I funerali di Valli e il libro su Pavese, Murelli: il suicidio corona la sua vita come opera d'arte (2a edizione)
Nello zaino c’è quanto hai potuto salvare. C’è quello in cui credi. La tua vita. Che va portata al di là del deserto. Altri uomini, generazioni, individui sconosciuti, gente che mai vedrai, magari neppure i tuoi figli, verranno. La storia lo insegna. Anime simili alla tua, segmenti su una stessa retta, fedeli agli stessi Dei. Ne nasceranno ancora. Ne sono sempre nati. Ciò che è certo, è che l’Estremo Conflitto fu disfatta totale. Totale per la generazione che lo ha combattuto, per i milioni di morti, i milioni di sopravvissuti e avviliti, per la nostra generazione, per quella dopo di noi. Catastrofi seguiranno fra qualche decennio, anarchia e rovine per altri decenni, crollo di ogni istituto civile. Ma qualcuno ci sarà. A raccogliere, ad aprire lo zaino.
(Giananonio Valli - 16 novembre 2012)
Lunedì mattina - scrive sulla sua bacheca facebook Mirko Viola - abbiamo dato l'ultimo saluto a Gianantonio, c'erano camerati, amici e parenti... eravamo in tanti... l'emozione è stata fortissima, nessuno è riuscito a trattenere le lacrime quando lo abbiamo ricordato. Il PRESENTE! è stato un tuono... Gianantonio è stato onorato.
"...alle onoranze funebri - prosegue il militante revisionista condannato nel processo Stormfront - c'erano anche due ragazzini, di tredici\quattordici anni al massimo, non ho idea di chi fossero, non li avevo mai visti... indossavano con orgoglio la camicia nera e quando hanno urlato PRESENTE! hanno disteso il braccio, per un attimo ho incrociato lo sguardo di uno di loro, ho riconosciuto "un'anima simile alla mia, un segmento su una stessa retta"... gli ho sorriso mentre piangevo e ho visto il fuoco ardere nei suoi occhi... Gianantonio, una cosa è certa: qualcuno ha già raccolto ed aperto il tuo zaino............. in faccia a questo mondo vile".
Alla figura dell'intellettuale revisionista (nella foto con la moglie), che si è suicidato nei giorni scorsi al termine di un lungo viaggio nella notte della depressione, gli amici hanno dedicato una pagina facebook in cui così presentano il volume che Valli ha dedicato a Cesare Pavese e al suo taccuino segreto:
La pubblicazione, nell’agosto 1990, del “taccuino segreto” di Cesare Pavese ha riaperto la questione del senso e della genuinità dell’antifascismo pavesiano. Quelle note demoliscono non solo la corrente interpretazione data dallo scrittore di una abusata cultura resistenzialista, ma rivelano a chiare lettere la disonestà intellettuale e la miseria morale degli esponenti di quella cultura. Costituiscono inoltre il tassello mancante, la prova concretamente storico-politica dell’adesione di Pavese alla visione “pagana” del mondo, della quale è stato ultimo portatore il fascismo europeo. Se del piano “alto”, ideologico-filosofico, del fascismo pavesiano hanno testimoniato i “Dialoghi con Leuco”, le notazioni del “taccuino” riaffermano con lucidità e puntuale coerenza l’adesione di Pavese a quel complesso ideologico ed esistenziale. Che Pavese non sia poi riuscito a mantenersi fedele a quel suo essere e sentire, questo lo si deve imputare oltre che alla sua intima debolezza caratteriale, al clima di pratica repressione e di terrorismo culturale imposto nel dopoguerra dall’intellighenzia antifascista. In appendice il testo integrale del “taccuino segreto”.Del valore di questo volume parla, nel suo ricordo personale, Andrea Benzi:
E' morto Gianantonio Valli. Deve essere stato un grande medico per la sua comunità locale. I suoi saggi di storia, di politica, di cultura si poggiavano su un'analisi scientifica che lo studio della medicina aveva saputo alimentare, ed erano diretti a cogliere e denunciare le "malattie" culturali, sociali e storiche della nostra generazione (come per esempio l'influenza nefasta del cinema americano). Le sue analisi non rimanevano mai confinate nell'esposizione senza cuore e senza sentimento: i dati che sapeva individuare, osservare, raccogliere e classificare, venivano inseriti in un contesto di letteratura, di prosa che si faceva poesia e dramma, in cui emergevano in ultima istanza quegli uomini che avevano combattuto e perso con onore. Poesia e dramma nascevano probabilmente dall'osservazione di molte sofferenze umane, come solo un medico "condotto" ha l'onere di poter osservare. Aveva principi forti, convinzioni irrinunciabili, ma non aveva chiusure. Mi piace ricordare di lui un testo che rappresenta una gemma, un piccolo capolavoro, del revisionismo nazionale più sano ed intelligente: un piccolo saggio pubblicato dalla Società Editrice Barbarossa, sul famoso taccuino segreto (ed occultato per anni dal totalitarismo antifascista) di Cesare Pavese, un grande scrittore, sfruttato dagli Einaudi, morto suicida con 2000 lire in tasca. Pavese, al perseguimento materiale dell'odio accanito fra Italiani, aveva preferito la casa in collina...sapeva che dall'altra parte, fra i fascisti, c'era gente valorosa e per bene e che aveva costruito un'Italia non da poco, che aveva saputo reggere comunque tre lunghi anni di guerra contro mezzo mondo...gli ripugnava prendere le armi per un mondo che sarebbe stato dominato dai cretini...Valli era un uomo buono. Non ho mai sentito parlare male di lui, eppure è rimasto molto solo. Dicono si sia suicidato. E' un atto difficile da comprendere, e che suona a sconfitta per tanti di noi.
