La foto scoop su Ramelli ci racconta un'altra storia sul 12 aprile '73 e conferma la verità di Murelli
Ha destato scalpore lo "scoop" di Saverio Ferrari che, passando sotto la lente di ingrandimento le foto degli scontri del 12 marzo 1973 a Milano scopre che Sergio Ramelli era presente nel gruppo dei dimostranti a piazza Tricolore mentre viene lanciata la prima SRCM.
La notizia, dal punto di vista storico, è poco interessante: che il giovane vittima della brutalità del servizio d'ordine di Medicina di Avanguardia operaia fosse un attivista neofascista era già noto. Del tutto insignificante lo è sul piano giuridico ed etico: c'è forse qualche mente bacata che può sostenere che questo fatto attenui la tremenda colpa dei suoi assassini? Per quel che ricordo, gli stessi condannati hanno fatto abbondante ammenda dell'insensatezza di quel agguato mortale.
Eppure questa foto (pubblicata su Lotta Continua il 18 marzo 1973, consegnata agli investigatori ma caduta nel dimenticatoio finché non l'ha restituita alla fruizione collettiva la Fondazione Erri De Luca, che ha digitalizzato l'intera collezione del quotidiano) è importante: perché coglie, con straordinaria precisione, proprio l'attimo fuggente del lancio del primo ordigno.
Basta spostare lo sguardo dal presunto Ramelli al giovane sull'estrema destra della foto, quello con il giubbino chiaro, un maglione scuro e una busta di plastica in mano. Si tratta, (e se n'è accorto il giornalista dell'Espresso Michele Sasso), in tutta evidenza di Maurizio Murelli, colto proprio nel momento in cui sta caricando il braccio destro per lanciare l'ordigno (il secondo che userà a via Bellotti venti minuti dopo, è contenuto nella busta di plastica). E tutti gli elementi che la foto fissa e consegna alla nostra analisi sembrano confermare la ricostruzione dei fatti che qualche anno fa lui stesso ha affidato a Nicola Rao per la Trilogia della Celtica.
Per l'occasione Murelli si era ingarellato a sostenere la natura difensiva di quel lancio, lanciandosi in un'appassionata disamina tecnica sulla differenza tra SRCM d'assalto e di difesa. E, a ben vedere, è evidente che tutti i fascisti si stanno spostando in direzione opposta a quella del lancio, qualcuno corre, molti camminano, la maggior parte neanche si volta, in pochi (più esperti) si ritirano comunque guardandosi le spalle: il gesto di Murelli ha quindi lo scopo di rallentare la carica della polizia e consentire lo sganciamento in tranquillità dei camerati ... A confermare l'identificazione concorre un'altra foto storica, ben più nota: quella dell'arresto, pochi giorni dopo, dello stesso Murelli a Firenze, in cui il giovane sanbabilino ha ancora gli stessi panni addosso ...
Poi, ovviamente, qualcuno si divertirà a identificare gli altri presenti riconoscibili. A me sembra curioso che Ferrari non si sia accorto chi potrebbe essere il camerata mezzo girato che è proprio a fianco al presunto Ramelli. Sono infatti evidenti alcune caratteristiche comuni (capelli lunghi scuri, barba, volto tondo) con Salvatore Vivirito, l'avanguardista che sarà protagonista degli ultimi fuochi del Mar...
La notizia, dal punto di vista storico, è poco interessante: che il giovane vittima della brutalità del servizio d'ordine di Medicina di Avanguardia operaia fosse un attivista neofascista era già noto. Del tutto insignificante lo è sul piano giuridico ed etico: c'è forse qualche mente bacata che può sostenere che questo fatto attenui la tremenda colpa dei suoi assassini? Per quel che ricordo, gli stessi condannati hanno fatto abbondante ammenda dell'insensatezza di quel agguato mortale.
Eppure questa foto (pubblicata su Lotta Continua il 18 marzo 1973, consegnata agli investigatori ma caduta nel dimenticatoio finché non l'ha restituita alla fruizione collettiva la Fondazione Erri De Luca, che ha digitalizzato l'intera collezione del quotidiano) è importante: perché coglie, con straordinaria precisione, proprio l'attimo fuggente del lancio del primo ordigno.
Basta spostare lo sguardo dal presunto Ramelli al giovane sull'estrema destra della foto, quello con il giubbino chiaro, un maglione scuro e una busta di plastica in mano. Si tratta, (e se n'è accorto il giornalista dell'Espresso Michele Sasso), in tutta evidenza di Maurizio Murelli, colto proprio nel momento in cui sta caricando il braccio destro per lanciare l'ordigno (il secondo che userà a via Bellotti venti minuti dopo, è contenuto nella busta di plastica). E tutti gli elementi che la foto fissa e consegna alla nostra analisi sembrano confermare la ricostruzione dei fatti che qualche anno fa lui stesso ha affidato a Nicola Rao per la Trilogia della Celtica.
Per l'occasione Murelli si era ingarellato a sostenere la natura difensiva di quel lancio, lanciandosi in un'appassionata disamina tecnica sulla differenza tra SRCM d'assalto e di difesa. E, a ben vedere, è evidente che tutti i fascisti si stanno spostando in direzione opposta a quella del lancio, qualcuno corre, molti camminano, la maggior parte neanche si volta, in pochi (più esperti) si ritirano comunque guardandosi le spalle: il gesto di Murelli ha quindi lo scopo di rallentare la carica della polizia e consentire lo sganciamento in tranquillità dei camerati ... A confermare l'identificazione concorre un'altra foto storica, ben più nota: quella dell'arresto, pochi giorni dopo, dello stesso Murelli a Firenze, in cui il giovane sanbabilino ha ancora gli stessi panni addosso ...
Poi, ovviamente, qualcuno si divertirà a identificare gli altri presenti riconoscibili. A me sembra curioso che Ferrari non si sia accorto chi potrebbe essere il camerata mezzo girato che è proprio a fianco al presunto Ramelli. Sono infatti evidenti alcune caratteristiche comuni (capelli lunghi scuri, barba, volto tondo) con Salvatore Vivirito, l'avanguardista che sarà protagonista degli ultimi fuochi del Mar...
Nessun commento: