Empoli sbeffeggiata da Forza Nuova per l'anziano senzatetto
(Gp) Adriano Gambini, ha 65 anni. E' cardiopatico. Riceve una pensione d'invalidità di 140 euro al mese. Viveva, fino ad ieri, su una panchina di piazza Ristori, ad Empoli. Fino a quando qualcuno, non gli enti locali, ma Forza Nuova gli ha trovato una adeguata sistemazione. Gli enti locali della rossa Toscana sono stati clamorosamente scavalcati dai militanti di Forza Nuova, che hanno trovato una sistemazione per Adriano, che vivrà, a Massa, all'interno di un vecchio asilo, occupato a scopo abitativo, che già ospita due famiglie ed un lavoro, come guardiano di una struttura, al fine di arrotondare la misera pensione, indegna di un paese che si proclama civile e progredito.
I colleghi Chiara Capezzuoli e Francesco Turchi su il Tirreno, versione on line ci raccontano la storia di questo povero pensionato cardiopatico, alcune pagine della sua vita, la nobile iniziativa dei militanti di Forza Nuova che sostituendosi, nel migliore dei modi, alle istituzioni, hanno trovato dignitosa sistemazione ed un lavoro per Adriano Gambini.
Riporto il loro articolo nella sua interezza.
Il pensionato che viveva su una panchina con 140 euro al mese portato da Fn in una ex scuola adibita ad alloggi. Gli attivisti sfilano in centro e piazzano una bandiera del movimento di fronte al municipio. Gli enti non sono riusciti a trovare una soluzione nonostante cinque anni di lavoro dei servizi sociali. Ma l’ultimo posto al dormitorio era per un massimo di due mesi.
Adriano ha 65 anni. È cardiopatico. Ha una pensione d’invalidità di 140 euro al mese. E viveva su una panchina in piazza Ristori. Fino a ieri, quando gli è stato trovato un tetto. Ma non per merito degli enti locali. Che sono stati scavalcati da un movimento di estrema destra, Forza Nuova. Una quindicina di militanti sono arrivati intorno alle 16.30 nel cuore della città - scortati dalla polizia - si sono presentati davanti al municipio, hanno piazzato la loro bandiera. Hanno scattato foto e rilasciato dichiarazioni di fronte ai taccuini. Poi si sono rimessi in marcia. Hanno accompagnato Gambini, ex camionista originario di Reggio Emilia, a salutare le poche persone che l’hanno aiutato in questo periodo vissuto in piazza Ristori. E poi sono ripartiti, con lui. Direzione Poveromo. Dove Gambini vivrà all’interno di un vecchio asilo occupato a scopo abitativo, che già ospita due famiglie.
Un mese esatto dopo l’uscita del nostro articolo che denunciava le condizioni in cui era costretto a vivere il pensionato, il cerchio si chiude. Ma il lieto fine non lo scrivono coloro che tutti si aspettavano (gli enti locali), bensì un piccolo partito di estremisti di destra, capaci di incunearsi nella terra del Pd e di risolvere un caso umano, nell’indifferenza generale.
