Napoli: l'avvocato Trupiano "pronto allo sciopero della fame e non mi curerò i tumori"
Dal Garantista di sabato 11 luglio
di Giuseppe Parente
Il penalista napoletano Vittorio Trupiano, arrestato lo scorso 25 giugno per concorso esterno in associazione camorristica, ha affidato una lettera al suo difensore. Secondo l'accusa l'avvocato partenopeo avrebbe fatto da tramite tra il clan Caiazzo del Vomero e i Lo Russo di Miano per la spartizione degli appalti negli ospedali. Vittorio Trupiano ha deciso di non mangiare più, di non bere e di non curarsi più per i 2 tumori di cui è afflitto.
Questo è il testo della lettera che il legale ha affidato al quotidiano Roma su precisa volontà dell'assistito. "Mi dichiaro prigioniero politico. La mia politica è stata sempre quella a difesa dei detenuti. Prova ne siano le due richieste referendarie per la modifica dell'articolo 4lbis negli anni 1999 e 2000, per l'abrogazione della pena di morte a termine chiamata ergastolo, iniziative che hanno dato molto fastidio ai potenti della Repubblica.
Mentre ben altri potenti (Usa) negano l'estradizione di Gambino all'Italia, ritenendo il 41 bis più letale della pena di morte vigente in molti dei loro stati". Il "prigioniero politico" Trupiano, in questa sua missiva, ricorda l'arresto nel 2003 per concorso esterno in associazione camorristica dove venne prosciolto all'udienza preliminare per il 416bis e rinviato a giudizio per voto di scambio aggravato dal metodo mafioso salvo poi venire assolto con formula piena perché il fatto non sussiste.
Quest'anno è stato nuovamente arrestato per 416 bis, concorso esterno al clan Caiazzo. Accusa costruita a tavolino e che con il primo arresto ha in comune il nome di uno dei due richiedenti la misura cautelare, il dottor Giuseppe Borrelli, con lo stesso spirito persecutorio.
"Non che - continua - mi manchino argomenti a mia difesa, ma per effetto di due gravi neoplasie, sono stato comunque ritenuto compatibile con il regime carcerario, perché due tumori portati da Trupiano equivalgono ad una gengivite".
Tra pochi giorni Vittorio Trupiano inizierà un clamoroso sciopero della fame e della sete, accompagnato dal rifiuto delle terapie, quale forma di protesta estrema all'ennesima ingiustizia consumata sulla sua pelle e quella della sua famiglia. Una ingiustizia, a detta del legale, cosi macroscopica, da rinunciare al tribunale del Riesame. Se le condizioni di salute del penalista dovessero peggiorare, potrebbe essere necessario un ricovero ospedaliero ma il suo avvocato difensore è convinto, che la verità, in tempi rapidi, verrà a galla.
di Giuseppe Parente
Il penalista napoletano Vittorio Trupiano, arrestato lo scorso 25 giugno per concorso esterno in associazione camorristica, ha affidato una lettera al suo difensore. Secondo l'accusa l'avvocato partenopeo avrebbe fatto da tramite tra il clan Caiazzo del Vomero e i Lo Russo di Miano per la spartizione degli appalti negli ospedali. Vittorio Trupiano ha deciso di non mangiare più, di non bere e di non curarsi più per i 2 tumori di cui è afflitto.
Questo è il testo della lettera che il legale ha affidato al quotidiano Roma su precisa volontà dell'assistito. "Mi dichiaro prigioniero politico. La mia politica è stata sempre quella a difesa dei detenuti. Prova ne siano le due richieste referendarie per la modifica dell'articolo 4lbis negli anni 1999 e 2000, per l'abrogazione della pena di morte a termine chiamata ergastolo, iniziative che hanno dato molto fastidio ai potenti della Repubblica.
Mentre ben altri potenti (Usa) negano l'estradizione di Gambino all'Italia, ritenendo il 41 bis più letale della pena di morte vigente in molti dei loro stati". Il "prigioniero politico" Trupiano, in questa sua missiva, ricorda l'arresto nel 2003 per concorso esterno in associazione camorristica dove venne prosciolto all'udienza preliminare per il 416bis e rinviato a giudizio per voto di scambio aggravato dal metodo mafioso salvo poi venire assolto con formula piena perché il fatto non sussiste.
Quest'anno è stato nuovamente arrestato per 416 bis, concorso esterno al clan Caiazzo. Accusa costruita a tavolino e che con il primo arresto ha in comune il nome di uno dei due richiedenti la misura cautelare, il dottor Giuseppe Borrelli, con lo stesso spirito persecutorio.
"Non che - continua - mi manchino argomenti a mia difesa, ma per effetto di due gravi neoplasie, sono stato comunque ritenuto compatibile con il regime carcerario, perché due tumori portati da Trupiano equivalgono ad una gengivite".
Tra pochi giorni Vittorio Trupiano inizierà un clamoroso sciopero della fame e della sete, accompagnato dal rifiuto delle terapie, quale forma di protesta estrema all'ennesima ingiustizia consumata sulla sua pelle e quella della sua famiglia. Una ingiustizia, a detta del legale, cosi macroscopica, da rinunciare al tribunale del Riesame. Se le condizioni di salute del penalista dovessero peggiorare, potrebbe essere necessario un ricovero ospedaliero ma il suo avvocato difensore è convinto, che la verità, in tempi rapidi, verrà a galla.
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