Ascensore per i fascisti: quel video francese del 2008 sulla nuova "destra identitaria" anticipò i tempi
(umt) Riprendiamo le pubblicazioni, dopo la "chiusura per lutto" con una piacevole sorpresa per i nostri lettori, una nuova collaborazione, la prima (e non sarà l'ultima).
Con la recensione di un documentario francese di qualche anno fa (ben focalizzato sul nascente fenomeno del 'fascioleghismo) inauguriamo la rubrica "Consigli di lettura", affidata a Matteo Luca Andriola, il giovane studioso e amico grande esperto del nodo fascisteria/ nuova destra/ identitari...
Un viaggio nella ‘fascisteria’ europea. Questo, in estrema sintesi,
quello che i giornalisti francesi Stéphane Lepetit e Barbara
Conforti ci fanno fare in 53 intensi minuti. E’ il filmato Europe:
ascenseur pour les fachos
(Capapresse, 2008), un viaggio on
the road fra i ‘neri’
d’Europa inizialmente apparso sull’emittente Canal+, che ci tocca
da vicino, perché, anche se i due documentaristi parlano delle varie
organizzazioni neofasciste sparse in giro per il continente, è
sempre l’Italia, in un modo o in un altro, a farla da padrone. Il
che è logico, visto il nostro paese, nel dopoguerra, diventerà un
modello per gli eredi del ‘Nuovo Ordine’ sconfitto nel 1945:
molti partiti neofascisti si ispireranno al Msi. Per i due autori,
dalla
fine della seconda guerra mondiale mai come oggi le formazioni
dell’estrema destra hanno goduto di così buona salute, e la crisi
economica e quella di rappresentanza non ha fatto che facilitare il
tutto. Girato tra Francia, Italia, Austria, Svezia, Germania e
nell’Ungheria di Orbàn, questo interessante documentario – in
francese – parte dal presupposto che, con la totale indifferenza
dell’opinione pubblica, le estreme destre stanno diventando
politicamente accettabili, insomma, un modo diverso per contrastare
il sistema, anche supportando o venendo supportati da certi settori
della destra populista o conservatrice di governo, condizionandone
così temi.
E
infatti, partendo da Nizza e analizzando la locale sezione del Bloc
Identitaire, non solo scopriamo che la peculiarità di questa “nuova
destra” che fa incetta di consensi fra i giovani “non conformi”
d’Oltralpe è il regionalismo e l’opposizione all’immigrazione
e al meticciato tout
court, specie se
islamico, ma – dopo una fare “nazionalista rivoluzionaria”
all’interno del contenitore Unité Radicale, che aggregava l’area
skin, i nazionalbolscevichi di Nouvelle Résistance e altri soggetti
simili, sciolto dopo che uno dei suoi militanti, Maxime Brunerie,
tentò di assassinare
Jacques Chirac nel 2002, una scena da Il
giorno dello sciacallo
– questa
“destra identitaria” ha come modello l’ala più hard
della Lega Nord, soprattutto Mario Borghezio. Sarà lui, infatti,
durante un convegno di Nissa Rebela (movimento regionalista federato
nel Bloc, animato da Philippe Vardòn,
ex UR) a dar consigli ai camerati nizzardi: “Bisogna
rientrare nelle amministrazioni dei piccoli comuni. Dovete insistere
molto sull'aspetto regionalista del movimento. Ci sono delle buone
maniere per non essere etichettati come fascisti nostalgici, ma come
un nuovo movimento regionale, cattolico, eccetera, ma sotto sotto
rimanere gli stessi”,
un consiglio attuato (il tentare l'infiltrazione diretta in partiti
della destra “di governo”, che soprattutto a livello della base e
nei piccoli comuni sembrano sensibili alle argomentazioni
nazionaliste e antimmigrazioniste, acquisendo facilmente una platea
per le proprie idee, e permetterne ipso facto una facile circolazione
e condivisione, che va quindi a rafforzare anche i progetti più
radicali, è illustrata con l’intervista ad un giovane identitario
che si candida come indipendente nelle liste dell’UMP a Cannes).
Tutti contatti che ci fanno comprendere come il ‘localismo’
leghista non implica un isolamento, dato che Borghezio apparirà nel
documentario varie volte, specie in Austria, a intesser buoni
rapporti con un altro populismo “di governo”, il Freiheitliche
Partei Österreichs
(FPÖ),
un tempo amministrato dal ‘fascista yuppie’ Jörg Haider, in
Germania (si parla del NPD) o, a Bruxelles, col
leader e il presidente del partito fiammingo di estrema destra, il
Vlaams Belang, Filip Dewinter e Frank Vanhecke e molti altri il 21
marzo 2008, al "Congresso contro l'islamizzazione" a
Colonia, indetto dal movimento locale di destra Pro Köln, subito
dopo disperso dalla polizia – per per ragioni di ordine pubblico,
con la polizia che trascina via a forza Borghezio dal palco – e il
borgomastro, Fritz Schramma, che definisce i manifestanti dei non
benvenuti "facinorosi camuffati da benpensanti, razzisti in
abiti civili".