Di una scelta di libertà e di coronamento di un lungo percorso esistenziale parla Maurizio Murelli, editore del volume di Valli su Pavese, commentando questo post sul gruppo facebook Interfaccia:
Come ho già avuto modo di dire sulla bacheca di Andrea Benzi da cui è stato preso uno stralcio di questo articolo, Gianantonio NON È STATO LASCIATO SOLO! Questa poi la poesia da lui più amata di cui utilizza un verso [Agli dèi quali essi siano] come suo ultino scritto in un libro fuori commercio e stampato in poche copie.
Liberati dal soverchio amor dell vita,
Dalle speranze e dalla paura,
Inchiniamoci brevemente,
Agli dei quali essi siano,
Grati di questo almeno:
Che ogni vita un giorno si spenga,
I morti levarsi non possano
E persino i fiumi più stanchi sfociano alfine al mare
Da Martin Eden Jack London
... e poi, il suicidio di Valli non è per lui una sconfitta né l'epilogo ad una transizione nella depressione. Il suicidio è già nella testa del Valli sedicenne dopo l'incontro con l'universo di Pavese. In ciò una strabiliante assonanza con Omar Vecchio che prende una via definitiva dopo il suicidio di due suoi amici poeti. Il suicidio di Gianantonio è il punto finale di un'opera d'arte, quella della sua vita. Il suicidio fu da lui sospeso per atto d'amore per la donna della sua vita. Andata via Mina, ha ripreso l'intinerario e il punto finale lo mette nel istante in cui per un attimo mette all'angolo la depressione che pure lo aveva aggredito. Se il suicidio prospettato in gioventù era indubbiamente un atto acerbo e prematuro, quello posto in essere è la conseguenza di una raggiunta maturità. Se ne è andato lucido, solo sì (perché tali si è in quel momento), sottraendosi all'attenzione di chi gli stava vicino e lo tratteneva.
Con tutto il rispetto dovuto all'erudito, al revisionista, al militante, ma suicidarsi, in quella maniera atroce dolorosa,poi da parte di un medico professionista, che poteva farlo con più garbo, senza lasciare due righe scritte ai figli e ai camerati, mi lascia perplesso. Quindi nulla a che vedere con il suicidio di Cesare Pavese (ne posseggo il libro) nulla a che vedere con Dominique Vennier o Yukio Mishima, suicidi rituali,pubblici, con chiari messaggi ai posteri. Non sono malato di "dietrologia" ma giunti a questo punto siamo a un bivio: Valli ha dimostrato con questo gesto estremo più un profilo da malato, che da militante. Poi trovo scandaloso, non in "ordine" per dirla con Evola, che uno di noi, non possa sopravvivere senza rimanere avvinghiato alle sotanne di una femmina. L'altra strada tutta in salita da scoprire é quella che sia stato "suicidato".Con profondo dolore e rispetto per lo studioso, l'erudito, ma i dubbi vanno chiariti. Ma siamo sicuri che si sia suicidato, lui un ideologo, un faro, un punto di riferimento per tuta l'area, alla quale doveva nutrire un minimo di rispetto, dopo una vita di militanza.Sono perplesso, sgomento, incredulo.
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