A Mineo l’ira di Salvini: "Cialtroni"
(Gp) Il collega Antonio Rapisarda, autore di un interessante libro All'armi siam leghisti, come e perché Matteo Salvini ha conquistato la Destra, insieme al felpato leader della Lega è entrato al Cara di Mineo. Per il quotidiano Il Tempo, di cui è prezioso collaboratore, ha scritto un interessante articolo sulla giornata trascorsa al Cara, che pubblichiamo nella sua interezza.
A Mineo l’ira di Salvini: "Cialtroni"
Insieme al leader della Lega siamo entrati nel "Cara" delle polemiche. "Renzi e Alfano pensano alle poltrone e si fanno raggirare dalla Merkel
Che sia il giorno dell’arrivo di Matteo Salvini al Cara di Mineo si capisce da un dettaglio: sulla Statale Catania-Gela non vi è traccia di prostitute straniere agli angoli della strada, consuetudine che accompagna da anni gli automobilisti, né i tanti migranti in bicicletta che avevamo incontrato nella prima tappa del nostro reportage. Segno, questo, che la "bonifica" da parte delle forze dell’ordine e i maggiori controlli dopo la strage di Palagonia hanno consigliato una presenza più discreta di extracomunitari e dell’indotto che gira attorno all’immigrazione. Misure forse troppo rigide, quelle predisposte dalla pubblica sicurezza, dato che in un primo momento viene inspiegabilmente negato l’accesso alla strada che costeggia il Centro ai duecento supporter che attendono il leader della Lega all’ingresso dei cancelli. Avvertito del "blocco", mentre attende l’arrivo di Salvini in aeroporto, Angelo Attaguile – padrone di casa e segretario di Noi con Salvini – chiede spiegazioni alla Questura e, dopo le proteste, il buon senso prevale: «Sarebbe stata una beffa se solo gli italiani non avessero potuto transitare liberamente fuori dal Cara
«DOVE SONO RENZI E ALFANO?»
«Quattro indiani? Ma che ci fanno qui? C’è la guerra in India in questo momento?». Il direttore del Centro di accoglienza, Sebastiano Maccarrone, allarga le braccia alla domanda di Matteo Salvini. Inizia così la quarta visita del leader del Carroccio che arriva come "reazione" all’efferato delitto dei due coniugi di Palagonia sul quale è in stato di arresto un ivoriano ospite, fino a qualche giorno fa, del Cara. Siamo gli unici cronisti che Matteo Salvini ha portato nel suo viaggio all’interno del «girone del business», come lui chiama il centro di accoglienza per richiedenti asilo più grande (e chiacchierato) d’Europa. E subito arriva l’ennesima conferma di ciò che Il Tempo ha documentato: all’interno della struttura di veri profughi ce ne sono ben pochi. Anzi, rispetto alla nostra precedente visita è rimasto un solo eritreo dei tre ospitati mentre dei siriani – così tanto richiesti in Germania da Angela Merkel - qui non v’è ancora traccia. «Ormai, Salvini, lei è un ospite del Cara a tutti gli effetti», ironizza un funzionario del Centro. «Tra un po’ le consegneremo badge e anche i 2,50 euro al giorno». A tono arriva pure il carico del direttore Maccarrone: «Qui, del resto, Renzi e Alfano non sono mai venuti». Le battute finiscono qui.
«SEGNALIAMO SOLO ITALIANI»
Attorno al Cara, infatti, in queste ore vi è un’aria pesante. Non solo politicamente, dato che a chiedere la chiusura della struttura adesso sono in tanti, «dai 5 Stelle al quotidiano dei vescovi: e quando eravamo noi a chiederlo ci davano dei razzisti» commenta Salvini. Che la situazione sia al limite lo spiegano al capo della Lega le diverse delegazioni dei sindacati delle forze di polizia che attendono con noi a Fontanarossa il suo l’arrivo: «L’orientamento della Questura è di non procedere all’identificazione, quando incontriamo gruppi di extracomunitari fuori dal Cara. Questo per evitare di appesantire il lavoro degli uffici. Per questo controlliamo ormai quasi solo gli italiani».
A RAPPORTO DA SALVINI
Al Cara di Mineo ieri non c’era il "tradizionale" mercatino abusivo, e massiccio è il cordone che scorta Salvini tra i viali e le 400 villette a schiera. I dirigenti e i lavoratori sono tesi e ancora sconvolti per ciò che avvenuto. Sanno che il Cara – già ridimensionato dopo le ultime vicende dal prefetto Morcone - rischia seriamente la chiusura. Per questo ci tengono che Salvini incontri i "ministri" delle etnie che compongono il mosaico del Cara e che manifestano vergogna per ciò che hanno subito i coniugi Solano. Ci sono i nigeriani, i più numerosi, ma «sono tutti migranti economici», ribatte Salvini. Il messaggio è chiaro e rivolto agli Usa che preannunciano vent’anni di emergenza immigrazione: «Non possiamo pagare il colonialismo altrui». L’incontro più importante, però, è quello con il rappresentante della comunità ivoriana, la nazionalità da cui proviene l’arrestato Mamadou Kamara. «Non ho nemmeno il coraggio di guardarla negli occhi», spiega il giovane della Costa d’Avorio. «Non siete voi a dover chiedere scusa, è lo Stato a doverlo fare», risponde significativamente Salvini.
IL CARA S’HA DA CHIUDERE
Sprechi, insicurezza denunciata dalle forze dell’ordine, infiltrazioni mafiose e adesso un fatto di sangue che ha sconvolto un territorio da sempre accogliente e tollerante: il Cara, così com’è, «è andato», conclude ai cancelli Salvini. E solo «due incapaci incollati alla poltrona, come Renzi e Alfano, non se ne accorgono» e si fanno prendere in giro dalla Merkel «che adesso pensa di poter selezionare gli immigrati accogliendo solo i siriani, gli unici che veramente fuggono da una guerra». La giornata di Salvini finisce con un fuori programma. La visita, strettamente privata, alle vittime di tutto questo: la famiglia Solano. Poi il rientro a Catania, la diretta tv, le foto con i militanti e un augurio: «La prossima volta spero di non venire più qui a parlare del "campo" di accoglienza ma dei "campi" coltivati dai siciliani che devono tornare a essere un luogo di sviluppo e di lavoro». Senza profughi impiegati a tre euro l’ora.
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