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Meloni-Salvini: prove tecniche di Fronte nazionale. E i dubbi di Gabriele Adinolfi

di Giuseppe Parente
Dopo mesi di immobilismo politico, condito da troppe chiacchiere e zero opposizione al governo Renzi, quel che resta dell’italica destra, orfana di Alleanza Nazionale, finalmente si smarca da Silvio Berlusconi.  L’occasione per tornare ad essere identitari e sovranisti è la grande manifestazione di piazza contro le politiche del governo Renzi, organizzata dalla Lega Nord per l’Indipendenza della Padania e dalla sua costola centro meridionale denominata Noi Con Salvini, e per questo nobile obbiettivo la destra italiana, composta da diversamente berlusconiani, riorganizza le proprie fila.
In un moneto di forte crisi economica, in un contesto politico alquanto complesso come quello italiano, nasce un ideale fronte anti Renzi composto dalla Lega Nord, da Noi Con Salvini, da Fratelli di Italia Alleanza Nazionale e da un nutrito gruppo di associazioni culturali tra cui spicca l’associazione di promozione sociale Casa Pound.
Anche se, ad onore  del vero, per molti militanti di destra sarebbe auspicabile la nascita di un fronte nazionale per l’Italia sul modello vincente francese, brillantemente guidato da Marine Le Pen. Ma come dice un antico proverbio: chi si accontenta gode, anche perché siamo di fronte ai primi passi di una svolta, ritenuta da molti militanti di destra indispensabile per eleminare ambiguità e trasformismi, contro il partico unico del politicamente corretto e per rilanciare un movimento autenticamente identitario e sovranista.
Nell’attesa che i tempi maturino per la nascita di una grande destra, Matteo Salvini, questa volta senza felpa di ordinanza, ma con semplice t-shirt riportante la scritta Renzi a casa insieme a Giorgia Meloni, segretaria nazionale di Fratelli d’Italia Alleanza Nazionale, lancia un accorato appello alle altre forze politiche: “ si unisca a noi chi vuole mandare a casa questo governo”. L’alleanza tra i due movimenti, è contro le politiche che sta portando avanti il governo Renzi, un governo definito amico dei poteri forti ed agli ordini della Merkel.
 Una alleanza che non terminerà la sera del 28 febbraio, ma andrà avanti nel tempo. Infatti il 7 marzo, a Venezia ci sarà un’altra manifestazione del fronte anti Renzi, mentre tra aprile e maggio ci sarà un grande evento politico al quale parteciperà anche Marine Le Pen.  
Questo ideale fronte anti governativo lancia poche idee ma chiare: nessuno inciucio con la sinistra, no all’immigrazione incontrollata e senza regole, no alle politiche di austerity imposte dalla troika, si alla salvaguardia degli interessi nazionali, si all’aliquota fiscale unica, si alla crescita ed allo sviluppo. Un programma politico, che potremmo definire, senza ombra di dubbio, di destra. Di non facile realizzazione in alcuni suoi punti, ma comunque ambizioso.
Dopo aver raccontato, nei giorni scorsi, ai lettori di fascinazione i dubbi e le resistenze alla “svolta a destra” di Matteo Salvini, nel profondo nord leghista, ascoltando e riportando fedelmente dichiarazioni di storici militanti ed elettori della Lega della prima ora, non posso non registrare alcune perplessità e resistenze da parte di Gabriele Adinolfi, scrittore ed intellettuale vicino a Casa Pound, che riporto integralmente.  
L'altro giorno ho criticato la scelta poco ambiziosa di Salvini di allearsi al centrosud con una manica di trombati incapacitanti, probabilmente a causa di  un'insufficiente fiducia nel proprio personale carisma. Ne è nato un dibattito non propriamente circoscritto, il quale, more solito, è andato un po' in tutte le direzioni eccetto le essenziali.  Da questo dibattito sono nati però degli spunti interessanti che vado a riprendere,  dopo aver ribadito quello che realmente ho inteso dire nell'articolo. E cioè:   
1. Salvini è il soggetto populista di oggi e non se ne può non tenere conto. Se i criteri sono politici, con lui ci si deve rapportare. Come rapportarsi dipende dalle valutazioni: sostenendolo, andandogli dietro, affiancandolo, aggredendolo in pressing, muovendosi a strappi, contrastandolo, sfidandolo: fate vobis.   
2. Il raggio di azione e di consenso di Salvini, specie dopo l'alleanza con gli elefanti del cimitero, è tra un terzo e la metà di quello berlusconiano: siamo quindi in presenza di un fenomeno minore, per quantità, qualità e portata d'azione, rispetto a Berlusconi. Ma tant'è: i falliti della destra 22 anni dopo proveranno a cavalcare l'unico cavallo che c'è.   
A questo punto ho suggerito che qualsiasi azione si compia in rapporto con Salvini (ovvero in qualsiasi dei posizionamenti più su espressi) vada incentrato sulla battaglia allo Ius Soli e  sull'immigrazione,  debba volgere alla costituzione del contropotere, non si debba far distrarre da sirene elettoralistiche tecnicamente impossibili e, soprattutto, debba qualificarsi ideologicamente perché, dicevo, bisogna fascistizzare le destre europee invece di farsi sfascistizzare da loro come invece accade.  Le destre populiste europee sono catalizzatrici di una psicologia reazionaria che, la storia insegna senza alcuna eccezione, è portatrice di fallimenti cocenti e propedeutica sempre alle accelerazioni della finanza che pure vorrebbe contestare. Lo è sempre, meno quando alla sua testa si pone una dirigenza rivoluzionaria che indirizza la psicologia a rettifica (cesarismo, bonapartismo, fascismo ecc).  Ho concluso con una provocazione dialettica, non poi così infondata: la necessità di assumere una mentalità evoleninista: ovvero idea del mondo evoliana e metodologia politica scientifica.

1 commento:


  1. Non fa una piega : le destre e le derive nazional-populiste nascono per de-fascistizzare le masse e non per essere fascistizzate dalle avanguardie; ... figuriamoci quando si sceglie di andare a braccetto con i neociellini infiltrati e trombati della Meloni e compagnia limitrofa
    ... Ottima comunque l'intuizione evol-leninista. Magari fossimo in grado di applicarla qui in Italia.
    Per ora mi sembra che a parte Putin, nessuno sappia andare in quella direzione.

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