«Quando abbiamo letto l’articolo - spiega il referente Augusto Gozzoli (Forza Nuova di Pontedera) - siamo intervenuti attraverso la onlus “Solidarietà nazionale”, portando ad Adriano alcuni pacchi di generi alimentari». Come hanno fatto in tanti, nei giorni successivi all’articolo. Ma poi alla città è mancato il passaggio successivo, la forza di andare oltre l’emergenza: «I militanti di Massa ci hanno comunicato la disponibilità di un posto nell’asilo occupato nell’ambito del progetto “Trincea” riservato alle famiglie italiane che hanno bisogno di un tetto sopra la testa. E abbiamo subito pensato ad Adriano. Che potrà vivere lì fin quando vorrà. Spero che si integri bene con le altre due famiglie». Perché «mentre prefetture, Comuni e Città Metropolitane spendono soldi per recuperare immobili abbandonati per ospitare migliaia di immigrati, noi pensiamo agli italiani. Loro invece se ne dimenticano e fanno affari con le cooperative: l’inchiesta Mafia Capitale insegna che i migranti sono una fonte di business, mentre un italiano di 65 anni che vive su una panchina no». Un affondo alle istituzioni, accompagnato da una frecciata alla città: «La nostra azione - sottolinea Gozzoli - ha l’obiettivo di risvegliare una solidarietà che non c’è più, spazzata via dal consumismo». A due passi da Gozzoli c’è Gambini. Che sorride con gli occhi di un bambino nel giorno del suo compleanno. Ha ricevuto un regalo più atteso. Ed è andato a scartarlo sotto al naso del coetaneo che gli sta antipatico (il Comune). «Sono davvero molto contento, ancora non riesco a crederci e a pensare che finalmente da stasera (ieri, ndr) avrò un tetto sulla mia testa». Guarda i militanti di Forza Nuova, stringe le loro mani, regge la loro bandiera: «Mi hanno dato una grossa mano. E poi sono sempre stato un uomo di destra, seppure non proprio della loro fazione. Adesso mi devo ancora abituare all’idea che finalmente avrò un letto tutto per me dove riposarmi, una stanza tutta mia per la mia privacy e per le mie cose. Sono ancora parecchio frastornato ma non vedo l’ora di arrivare nella mia nuova casa». Stavolta quegli occhi che tante volte hanno visto indifferenza (alternata da disprezzo), e ben pochi aiuti (fatta eccezione per un sussulto di solidarietà di pochi giorni), sono pieni di lacrime di gioia: «A Massa questi ragazzi non mi daranno solamente un tetto sopra la testa ma molto di più. Mi hanno trovato anche un piccolo lavoretto come guardiano di una struttura, che mi consentirà di arrivare a fine mese in maniera più decorosa: tutto grazie a loro e non certo al Comune di Empoli». E rivolge un gesto di rabbia al municipio, prima di andarsene, insieme ai militanti di Forza Nuova, verso piazza Ristori. Dove saluta gli amici del bar, che in tutti questi mesi, hanno cercato di dargli aiuto e conforto, oltre che un riparo nei giorni - e nelle notti - di pioggia. Riceve abbracci e pacche sulle spalle: «Vai Adriano, non piangere: oggi per te inizia una nuova vita. Devi essere felice». Ma lui non resiste. Abbassa il finestrino del suv nero che lo porta verso Massa, accenna un sorriso, saluta. E scendono le lacrime, tra gli applausi dei militanti di estrema destra e agli occhi vigili dei poliziotti, in allarme per le possibili tensioni in una città storicamente rossa, rimasta immobile di fronte all’azione di Forza Nuova e che ha assistito alla partenza di Gambini con la stessa indifferenza (al di là del tam tam sui social network) con cui l’aveva visto sopravvivere per mesi su una panchina Non sono bastati cinque anni per trovare una soluzione. Eppure gli enti locali ci hanno provato. Ma sono andati a sbattere contro un muro, per una serie di fattori. A cominciare dalla burocrazia, fino ad arrivare alla mancanza di strumenti efficaci, in grado di andare incontro a una persona che si è ritrovata in una situazione così grave non senza responsabilità. E che oggi vive in un equilibrio precario, dettato dalle sue debolezze, che talvolta l’hanno spinto a non sfruttare pienamente le occasioni che gli sono state offerte. «Sono arrivato qui per amore, perché circa 8 anni fa avevo conosciuto una donna di Spicchio ed eravamo innamorati - racconta Adriano - come lei mi aveva chiesto, lasciai Reggio e il mio lavoro come trasportatore di sedie a rotelle e arrivai in Toscana per vivere con lei. Poi le cose andarono in