Anni di Piombo o Anni di Merda? Il massacro del Circeo e l'assassinio dell'Idroscalo nelle memorie di un sanbabilino
A caldo, a pochi mesi dal delitto del Circeo, l'omicidio stupido e feroce sembrò la proiezione su scala milanese della "violenza fascista": dai Parioli a San Babila.
Cominciava così il post dedicato sei anni fa a uno dei delitti che hanno segnato quell'epoca. Oggi quel post è il primo che google propone se si digita il nome della vittima. E quindi colgo l'occasione per riproporvi invece un bel testo di Johanna Litzen e Nicola Guerra sulla discussione innescata dalla lettera di un sanbabilino che riflette sull'orrore dei due delitti. Ci sono interventi forti e non reticenti di due leader del rango di Cesare Ferri e Maurizio Murelli
Il pubblico di battito
Recentemente
un membro del gruppo facebook Years
of Lead
(Anni di Piombo - https://www.facebook.com/groups/292073480964370/)
ha condiviso un articolo dal titolo “Bullismo Settanta: una storia
di sconclusionata violenza “
(http://antonella.beccaria.org/2006/12/11/bullismo-settanta-una-storia-di-sconclusionata-violenza/).
Un pezzo che ricostrusce l´omicidio di Olga Julia Calzoni nella
Milano del 1976 legandolo nel titolo ad un termine oggi al centro
delle cronache nazionali, “bullismo” appunto. L´articolo
relativo all´omicidio della giovane Olga non è passato inosservato
ed ha raccolto numerosi commenti e riflessioni sull´ambiente
sanbabilino bazzicato dai due assassini e sull´estrema destra in
senso più largo con considerazioni riguardanti anche il massacro
del Circeo del 1975. Un dibattito che ha toccato anche il rapporto
tra neofascismo e nichilismo e sfiorato, in modo meno palese, anche
nodi irrisolti del neofascismo degli anni di piombo quali la
questione femminile e quella gerarchica.
Mario
Galletti, militante sanbabilino, ancora inorridisce per l´assassinio
di Olga e scrive: “questa
e' gente che non solo ha tradito la fiducia di una persona e si e'
macchiata di un'orrendo crimine ma che solo per respirare la nostra
stessa aria ha danneggiato la nostra area politica. Questi, al pari
di quelli del Circeo avremmo dovuto giustiziarli noi”. Successivi
commenti spostano pero´ il discorso sul rapporto tra neofascismo e
nichilismo e Maurizio Murelli, figura carismatica di San Babila,
afferma: “Vedo che si apre un dibattito sul nichilismo e siccome
qui in questa discussione ho introdotto io il termine, faccio
sommessamente notare che quando tratto di certi argomenti uso il
bilancino del farmacista e infatti ho testualmente scritto "QUEL
nichilismo" [quel sottolineato con il maiuscolo]. NON
HO DETTO che l'espressione criminale dei due autori è espressione
del nichilismo. Cosa che invece ha fatto ben altra persona per la
figura di Izzo e grazie alla sua autorità fatto accettare alla
camerateria coatta, da Mario Tuti fino a Nico Azzi contraddicendo la
mia personale avversione.
Questo per dovere di cronaca. E sempre per dovere di cronaca, devo
dire che l'accettazione di quella condizione mi pesa a tutt'oggi e
non per questioni di "morale". Punto.” E´ evidentemente
e comprensibilmente ancora forte il disdegno in Murelli per
l´accettazione di Izzo, uno dei massacratori del Circeo, all´interno
della fascisteria. Una accettazione che sembra dovuta a quel
principio di rispetto della gerarchia tanto caro al neofascismo
italiano prima dell´esperienza spontaneista dei Nuclei Armati
Rivoluzionari (NAR), per certi versi piu´ definibile come
anarcofascista. Un principio di gerarchia troppo sovente considerato
dai neofascisti ante-NAR come parte integrale dell´ideologia
fascista e come tale irrinunciabile sia a livello organizzativo sia
come selezione. Una tematica questa che indubbiamente richiederebbe
maggiori attenzioni e studi e ci offre ad oggi un quadro irrisolto e
confuso del rapportarsi neofascista con la gerarchia. Un quadro
dicotomico tra gerarchismo ante-NAR e spontaneismo NAR. Chi era la
persona che fece accettare Izzo alla “camerateria coatta”? Lo
vedremo piu´ avanti.
Cesare
Ferri, figura storica della San Babila, di quegli anni precisa:
“Intanto
diciamo che gli assassini di Olga Calzoni non
erano propriamente dei camerati e dei frequentatori assidui di San
Babila,
prova ne sia che chi stava quasi sempre in quella piazza, come il
sottoscritto e alcuni altri, quei due li conosceva davvero poco. In
secondo luogo, all'epoca più che di deriva nichilista è forse
opportuno parlare del pensiero evoliano espresso in Cavalcare
la tigre.
