Cuori neri reloaded/7. Murelli: a San Babila non facevamo distinzioni tra buoni e cattivi
All'intervento di Gabriele Adinolfi ha fatto seguito un post su facebook di Maurizio Murelli, un protagonista degli anni di piombo che fu tra i più decisi critici dell'operazione "Cuori Neri". Due mesi fa è uscito il suo romanzo storico che fin dall'exerge contesta alla radice la divisione tra cuori neri buoni e cattivi e quindi si pone fuori campo rispetto alla polemica in corso
Io personalmente non a caso ho dedicato il mio romanzo a tre "impresentabili" (stando alla leggenda mediatica): Pierluigi, Umberto, Rodolfo. E tutto il romanzo si sviluppa su un crinale che rende bene (secondo me) l'idea di come la dimensione politica vissuta in una certa maniera e con certe coordinate può facilmente introdurre alle dinamiche "criminali"... e come, i camerati mantenutisi puri possono e DEVONO supportare questa "deriva" (infatti nel romanzo gli "eroi" son quelli che non lasciano solo il protagonista nonostante lui voglia fare da solo). Vero è, poi, che la fascisteria celebra pubblicamente i MARTIRI (cioè coloro che sono caduti per aggressione) e ben poco chi è caduto a mano armata ancora in piena atmosfera politica o già sconfinati nell'avventurismo puramente criminale.... Del perché di questo passaggio dal dominio politico a quello del puro fuorilegge ci sarebbe da dire molto.
Ieri sera a cena con un paio di camerati particolarmente sensibili si osservava un fatto (io di solito parlo di Milano perché conosco bene tutti i meandri della storia milanese, e mai di Roma che spesso fatico a capire). Ci dicevamo: ai nostri tempi esisteva un luogo di spazio comune NON INTERDETTO A NESSUNO: San Babila. La sera arrivavi là e sapevi che trovavi dei camerati di cui non ti importava se erano del MSI, di AN, ON, cani sciolti già in odore di malavita, lupi solitari, avventurieri.... si era tutti camerati e tutti potevano contare su tutti. E quelli che furono di San Babila, comunque morti, comunque abbattuti non sono stati rinnegati o messi in second'ordine in base alla pozza dentro la quale hanno esalato l'ultimo respiro, fosse sangue, fango o merda. Oggi la piazza (cioè l'area di tutte le città ) vive di "contrazioni" molto accentuate e anche quando non c'è ostilità, c'è separatezza. E non esiste il luogo della camerateria dove si era solo camerati al di là dell'intellettualità, della specificità, dell'essere organico a questo o a quello.
Contro Telese tenni a suo tempo, a pari merito con Gabriele, una feroce polemica. Da allora non l'ho più preso in considerazione. Quel che c'era da dire è stato detto. Quel che ha fatto oggi è in linea con il personaggio e i suoi sentimenti. E credo che sia più importante considerare cosa fa la camerateria piuttosto che perder tempo sul anatomopatologo intento a sezionar cadaveri che mai saprà cosa hanno visto gli occhi del cadavere che fa a pezzi e cosa gli è transitato nel cuore, per lui nero non per la connotazione politica ma perché "buio" come la notte senza luna: non può vedere.
P.S. Diversamente da Gabriele io non sono così tranciante sull'"area". Continuo a incrociare persone stupende che tengono bene e promettono bene.
2 - La replica di Telese
3- Ancora critiche dai giornalisti di destra
Io personalmente non a caso ho dedicato il mio romanzo a tre "impresentabili" (stando alla leggenda mediatica): Pierluigi, Umberto, Rodolfo. E tutto il romanzo si sviluppa su un crinale che rende bene (secondo me) l'idea di come la dimensione politica vissuta in una certa maniera e con certe coordinate può facilmente introdurre alle dinamiche "criminali"... e come, i camerati mantenutisi puri possono e DEVONO supportare questa "deriva" (infatti nel romanzo gli "eroi" son quelli che non lasciano solo il protagonista nonostante lui voglia fare da solo). Vero è, poi, che la fascisteria celebra pubblicamente i MARTIRI (cioè coloro che sono caduti per aggressione) e ben poco chi è caduto a mano armata ancora in piena atmosfera politica o già sconfinati nell'avventurismo puramente criminale.... Del perché di questo passaggio dal dominio politico a quello del puro fuorilegge ci sarebbe da dire molto.
Ieri sera a cena con un paio di camerati particolarmente sensibili si osservava un fatto (io di solito parlo di Milano perché conosco bene tutti i meandri della storia milanese, e mai di Roma che spesso fatico a capire). Ci dicevamo: ai nostri tempi esisteva un luogo di spazio comune NON INTERDETTO A NESSUNO: San Babila. La sera arrivavi là e sapevi che trovavi dei camerati di cui non ti importava se erano del MSI, di AN, ON, cani sciolti già in odore di malavita, lupi solitari, avventurieri.... si era tutti camerati e tutti potevano contare su tutti. E quelli che furono di San Babila, comunque morti, comunque abbattuti non sono stati rinnegati o messi in second'ordine in base alla pozza dentro la quale hanno esalato l'ultimo respiro, fosse sangue, fango o merda. Oggi la piazza (cioè l'area di tutte le città ) vive di "contrazioni" molto accentuate e anche quando non c'è ostilità, c'è separatezza. E non esiste il luogo della camerateria dove si era solo camerati al di là dell'intellettualità, della specificità, dell'essere organico a questo o a quello.
Contro Telese tenni a suo tempo, a pari merito con Gabriele, una feroce polemica. Da allora non l'ho più preso in considerazione. Quel che c'era da dire è stato detto. Quel che ha fatto oggi è in linea con il personaggio e i suoi sentimenti. E credo che sia più importante considerare cosa fa la camerateria piuttosto che perder tempo sul anatomopatologo intento a sezionar cadaveri che mai saprà cosa hanno visto gli occhi del cadavere che fa a pezzi e cosa gli è transitato nel cuore, per lui nero non per la connotazione politica ma perché "buio" come la notte senza luna: non può vedere.
P.S. Diversamente da Gabriele io non sono così tranciante sull'"area". Continuo a incrociare persone stupende che tengono bene e promettono bene.
Le puntate precedenti della saga:
1 - Barbadillo e C. contro l'operazione editoriale2 - La replica di Telese
3- Ancora critiche dai giornalisti di destra
Ancora una volta Maurizio Murelli ha tracciato un quadro quanto mai esatto di quello che è stato quello spazio comune chiamato SAN BABILA. Oltre a ricordare i tre "impresentabili" dell'epoca (!!!) mi piace richiamare la sua memoria ad un quarto (Riccardo), che lui ha conosciuto molto bene.... un "gigante buono" che molte volte appariva all'improvviso, a tirare fuori dai guai chiunque ne avesse bisogno!
RispondiElimina