Cinque anni dopo, ricordiamo ancora "Peppone" De Vivo: dalla piazza rossa alla curva giallorossa
Dopo una lunga malattia è morto Giuseppe De Vivo, più noto come "Peppone". In molti lo hanno conosciuto come uno dei fondatori dei Fedayn, gruppo storico della Curva Sud giallorossa, un gruppo che per anni ha contrastato il dilagare dei fascisti nella curva. Una figura nota, per le sue dimensione fisiche e per l'abbraccio da orso che ti dedicava quando lo incontravi. Peppone è stato questo ma non solo questo. Militante di Lotta Continua a Cinecittà, per anni ne abbiamo condiviso piazze e strade contro i fascisti e nelle lotte sociali. Negli anni della repressione selvaggia ed indiscriminata si vide, su indicazione di un "pentito, anche arrestato, e poi prosciolto, per appartenenza al gruppo armato Guerriglia Comunista. Legato al suo territorio e alla Roma, non era affatto raro vederselo comparire, anche in tempi recenti, in assemblee e momenti di lotta, pronto a stritolarti in un abbraccio. Ciao Peppone, non ti piangerà solo la Curva Sud ma una intera pezzo di città, quella che non ha mai abbassato la testa. Ci auguriamo che la Curva Sud sappia ricordarlo adeguatamente, ripulita dai suoi lati peggiori.
Così Dario Mariani, massima autorità sugli anni di piombo romani, sulla sua bacheca facebook. Di "Peppone" De Vivo mi ero occupato, anche io, per la storia dei 7 ultrà giallorossi arrestati nel 1996 (e poi scagionati dalle stesse presunte vittime), che apre il capitolo di Fascisteria 2 (Sperling &
Kupfer, 2008) dedicato a ultras e skinhead. Una dimostrazione evidente che vent'anni dopo certe barriere politiche in curva erano superate. Nella foto in alto è il primo a destra, con il volto coperto dal fazzolettone bianco, in prima linea nell'assalto per caricare il camion di Lama, il 17 febbraio 1977.
Io la sua storia di curva l'ho raccontata così:
Kupfer, 2008) dedicato a ultras e skinhead. Una dimostrazione evidente che vent'anni dopo certe barriere politiche in curva erano superate. Nella foto in alto è il primo a destra, con il volto coperto dal fazzolettone bianco, in prima linea nell'assalto per caricare il camion di Lama, il 17 febbraio 1977.
Io la sua storia di curva l'ho raccontata così:
La violenza degli ultrà e la leadership esercitata in numerose tifoserie da militanti neofascisti non sono riconducibili a un disegno strategico o alla ricerca a tavolino di una massa di manovra. Sono autentici tifosi romanisti e leader riconosciuti della curva due ex del Fuan come Guido Zappavigna e Mario Corsi (“Marione”, il capo storico dei Boys) che si sono fatti anni di carcere per i Nar (il primo prosciolto in istruttoria, il secondo condannato per reati minori e assolto dall’accusa di omicidio del militante del Pci Ivo Zini) mentre è laziale Bruno Petrella consigliere provinciale di An e poi deputato, impegnato nel comitato di difesa per Valerio e Francesca sulla strage di Bologna (sarà lui a consegnare la loro lettera al Papa). Nell’autunno 1996 la magistratura romana presenta il conto a Corsi e alla sua banda. Una prima raffica di 7 arresti scatta a fine settembre: per le pressioni e le violenze esercitate per assicurarsi ingressi di favore allo stadio e trasferte pagate, sotto la minaccia di scatenare disordini in curva e danneggiare così la società. Un mese dopo per 4 leader scatta un nuovo arresto (domiciliare), per le botte e le minacce ai cronisti, costretti talvolta a firmare articoli sotto falso nome per paura: Corsi, Fabrizio “er Mortadella” Carroccia, 26 anni, Giuseppe “Peppone” De Vivo, 36 anni, leader di Frangia ostile, Fabio “er Mafia”, Mazzei, 33 anni. Guglielmo “Willy” Criserà, già in libertà vigilata, imputato minore nel processo Nar2, si vede interdetto per un anno l’accesso allo stadio. Gli episodi contestati sono numerosi: il blitz a Tele Roma Europa nel gennaio 1993, dove la presenza in video di De Vivo e Criserà è imposta minacciando di sfasciare tutto, telefonate minatorie a varie redazioni radiofoniche, un’irruzione nel gennaio 1996 a Radio Radio per diffondere un comunicato registrato