Fermo restando però che analisi sociologiche o di altra natura
riguardanti il luogo e i ragazzi che là stavano, sono state sempre
fatte a posteriori e quindi caricate di significati spesso poco
attinenti con la realtà. Ma se a tutti i costi si vuol parlare di
nichilismo, per come ho conosciuto io l'ambiente (e l'ho conosciuto
bene), devo dire che ognuno c'è arrivato e l'ha vissuto come meglio
ha preferito. Ma è una tesi tirata per i capelli: a venti anni o
poco più discettare di nichilismo a ragion veduta, avrebbe fatto
sorridere. I problemi erano altri. Quelli
che hanno ammazzato Olga Calzone non sono nichilisti ma assassini.
E ha ragione Mario (Galletti): sapendolo, avremmo dovuto fare
giustizia noi. Ma non lo sapevamo e non potevamo saperlo”. Ferri in
un sol colpo cancella l´ipotesi nichilista, costrutto effettivamente
adottato a posteriori e anche abusato nelle ricostruzioni del
complesso mondo neofascista. Una ipotesi, quella di un malinteso
nichilismo, che anche nelle ricostruzioni piu´ dettagliate finisce
per svilire la complessita´ politologica del neofascimo e la natura
dei rapporti intercorsi tra esso e la criminalita´comune. Un tema
questo che proprio Maurizio Murelli affrontera´ nel suo romanzo
autobiografico di prossima uscita. Ed e´ proprio Maurizio che in un
successivo post mette in risalto la necessita´ di uno studio piu´
articolato sulla complessita´ della San Babila neofascista: “San
Babila era un luogo di transito di diversi clan. Non lo spazio
geopolitico di UN clan. E se c'erano contiguità tra alcuni clan
questo non significa affinità elettiva tra TUTTI i clan. Che poi la
faccenda Olga J. Calzoni è una faccenda della san Babila del 1974,
quando cioè la San Babila caratterizzata ANCHE politicamente era
defunta. E di fatto è la San Babila descritta da Avene
selvatiche
per altro con stravolgimenti dei residuati effettivamente politici.
Quindi le
cose sono molto più complicate e complesse di come vengono oggi
descritte dagli agiografici e dai denigratori.”
Il
pullulare di commenti nascosti da pseudonimi che rincarano la pista
del nichilismo spinge Maurizio Murelli ad una netta precisazione
sentita anche a livello emotivo: “Sarebbe bene che a questo tipo di
discussioni si astenessero quanti usano pseudonimi e non mandano
avanti anche la loro biografia. Perché poi non si capisce a che
titolo parlano e dove attingono certezze sui fatti e sulle evoluzioni
antropologiche di una ambiente ben circoscritto nello spazio e nel
tempo. Le opinioni possono anche essere proposte anonimamente,
certo... ma chi poi manda avanti nome e faccia (come il sottoscritto)
vorrebbe capire da dove ricava le certezze di fondo per le opinioni
espresse chi si cela nell'anonimato. Non si sta qui parlando di
dottrina e filosofia, ma di tragedie, di morti ammazzati, di
devastazioni biografiche, di itinerari di vita.... Quindi non è
troppo pretendere rispetto per le tragedie e il vissuto pagato anche
a caro prezzo. Io su
queste cose ci sono con i sogni dei mie 18 anni ma anche con un
immenso dolore per le perdite di amici e camerati, che furono nel
giusto, che equivocarono, che sbagliarono, che erano troppo avanti o
troppo indietro. Passati oltre 40 anni dai fatti le prospettive sono
molteplici anche da parte di chi c'era. I sedimentati diversamente
elaborati. Ma lo spartiacque tra chi c'era e l'entomologo o
l'anatomopatologo resta.. Quindi anche certe spiritosaggini qui non
sono gradite”.
Mario Galletti, rivolgendosi a Murelli, specifica con fermazza
“Capisco il tuo risentimente ma allo stesso tempo spero che tu
ritenga che i sogni dei tuoi 18 anni siano stati offesi e traditi
specialmente da criminali assassini come i due in questione che hanno
tolto la vita ad una ragazza che si era innamorata per la prima
volta.Nessuna compassione e/o comprensione per costoro: il loro atto
criminale non puo' essere ridotto a camerati che hanno sbagliato”.