altro modo e mi ritrovai senza un lavoro e costretto a vivere per strada». Nel 2010 Adriano Gambini, che è un cardiopatico con 2 bypass cardiaci, sottoposto varie volte a interventi di angioplastica e che deve prendere otto pasticche al giorno per le sue patologie, si presenta a Empoli come “senzatetto”, senza fissa dimora: in quell'occasione gli fu concessa la residenza nella cosiddetta 'casa comunale'. Si tratta di una tipologia di residenza che dà diritto alla scelta del medico di base e quindi all’assistenza sanitaria. Dopo un periodo vissuto a Lamporecchio, Gambini si rivolge al Servizio sociale di Empoli nel dicembre 2013 perché ha dovuto lasciare la casa dove era ospitato dal parroco locale e chiede di essere sistemato in una comunità. Dai servizi sociali gli viene suggerita una comunità 'specifica' nel pistoiese. Nel gennaio 2014 torna al servizio sociale di Empoli dicendo che, dopo aver visto tale comunità, non intende restarci per le regole troppo ferree imposte sulle relazioni esterne legate alla terapia (per un periodo doveva interrompere tutti i rapporti sociali). A maggio 2014 Adriano entra nella casa albergo di Empoli Centro Emmaus gestito dalla Misericordia e qui alterna periodi di residenza ad altri in cui decide di andarsene (abbandona la struttura per divergenze con gli operatori), fino a marzo 2015, quando dà l’addio alla casa albergo. A luglio 2015 fa richiesta di emergenza abitativa al'ufficio Casa dell'Unione dei Comuni, senza però portare la documentazione necessaria (in particolare la dichiarazione Isee) che gli enti pubblici devono necessariamente acquisire per erogare prestazioni sociali agevolate. In ogni caso per casi di questo genere (persone senza fissa dimora che hanno fatto vita da 'senzatetto' per vari motivi, anche personali) la commissione emergenza abitativa indirizza le persone alla casa albergo Emmaus. «In questa struttura - ribadisce il Comune di Empoli - Gambini può andare quando vuole, secondo la Misericordia le porte per lui sono sempre aperte, lo conoscono benissimo. Va spesso alla mensa di via XI Febbraio e viene aiutato anche con altri mezzi di sostentamento». Dal 2010, da quando cioè risiede tecnicamente a Empoli, Gambini non ha mai presentato domanda per partecipare al bando delle case popolari (Erp) e quindi purtroppo non è mai entrato in graduatoria (il prossimo bando sarà emanato nell'autunno 2015). Gli enti locali tuttavia sottolineano che «prima del luglio 2015 il nome di Adriano Gambini non era conosciuto dall'ufficio casa del Comune e dell'Unione. E dal 2014 non si è più recato al servizio sociale e non ha più cercato l'assistente sociale di riferimento».
I colleghi Chiara Capezzuoli e Francesco Turchi su il Tirreno, versione on line ci raccontano la storia di questo povero pensionato cardiopatico, alcune pagine della sua vita, la nobile iniziativa dei militanti di Forza Nuova che sostituendosi, nel migliore dei modi, alle istituzioni, hanno trovato dignitosa sistemazione ed un lavoro per Adriano Gambini.
Riporto il loro articolo nella sua interezza.
Il pensionato che viveva su una panchina con 140 euro al mese portato da Fn in una ex scuola adibita ad alloggi. Gli attivisti sfilano in centro e piazzano una bandiera del movimento di fronte al municipio. Gli enti non sono riusciti a trovare una soluzione nonostante cinque anni di lavoro dei servizi sociali. Ma l’ultimo posto al dormitorio era per un massimo di due mesi.
Adriano ha 65 anni. È cardiopatico. Ha una pensione d’invalidità di 140 euro al mese. E viveva su una panchina in piazza Ristori. Fino a ieri, quando gli è stato trovato un tetto. Ma non per merito degli enti locali. Che sono stati scavalcati da un movimento di estrema destra, Forza Nuova. Una quindicina di militanti sono arrivati intorno alle 16.30 nel cuore della città - scortati dalla polizia - si sono presentati davanti al municipio, hanno piazzato la loro bandiera. Hanno scattato foto e rilasciato dichiarazioni di fronte ai taccuini. Poi si sono rimessi in marcia. Hanno accompagnato Gambini, ex camionista originario di Reggio Emilia, a salutare le poche persone che l’hanno aiutato in questo periodo vissuto in piazza Ristori. E poi sono ripartiti, con lui. Direzione Poveromo. Dove Gambini vivrà all’interno di un vecchio asilo occupato a scopo abitativo, che già ospita due famiglie.