con pesanti accuse a un redattore del Messaggero, il lancio in aria per tre volte di un radiocronista tra insulti, sputi, pugni e slogan fascisti durante il derby di febbraio 1996, l’ordine agli addetti di aprire i cancelli della tribuna Monte Mario durante Roma–Torino per fare entrare gratis una ventina di ultras, un capannello minaccioso in tribuna stampa il 12 maggio 1996, dove nonostante la vittoria sull’Inter “er Mortadella” insulta il presidente Sensi, l’offensiva contro un giornalista dell’Unità (per un’inchiesta sui giri di hashish e di prostituzione minorile in curva , nella zona controllata dai Boys, gli dedicano uno striscione: “Tua sorella è qui con noi”). Il giornalista aveva raccontato l’approccio con una ragazzina (“giovani, giovanissime, potrebbero avere 15, 16 anni … vestite alla moda, il look è quello delle ragazze che frequentano lo stadio, due sono truccatissime, la terza per niente”): esitiamo, a metà delle scale. Troppo. Perché quasi subito appare un gigante con la faccia da bambino (avrà al massimo 18 anni, proprio a esagerare) ma i modi da duro, alla vita è cinto da una bandiera della Roma arrotolata: con lui c’è un piccoletto avvolto in una sciarpa giallorossa e i capelli a spazzola. “Che caz…fai? Se voi anna’ colle ragazzine, devi pagà, scegli chi ti piace, caccia i soldi e te le porti ar cesso. Sennò vaff… e gira al largo”. L’invito eloquente è del minaccioso piccoletto. L’altro resta lì in silenzio” . Ad ogni modo, il cronista aveva avuto il tempo di contare una decina di “marchette” in mezz’ora . Le radio dei tifosi smentiscono la Digos: per l’editore di Radio Radio gli ultras ottennero pacificamente di partecipare al dibattito, il conduttore di Tele Roma Europa fu premiato come “Cuore di curva”.
Su Peppone De Vivo e sulla sua "chiamata" da parte del "pentito" Antonio Ginestra, detto "Il Corvo", per Guerriglia Comunista c'è un legame indiretto con la vicenda di Acca Larenzia.
RispondiEliminaGinestra era quello che i militanti di Terza Posizione del quartiere Trieste chiamavano "Jack lo squartatore", quello che a volte si divertiva di notte ad accoltellarne, da solo o al massimo con un altro, qualcuno alle gambe ... è sempre Ginestra ad accoltellare Nanni De Angelis durante la famosa rissa di Piazza Annibaliano nel 1979, rissa in cui fu coinvolto anche Valerio Verbano.
Ginestra non era mai stato un militante ... era un semplice "coatto" del Tufello che bazzicava le manifestazioni del movimento ... e in Guerriglia Comunista aveva suo fratello Fernando per cui sapeva qualche cosa per sentito dire appunto dal fratello ... tra l'altro finì poi per fiancheggiare il gruppo "misto" di Egidio Giuliani e a farsi tramite tra questo gruppo e il Valerio Morucci, appena uscito dalle BR nello stesso 1979, per l'acquisto di alcune armi ....
Insomma il Ginestra, già detenuto per storie di droga e "chiamato" da Armando Colantoni, "pentito" del gruppo Giuliani, per una rapina e per le armi a Morucci, pensò bene di "pentirsi" a sua volta ...
Ed indicò tra l'altro, abbastanza a pene di segugio, una serie di presunti militanti di Guerriglia Comunista da cui una serie di arresti, soprattutto in zona Tuscolano/Cinecittà tra cui Peppone De Vivo.
Ma il Peppone di Guerriglia Comunista, abitante in zona anche lui, era un altro ... Giuseppe "Peppone" Nori ... allora conosciuto solo come comune rapinatore .... cioè la stessa persona che aveva acquistato al nero, da un poliziotto del commissariato Tuscolano, che a sua volta l'aveva acquistata in nero dal cantante Jimmy Fontana, la famosa Skorpion usata in Via Acca Larenzia ...
Se forse Ginestra fosse stato informato meglio ... invece di mettere in mezzo De Vivo, si poteva incrociare il nome di Nori con una informativa del Sid che, pochi giorni dopo Acca Larenzia, indicava proprio il Nori come uno che "ne sapeva" ... informativa che, risultando Nori negli schedari solo come "delinquente comune", non fu nemmeno lontanamente presa in considerazione .... anche forse per "coprire" quel poliziotto che nel frattempo aveva fatto una bella carriera ...