Strage di Bologna: archiviata la pista palestinese, Bolognesi indica ai pm la pista dei mandanti
Archiviata, a 10 anni di
distanza dall’apertura del fascicolo e a 4 dall’incriminazione per strage di
due tedeschi, Thomas Kram e Margot Christa Frohlich, la “pista palestinese” per
la bomba alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Lo ha disposto il gip
Bruno Giangiacomo su richiesta del pubblico ministero Enrico Cieri il quale
parte dalla presenza di Kram, ex militante delle Cellule rivoluzionarie, nella
notte precedente l’esplosione che provocò 85 morti e oltre 200 feriti. Una
presenza che, secondo il magistrato, “alimenta un grumo di sospetto”, ma “quel
solo e sorprendente fatto non è tuttavia sufficiente per ipotizzare una
partecipazione” al massacro di quasi 35 anni fa. In merito a Frohlich, invece,
ci fu una testimonianza che la collocava nel capoluogo emiliano quel 2 agosto,
ma a valle delle indagini non sono stati trovati riscontri.
L’inchiesta era partita dalla commissione Mitrokhin
Si chiude così una delle
cosiddette piste “alternative” a quella che ha portato alla condanna definitiva
dei neofascisti appartenenti ai Nar (Nuclei armati rivoluzionari) Giuseppe
Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, già condannati in via
definitiva per quella strage. L’inchiesta era partita dopo alcuni accertamenti
condotti dalla commissione Mitrokhin su presunte attività illegali dei servizi
segreti sovietici in Italia. Inoltre, insieme alla caduta delle accuse ai due
tedeschi, esce di scena definitivamente anche il sospetto sollevato contro una delle
vittime della bomba alla stazione.
“Scagionato” anche il giovane romano vittima dello
scoppio
Era quello che aveva portato
a ipotizzare un coinvolgimento di Mauro Di Vittorio, 24 anni, romano, che
passava da Bologna di ritorno dalla Gran Bretagna, dov’era stato respinto.
Secondo la ricostruzione contenuta in questa “pista”, sarebbe stato vicino
all’Autonomia romana e avrebbe trasportato l’esplosivo poi deflagrato
accidentalmente allo scalo ferroviario emiliano. Le verifiche della
magistratura, che ha sentito anche la sorella di Mauro, Anna Di Vittorio, e il
cognato Gian Carlo Calidori, presentatisi spontaneamente al pm Cieri nel marzo
2013, hanno portato a escludere non solo l’appartenenza del giovane a quella
specifica formazione della sinistra extraparlamentare, ma anche qualsiasi ruolo
diretto o indiretto nell’attentato. È una “vittima oggettiva” della strage,
aveva infatti scritto il pubblico ministero.
Paolo Bolognesi: “Ora si cerchino i mandanti”
Paolo Bolognesi, presidente
dell’associazione che riunisce i familiari delle vittime e parlamentare
indipendente eletto nelle liste del Pd, a caldo ha detto che la pista “è stata
una grande bufala messa tra i piedi della procura di Bologna. I pm sono stati,
in parte, costretti a verificare, quindi molto bene il fatto che ora non si
perda più tempo con cose del genere. Adesso la magistratura dovrebbe affrontare
in maniera precisa la pista che porta ai mandanti, le carte in merito le ha,
anche noi le abbiamo fornite e speriamo che il 35esimo anniversario della
strage sia celebrato conoscendo i nomi di chi ha voluto quella strage”.
fonte: consumatrici.it
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