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La marcia dei forzanovisti abruzzesi contro il mercatino senegalese all'attenzione del Guardian

"Inquadrati, militari, disciplinati. Ranghi serrati senza lasciare un centimetro al caso. Un corpo unico per le vie di Pescara. Senza autorizzazione, i nostri spazi ce li prendiamo con ogni mezzo, ad ogni costo. Il futuro è il nazionalismo". Ha commentato così, dal proprio profilo Facebook, il coordinatore di Forza Nuova Marco Forconi, la parata, o marcia, organizzata da F.N. per le vie della città. Una marcetta per le strade del centro non autorizzata dalla Questura che gli esponenti del movimento neofascista hanno attuato per "sensibilizzare" la cittadinanza pescarese ai temi classici cari all'ultra destra. Teste rasate, T-Shirt nere, qualcuno con gli anfibi (con quel caldo) inquadrati come soldati, una trentina di ragazzi hanno bloccato il traffico e marciato verso la stazione, senza tuttavia entrare nel mercato senegalese.
Così Pescarawebtv commenta l'iniziativa forzanovista di domenica scorsa contro il "mercatino africano". Una marcia che ha scatenato un vespaio di polemiche. Tanto da meritare l'attenzione della stampa estera, come racconta lo stesso Forconi:
Mi ha appena chiamato un giornalista del The Guardian inviato per l'Italia che ha saputo del mercato alla stazione e della nostra manifestazione. È proprio il caso di dire "Nemo propheta in Patria".
Proprio stamattina, sempre sulla sua pagina facebook, il leader abruzzese del movimento nazionalrivoluzionario commenta polemicamente le reazioni all'iniziativa:
A distanza di due giorni, a seguito di alcuni articoli usciti in merito alla nostra manifestazione, preferiamo il silenzio di coloro che hanno coscientemente lasciato un’impronta storica rispetto alla retorica ed inconcludente contrapposizione. Siano le nostre azioni a declinare Essenza e Volontà di un movimento e non il flaccido parlamentarismo sul chi, come e perché. I nostri stessi padri spirituali ci illuminano quotidianamente la via da percorrere, nel sentiero dei rovi e delle serpi pronti ad arrestare il nostro cammino verso la ricostruzione nazionale.

Ci dispiace per i nostri delatori, che avrebbero certamente preferito scimmiottare i cartelli dell’antifascismo postumi una bella rissa fra forzanovisti e forze dell’ordine. Ci dispiace per loro aver finalmente abbattuto lo stereotipo del “fascista brutto e cattivo” ma, da domenica 30 agosto 2015, l’equazione “tanto nazionalismo, tanta violenza” non alberga più fra l’umore popolare.
Vincere senza combattere, questa è la forma di lotta più difficile da perseguire, assolta in maniera egregia e cristallina da chi crede fermamente nei valori della Tradizione e del Diritto Naturale, contro ogni perversione, sovversione ed anarchismo spirituale.
Ora siamo pronti verso il successivo salto di qualità, che ci vuole proiettati nell’inserimento istituzionale, formalmente accanto agli italiani indigenti, pronti a difendere quella giustizia sociale per troppo a lungo ed in maniera scomposta appannaggio di una sinistra radicale più propensa alla discussione sul sesso degli angeli che ai reali problemi quotidiani.
Ci aspettiamo pressioni e repressioni ma, si sappia, che il numero non conta nell’arena, dove la polvere nasconde le armi ma non l’onore.

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