I campi rom, la provocazione di Salvini e l'ipocrisia dominante
"Le condizioni di vita nei campi rom sono sotto ogni soglia di umanità. Salvini dice le cose che dice per demagogia, ma i campi rom vanno smantellati". Il sasso da me gettato nello stagno, nel corso della trasmissione radiofonica “Come pecore in mezzo ai lupi” sapientemente condotta da Norberto Gallo e Mario Colella su www.radioshamal.it, ha smosso una microscopica onda. Giuseppe Parente, storico collaboratore di Fascinazione e mio facilitatore in tante attività di social networking, si è messo al pc e mi ha scritto le sue riflessioni in materia. Che ovviamente non condivido ...
Che il felpato Matteo Salvini, leader dell’italica destra ed aspirante candidato premier ad eventuali primarie della coalizione di centro destra abbia pronunciato la seguente frase, nel corso della trasmissione Mattina Cinque, “con un preavviso di sfratto di sei mesi, raderei al suolo i campi rom” al fine di recuperare consensi e simpatie per il suo partito, da parte di borghesi benpensanti di “destra” non c’è minimo dubbio. Ma non vi è ombra di dubbio che solo l’ipocrisia, compagna fedele della disumanità, può accettare che delle persone debbano vivere in campi che sono luoghi malsani, pericolosi, in alcuni casi anche aree di sosta per rifiuti speciali.
La cattiva coscienza dei benpensanti portano a destinare per i rom , che mal sopportano, dei recinti di periferia, dei mini zoo dove, se uno vuole, senza pagare il biglietto, può andare a vederli. A nessun essere umano dovrebbe essere riservato simile trattamento, rom o non rom. Invece li ammiriamo in luride baracche, in fogne a cielo aperto ed aspettiamo che la loro sporcizia esondi, che i caratteri della loro estraneità pongano in essere atti incivili.
Lo Stato Italiano, gli enti territoriali, come regioni, provincie, comuni, spendono milioni di euro in nome dell’integrazione e continuiamo purtroppo a vedere bambini, in età scolastica, girovagare per le nostre città facendo, per esempio, accattonaggio. Pensiamo al comune di Roma che per l’alfabetizzazione dei bambini impegna risorse per alcuni milioni di euro, ogni anno.
Avrebbero anche i figli dei rom il diritto dovere di andare a scuola. Ma quel diritto che è un obbligo per chi esercita la potestà non viene mai fatto osservare. I soldi destinati all’alfabetizzazione, finiscono nelle tasche di nostri connazionali, avidi appaltatori delle deleghe per l’integrazione, mentre bambini vagano per le strade trascinati all’orribile rito del furto del portafoglio con destrezza o della continua e costante ricerca dell’elemosina.
In natura, nessuno nasce ladro. Questa affermazioni dovrebbe essere scontata ma quei bambini non avranno altro futuro che il marciapiedi, altra vita che le baracche.
Per smantellare i campi rom, presenti democraticamente in tutta Italia, da Bolzano al Salento, l’Italia, paese che si proclama civile, democratico, progredito, non dovrebbe sottrarsi alla regola minima di offrire delle condizioni di vita civile, per tutti, rom e non. E poi chiedere a ciascuno, anche con severità, di rispettare le regole di convivenza ed i doveri che ne discendono. Compreso quello di contribuire economicamente, nelle forme idonee ed in misura possibile per i servizi ottenuti. Per questo i campi rom vanno rasi al suolo, al più presto, senza se e senza ma.
Giuseppe Parente
La cattiva coscienza dei benpensanti portano a destinare per i rom , che mal sopportano, dei recinti di periferia, dei mini zoo dove, se uno vuole, senza pagare il biglietto, può andare a vederli. A nessun essere umano dovrebbe essere riservato simile trattamento, rom o non rom. Invece li ammiriamo in luride baracche, in fogne a cielo aperto ed aspettiamo che la loro sporcizia esondi, che i caratteri della loro estraneità pongano in essere atti incivili.
Lo Stato Italiano, gli enti territoriali, come regioni, provincie, comuni, spendono milioni di euro in nome dell’integrazione e continuiamo purtroppo a vedere bambini, in età scolastica, girovagare per le nostre città facendo, per esempio, accattonaggio. Pensiamo al comune di Roma che per l’alfabetizzazione dei bambini impegna risorse per alcuni milioni di euro, ogni anno.
Avrebbero anche i figli dei rom il diritto dovere di andare a scuola. Ma quel diritto che è un obbligo per chi esercita la potestà non viene mai fatto osservare. I soldi destinati all’alfabetizzazione, finiscono nelle tasche di nostri connazionali, avidi appaltatori delle deleghe per l’integrazione, mentre bambini vagano per le strade trascinati all’orribile rito del furto del portafoglio con destrezza o della continua e costante ricerca dell’elemosina.
In natura, nessuno nasce ladro. Questa affermazioni dovrebbe essere scontata ma quei bambini non avranno altro futuro che il marciapiedi, altra vita che le baracche.
Per smantellare i campi rom, presenti democraticamente in tutta Italia, da Bolzano al Salento, l’Italia, paese che si proclama civile, democratico, progredito, non dovrebbe sottrarsi alla regola minima di offrire delle condizioni di vita civile, per tutti, rom e non. E poi chiedere a ciascuno, anche con severità, di rispettare le regole di convivenza ed i doveri che ne discendono. Compreso quello di contribuire economicamente, nelle forme idonee ed in misura possibile per i servizi ottenuti. Per questo i campi rom vanno rasi al suolo, al più presto, senza se e senza ma.
Giuseppe Parente
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