Rissa in curva A: la Questura spazza via 10 giorni di balle in prima pagina e di fango su Napoli
(Gp) Guerra per il controllo dello spaccio di droga in curva ed in trasferta, ( come se non fosse noto agli addetti ai lavori ed ai tifosi tutti che gli ultras del Napoli, per la stragrande maggioranza non sono tesserati, per cui in trasferta non vanno, regolamento di conti tra i gruppi organizzati della curva ovviamente legati ai sanguinari clan della camorra,( come se non si sapesse che le curve degli stadi sono attentamente controllate da decine di telecamere, e che nessuno si sognerebbe mai di trasformarle in luogo di incontri per regolamenti di conti), trattativa su mandato dei clan per stoppare la faida in curva A con ambasciatore niente poco di meno che Gennaro De Tommaso conosciuto con l'appellativo di Genny a Carogna.
Una serie di bugie, che hanno riempito le pagine dei giornali ed i siti internet, una nuova puntata, durata 10 giorni, di un gioco molto di moda chiamato sputtanapoli smontato da Carlo Tarallo, giornalista napoletano, accanito tifoso del Napoli, frequentatore della Curva con questo pezzo in esclusiva per i lettori di fascinazione.
Rissa in curva A: la Questura spazza via 10 giorni di balle in prima pagina e di fango su Napoli
di Carlo Tarallo
Dieci giorni ci sono voluti, in fondo nemmeno tanti, perché la Questura di Napoli individuasse i protagonisti della rissa in Curva A in occasione della prima partita casalinga del Napoli, contro la Sampdoria.
Identificati, grazie alle immagini delle centinaia di macchine fotografiche e telecamere che ogni domenica affollano il San Paolo, le loro abitazioni perquisite, il (presunto) responsabile dell’accoltellamento denunciato.
Nessun collegamento con la faida di camorra che sta insanguinando il centro storico di Napoli, nessuno dei dieci appartiene a un gruppo del tifo organizzato.
Lo dice la Questura.
“Cani sciolti” è la definizione tecnica: frequentatori non abituali dello stadio. Il motivo della zuffa? Un gradino in più da occupare, un posto più centrale sugli spalti. Non è certo da escludere che la faida di camorra tra i clan del centro storico possa contribuire a inasprire gli animi, ma la verità investigativa fa giustizia di tutte le balle che si sono lette e scritte in questi giorni.
Una quantità industriale di bufale, invenzioni sensazionalistiche, fantasie giornalistiche, veri e propri deliri sparati in prima pagina.
Negare che affiliati ai clan della camorra siano presenti allo stadio sarebbe una menzogna ancora peggiore di quelle lette e scritte in questi 10 giorni di sputtanapoli.
Certo che ci sono: sono allo stadio, sono nelle discoteche, sono nei supermercati, sono sulle spiagge, nelle salumerie, sono nei centri commerciali, nei ristoranti, sono ovunque. O sono per strada o sono in galera. E quelli che sono liberi, sono ovunque. Ma far diventare una curva o uno stadio intero un “covo di camorristi” fa solo il loro gioco.
Lo stesso di chi dipinge Napoli come una città di camorristi, senza speranza, senza differenze tra le persone oneste e i criminali.
Si chiama sputtanapoli, questo modo di fare informazione, e durante questi ultimi dieci giorni ne abbiamo avuto un esempio eclatante.
Mentre a Napoli si spara e si ammazza per strada, mentre la politica si divide su come intervenire, mentre le strade del centro storico sono rosse di sangue, i giornali napoletani hanno dato prova di non capire, o non voler capire, che finchè regnerà la generalizzazione, l’approssimazione, la mistificazione, le persone perbene si sentiranno sempre più sole, e i clan della camorra diventeranno sempre più forti.
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