione questa che può essere fatta solo da chi non fa i conti con i risultati delle proprie politiche e non è costretto a vivere le conseguenze di questa immigrazione incontrollata, solo da chi non vede la situazione di emergenza e degrado che sta vivendo la propria città, da chi dimentica le aggressioni in pieno in centro e lo spaccio nei nostri parchi e soprattutto da chi dimentica che ad avere bisogno dell'aiuto delle istituzioni sono ancora e in primo luogo i nostri cittadini.
Gli striscioni affissi questa notte dai militanti di Casa Pound vogliono essere l'ennesima luce puntata su una realtà sempre più preoccupante e nascosta dalle istituzioni. Noi di Casa Pound viviamo a contatto con i trentini, conosciamo le loro difficoltà, viviamo la nostra città e ribadiamo ancora una volta a gran voce la necessità di una politica che metta al primo posto gli italiani, una politica onesta, che si liberi delle belle parole usate nelle dichiarazioni ai giornali che riportano realtà edulcorate e fasulle".
Ferma la condanna della Giunta provinciale, per bocca del governatore Ugo Rossi e dell'assessore alle politiche sociali Luca Zeni: "Il gesto di attaccare degli striscioni ai muri della ex-caserma può sembrare in sé poca cosa - sottolineano - ma la disinformazione che certe frasi diffondono fra la popolazione no, è pericolosa e va seccamente respinta al mittente. In primo luogo è assurdo anche solo insinuare che le iniziative della Provincia mettono i profughi davanti alla popolazione trentina: i costi sono a carico dello Stato, che destina attualmente per ogni profugo 30 euro al giorno - in gran parte con risorse europee - grazie ai quali amministrazioni ed enti coprono tutte le spese necessarie ad accogliere queste persone, dal vitto all'alloggio al soddisfacimento degli altri bisogni di base.
E comunque non va dimenticato che accogliendo questi profughi il Trentino assolve ad un dovere istituzionale: la legislazione italiana, conformemente anche al dettato europeo, è molto chiara sul tema dei richiedenti asilo, ed è lo Stato che assegna a regioni e province autonome una quota di profughi, sulla base della consistenza demografica di ciascun territorio".
La riflessione però non si ferma qui. Per il governatore e l'assessore alle politiche sociali "non si capisce se le persone che compiono questi atti dimostrativi, senza peraltro alcuna particolare legittimazione da parte della comunità trentina, hanno una proposta alternativa. Perché al di là dei doveri che il Trentino, come ogni altra regione italiana, ha nei confronti dello Stato, è evidente che gran parte dei profughi che arrivano qui fuggono da situazioni di grande difficoltà e di pericolo personale. L'accertamento del loro status, cioè del possesso dei requisiti necessari per accedere alla protezione internazionale, non è un compito che spetta a noi ma alle commissioni preposte. Il nostro dovere è però dare ad esse un'accoglienza dignitosa senza mettere in difficoltà il nostro welfare e contenendo gli eventuali disagi che la situazione porta con sé. In questo, grazie alla sua Autonomia, il Trentino è senz'altro più avanti delle altre regioni, che devono sostanzialmente affidare la gestione dei flussi, in particolare per quanto riguarda la logistica, ai prefetti. Il modello adottato in Trentino, che punta a dislocare sul territorio
piccoli nuclei di richiedenti asilo, grazie alla collaborazione di enti locali e associazioni, consentirà di non concentrare grandi assembramenti di persone in pochi luoghi. Il risultato sarà un maggiore controllo della situazione e maggiori opportunità di integrazione per i nuovi venuti".
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