Un mese esatto dopo l’uscita del nostro articolo che denunciava le condizioni in cui era costretto a vivere il pensionato, il cerchio si chiude. Ma il lieto fine non lo scrivono coloro che tutti si aspettavano (gli enti locali), bensì un piccolo partito di estremisti di destra, capaci di incunearsi nella terra del Pd e di risolvere un caso umano, nell’indifferenza generale.
«Quando abbiamo letto l’articolo - spiega il referente Augusto Gozzoli (Forza Nuova di Pontedera) - siamo intervenuti attraverso la onlus “Solidarietà nazionale”, portando ad Adriano alcuni pacchi di generi alimentari». Come hanno fatto in tanti, nei giorni successivi all’articolo. Ma poi alla città è mancato il passaggio successivo, la forza di andare oltre l’emergenza: «I militanti di Massa ci hanno comunicato la disponibilità di un posto nell’asilo occupato nell’ambito del progetto “Trincea” riservato alle famiglie italiane che hanno bisogno di un tetto sopra la testa. E abbiamo subito pensato ad Adriano. Che potrà vivere lì fin quando vorrà. Spero che si integri bene con le altre due famiglie». Perché «mentre prefetture, Comuni e Città Metropolitane spendono soldi per recuperare immobili abbandonati per ospitare migliaia di immigrati, noi pensiamo agli italiani. Loro invece se ne dimenticano e fanno affari con le cooperative: l’inchiesta Mafia Capitale insegna che i migranti sono una fonte di business, mentre un italiano di 65 anni che vive su una panchina no». Un affondo alle istituzioni, accompagnato da una frecciata alla città: «La nostra azione - sottolinea Gozzoli - ha l’obiettivo di risvegliare una solidarietà che non c’è più, spazzata via dal consumismo». A due passi da Gozzoli c’è Gambini. Che sorride con gli occhi di un bambino nel giorno del suo compleanno. Ha ricevuto un regalo più atteso. Ed è andato a scartarlo sotto al naso del coetaneo che gli sta antipatico (il Comune). «Sono davvero molto contento, ancora non riesco a crederci e a pensare che finalmente da stasera (ieri, ndr) avrò un tetto sulla mia testa». Guarda i militanti di Forza Nuova, stringe le loro mani, regge la loro bandiera: «Mi hanno dato una grossa mano. E poi sono sempre stato un uomo di destra, seppure non proprio della loro fazione. Adesso mi devo ancora abituare all’idea che finalmente avrò un letto tutto per me dove riposarmi, una stanza tutta mia per la mia privacy e per le mie cose. Sono ancora parecchio frastornato ma non vedo l’ora di arrivare nella mia nuova casa». Stavolta quegli occhi che tante volte hanno visto indifferenza (alternata da disprezzo), e ben pochi aiuti (fatta eccezione per un sussulto di solidarietà di pochi giorni), sono pieni di lacrime di gioia: «A Massa questi ragazzi non mi daranno solamente un tetto sopra la testa ma molto di più. Mi hanno trovato anche un piccolo lavoretto come guardiano di una struttura, che mi consentirà di arrivare a fine mese in maniera più decorosa: tutto grazie a loro e non certo al Comune di Empoli». E rivolge un gesto di rabbia al municipio, prima di andarsene, insieme ai militanti di Forza Nuova, verso piazza Ristori. Dove saluta gli amici del bar, che in tutti questi mesi, hanno cercato di dargli aiuto e conforto, oltre che un riparo nei giorni - e nelle notti - di pioggia. Riceve abbracci e pacche sulle spalle: «Vai Adriano, non piangere: oggi per te inizia una nuova vita. Devi essere felice». Ma lui non resiste. Abbassa il finestrino del suv nero che lo porta verso Massa, accenna un sorriso, saluta. E scendono le lacrime, tra gli applausi dei militanti di estrema destra e agli occhi vigili dei poliziotti, in allarme per le possibili tensioni in una città storicamente rossa, rimasta immobile di fronte all’azione di Forza Nuova