Una
Lega, insomma, che non scopre le public
relation
con Matteo Salvini che ‘s’innamora’ del Front National, ma che
è una costante, e che viene vista come modello di amministrazione
securitaria da parte di un nazionalpopulismo che non sempre ha i
numeri per approdare al governo: la Verona dell’allora leghista
Flavio Tosi – prima di diventare l’anti-Salvini – viene
descritto come un modello law
& order
per la dura legislazione contro gli abusivi, i campi rom e i
delinquenti, una città militarizzata che ha integrato nella pubblica
amministrazione esponenti del Veneto fronte skinhead e di Forza
Nuova. Motivo? Per il consigliere Graziano Perini del PdCI è
basilare il clima non solo locale, ma nazionale. Il 28 aprile 2008,
un terremoto politico sembra scuotere l'Italia quindici giorni dopo
la vittoria di Berlusconi alle elezioni parlamentari, evento che
portò il Carroccio al governo: Gianni Alemanno, un ex fascista
approdato nella destra nazional-conservatrice, Alleanza Nazionale, ex
leader del FdG missino e genero di Pino Rauti, è eletto sindaco
della capitale. Il nuovo sindaco è acclamato con salve di saluti
romani. Nelle immagini non c’è solo Berlusconi che minimizza la
dittatura fascista (“Mussolini non ha mai ucciso nessuno – ha
giusto mandato qualcuno in vacanza”), o i suoi sostenitori che lo
acclamano come nuovo duce, ma, cosa incomprensibile ai giornalisti
francesi – visto che da loro la vittoria dell’UMP di Nicolas
Sarkozy sembrava aver svuotato nella sua sostanza la destra radicale,
poi rinforzatasi con la crisi e la gestione fallimentare del
socialista Hollande attorno all’innovatrice Marine Le Pen, fautrice
di una dédiabolisation
del Front National che vuole rompere con l’impresentabile e vecchio
Jean-Marie – ma il fatto che il modello veronese è ripercorso da
Alemanno, con l’assunzione del suo suo “consulente personale”
Peppe Dimitri, uno dei fondatori di Terza Posizione e dei Nuclei
Armati Rivoluzionari, successivamente morto. I funerali – descritti
da Nicola Rao ne La
fiamma e la celtica
e da Ugo Maria Tassinari in Fascisteria
– diventano il rito di una comunità che si ritrova, una
manifestazione identitaria del neofascismo romano (immagini simili le
vedremo a Milano con la morte di Nico Azzi), col sindaco, Alemanno,
circondato da braccia tese, che porta in spalla il feretro a pochi
passi dal braccio teso al saluto romano di Gabriele Adinolfi,
protagonista di spicco degli ‘anni di piombo’ e leader di Terza
Posizione, poi espatriato in Francia perché accusato di
coinvolgimento per la strage di Bologna. Un sindaco che aprirà la
pubblica amministrazione cittadina a ex camerati di Avanguardia
Nazionale e, soprattutto, di Terza Posizione, che aveva nella sua
corrente – la destra sociale – un sacco di ex militanti di
quell’area (si veda l’ex sen. Marcello De Angelis, poi direttore
del Secolo
d’Italia,
precedentemente in carcere e in esilio, incriminato di terrorismo, e
animatore con l’ex terrorista di Prima Linea Maurice
Bignami de
La
spina nel fianco,
fanzine che cercava di unire “il rosso e il nero”, simile a Orion
di Maurizio Murelli) e permettendo alle nuove realtà della
fascisteria giovanile di potersi esprimere liberamente: è il caso di
CasaPound, realtà che all’epoca del documentario si esprimeva
dentro Fiamma Tricolore (che all’epoca includeva, con Base
Autonoma, l’Area Non Conforme romana, guidata da Giuliano
Castellino, ex forzanovista e noto ultras romanista, Adinolfi,
ritratto mentre parla di “mistica fascista” ai giovani militanti,
e Gianluca Iannone, ex militante dell’MSI sezione Acca Larentia e
voce del gruppo ZetaZeroAlfa) o di Forza Nuova dell’ex leader di TP
Roberto Fiore, e che riescono ad esprimersi apertamente e ad
esandersi nelle scuole anche grazie ad un’elevata spregiudicatezza
mediatica – come ci spiega Ugo Maria Tassinari, giustamente
intervistato in quanto esperto – grazie ad una legge fatta
dall’allora ministro della Giustizia Roberto Castelli, della Lega
Nord, che nel 2003 depenalizza il reato d’opinione, una legge che
senz’altro fece comodo al Carroccio – più volte accusata di
reati
contro lo Stato, dall'attentato alla sua unità e alla sua
Costituzione, alla propaganda sovversiva fino al vilipendio alla
bandiera – ma che viene magistralmente usato dai “fascisti del
III millennio” ma anche per poter esprimere la loro identità. Lo
stesso avviene nell’Ungheria di Orban, che sdogana il Jobbik, che
fa campagne contro i rom.
Insomma,
sullo sfondo della presunta crisi delle ideologie e della recessione,
parte dell’ultradestra cerca di uscire dal ghetto in cui un tempo
era relegata. Il
domani appartiene a noi,
faceva una canzone neofascista. Beh, nel 2008 l’ultradestra – e
ancora si parlava poco di Alba dorata – era in ascesa dappertutto,
se includiamo nel novero pure populismi come la Lega. Partecipava
negli esecutivi di 4 paesi e nelle coalizioni parlamentari in un
altro paese, l’Italia. Si trovava anche nel Parlamento europeo a
Strasburgo, dove i vari gruppi parlamentari aggregavano direttamente
e apertamente gruppi fascisti negazionisti. Insomma, i nuovi fascisti
aumentano, e idee fanno un ritorno in giudizio e diventano
politicamente accettabili ... In Francia, Italia, Germania, Ungheria
o Svezia, Europe:
ascenseur pour les fachos è
un
viaggio sorprendente nel cuore dell'Europa e della sua fascisteria,
un incontro con questi nuovi fascisti del 21 ° secolo, le loro
speranze, i loro successi, i loro metodi per tornare ad esser
protagonisti della politica nazionale.
Insomma,
da vedere
assolutamente, che si militi in una delle citate organizzazioni, che
si sia ‘anti’ o semplicemente dei curiosi o degli studiosi…
Matteo
Luca Andriola
Parte
1
Parte
4
Parte
5
Parte
6
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