e che ha assistito alla partenza di Gambini con la stessa indifferenza (al di là del tam tam sui social network) con cui l’aveva visto sopravvivere per mesi su una panchina Non sono bastati cinque anni per trovare una soluzione. Eppure gli enti locali ci hanno provato. Ma sono andati a sbattere contro un muro, per una serie di fattori. A cominciare dalla burocrazia, fino ad arrivare alla mancanza di strumenti efficaci, in grado di andare incontro a una persona che si è ritrovata in una situazione così grave non senza responsabilità. E che oggi vive in un equilibrio precario, dettato dalle sue debolezze, che talvolta l’hanno spinto a non sfruttare pienamente le occasioni che gli sono state offerte. «Sono arrivato qui per amore, perché circa 8 anni fa avevo conosciuto una donna di Spicchio ed eravamo innamorati - racconta Adriano - come lei mi aveva chiesto, lasciai Reggio e il mio lavoro come trasportatore di sedie a rotelle e arrivai in Toscana per vivere con lei. Poi le cose andarono in altro modo e mi ritrovai senza un lavoro e costretto a vivere per strada». Nel 2010 Adriano Gambini, che è un cardiopatico con 2 bypass cardiaci, sottoposto varie volte a interventi di angioplastica e che deve prendere otto pasticche al giorno per le sue patologie, si presenta a Empoli come “senzatetto”, senza fissa dimora: in quell'occasione gli fu concessa la residenza nella cosiddetta 'casa comunale'. Si tratta di una tipologia di residenza che dà diritto alla scelta del medico di base e quindi all’assistenza sanitaria. Dopo un periodo vissuto a Lamporecchio, Gambini si rivolge al Servizio sociale di Empoli nel dicembre 2013 perché ha dovuto lasciare la casa dove era ospitato dal parroco locale e chiede di essere sistemato in una comunità. Dai servizi sociali gli viene suggerita una comunità 'specifica' nel pistoiese. Nel gennaio 2014 torna al servizio sociale di Empoli dicendo che, dopo aver visto tale comunità, non intende restarci per le regole troppo ferree imposte sulle relazioni esterne legate alla terapia (per un periodo doveva interrompere tutti i rapporti sociali). A maggio 2014 Adriano entra nella casa albergo di Empoli Centro Emmaus gestito dalla Misericordia e qui alterna periodi di residenza ad altri in cui decide di andarsene (abbandona la struttura per divergenze con gli operatori), fino a marzo 2015, quando dà l’addio alla casa albergo. A luglio 2015 fa richiesta di emergenza abitativa al'ufficio Casa dell'Unione dei Comuni, senza però portare la documentazione necessaria (in particolare la dichiarazione Isee) che gli enti pubblici devono necessariamente acquisire per erogare prestazioni sociali agevolate. In ogni caso per casi di questo genere (persone senza fissa dimora che hanno fatto vita da 'senzatetto' per vari motivi, anche personali) la commissione emergenza abitativa indirizza le persone alla casa albergo Emmaus. «In questa struttura - ribadisce il Comune di Empoli - Gambini può andare quando vuole, secondo la Misericordia le porte per lui sono sempre aperte, lo conoscono benissimo. Va spesso alla mensa di via XI Febbraio e viene aiutato anche con altri mezzi di sostentamento». Dal 2010, da quando cioè risiede tecnicamente a Empoli, Gambini non ha mai presentato domanda per partecipare al bando delle case popolari (Erp) e quindi purtroppo non è mai entrato in graduatoria (il prossimo bando sarà emanato nell'autunno 2015). Gli enti locali tuttavia sottolineano che «prima del luglio 2015 il nome di Adriano Gambini non era conosciuto dall'ufficio casa del Comune e dell'Unione. E dal 2014 non si è più recato al servizio sociale e non ha più cercato l'assistente sociale di riferimento».
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