- La lettera col cuore
Non
vi è dubbio che l´assassinio di Olga Julia Calzoni e il massacro
del Circeo ancora oggi rappresentino un tema sensibile nelle e delle
memorie neofasciste e che essi tocchino una molteplicita´ di
tematiche irrisolte da studi che sino ad oggi hanno avuto il merito
di aver ricostruito la storia degli eventi ma che dovranno al piu´
presto essere affiancati da ricerche che approfondiscano le ragioni
di quegli eventi. E proprio ad aiutare, quasi come un grido di
richiesta di approfondimento, mi e´ giunta una mail in privato di un
militante sanbabilino dell´epoca. Un militante che con forza, dolore
e rabbia introduce una tematica soltanto sfiorata dai commenti
precedenti ma che appare centrale. Il rapporto tra neofascismo e
questione femminile. Scrive il miltante sanbabilino:
“Buongiorno,
Nicola. Scusa se ti disturbo in privato, ma non voglio entrare troppo
nella discussione sull'omicidio di Olga Julia Calzoni perché non ho
voglia di litigare con nessuno. Fu una cosa abominevole, come era
stato abominevole il delitto del Circeo l'anno prima. Naturalmente ci
fu qualche emerita testa di cazzo che cercò di giustificare entrambe
le cose: per il Circeo, "erano soltanto delle borgatare",
"così imparano a andare a scopare in giro", "però
gli piaceva andare con i fascisti, eh?", "erano di razza
inferiore" e amenità simili (sentite con le mie orecchie); per
Olga Julia Calzoni, "il fine giustifica i mezzi", "i
due prodi avevano bisogno di soldi per fare la rivoluzione", "se
lei stava buona non le succedeva niente" eccetera (pure queste
sentite con le mie orecchie). Il problema fu che per il Circeo fu
nientemeno Freda che si scomodò a sdoganare Izzo, certo non
giustificando quello che aveva fatto con i suoi compari, ma insomma
riconoscendogli una sorta di status politico che lo elevò da quella
merda che è al rango di persona meritevole di rispetto se non altro
per rispetto di Freda, allora assai carismatico nel c.d. ambiente.
Una cosa assurda e criminale. Quando successe il fatto di Olga Julia
Calzoni, il fatto che vittima e assassini fossero della Milano-bene
scatenò da una parte e dall'altra le peggiori partigianerie - ho
sentito anche cose tipo "bene, finalmente si ammazzano fra di
loro". A ripensarci ora, anni di merda, altro che anni di
piombo. Buona giornata!”
- Le riflessioni del caso
Non vi e´ alcun
dubbio che anche gli eventi piu´ foschi del neofascismo restino
ancora ad oggi non studiati a dovere nei loro presupposti storici,
culturali, politici e sociali. E indubbiamente tutto da capire e´
cio´che riguarda il neofascismo e il suo rapportarsi con la figura
femminile. Il neofascismo che da un lato ci ha offerto giovanili e
romantiche storie d´amore, come quella tra Alessandro Alibrandi e
Claudia Serpieri, durature relazioni, come quella tra Valerio
Fioravanti e Francesca Mambro, uniti nell´amore e nella rivoluzione,
ci ha pero´ lasciato come macchia nera da studiare due storie,
quella del Circeo e quella di Olga (lasciando per il momento a parte
il caso di Ludwig), che riguardano il suo rapportarsi con la figura
femminile, la gerarchia, la violenza e quella tentazione fascista,
ricostruita dal professore “fascistologo” finlandese Tarmo
Kunnas, che pero´ non ha attratto ovviamente solo intellettuali ma
anche qualche vero e proprio “spostato”, per usare un termine
ultimamente citato dal professor Marco Tarchi. Sempre che pero´ si
possano equiparare una “tentazione fascista” ed una “tentazione
neofascista”, anche questo tema assai interessante.
Nicola Guerra e
Johanna Litzen
University of Turku
Nel titolo si parla anche dell'Idroscalo ma nel testo non ne trovo traccia.
RispondiEliminaL'omicidio della Calzoni fu consumato all'Idroscalo
RispondiEliminahttp://fondazionerrideluca.com/download/1979/11_1979/LOTTA-CONTINUA_1979_11_11_12_248_0006.pdf
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RispondiEliminaConcordo pienamente con i commenti di Maurizio Murelli e Cesare Ferri: se dobbiamo dire le cose facciamolo a viso scoperto e con nomi e cognomi. Parlare dietro identità posticcie non fa bene a nessuno... e personalmente a me non risulta che fu Freda a sdoganare Izzo... e poichè ho passato quattro anni della mia vita nella Sezione di Massima Sicurezza del carcere di Novara, insieme a molti altri di Destra, penso di saperne anch'io qualcosina in più di chi non c'era!
RispondiEliminaNon capisco perché non appaia il mio nome nel commento soprastante, visto che in altre occasioni ho scritto altri commenti.... giusto per evitare congetture sono Enrico Caruso. E confermo IN TOTO quantosopra esposto: non fu Freda a sdoganare Izzo bensì uno del gruppo di Quex, che in un attima fi follia totale (e sono gentile... ) se ne uscì dicendo che " nessuno si doveva permettere di giudicare Izzo!". E quando il sottoscritto gli rispose che questa cosa era totalmente folle,mi scrisse pubblicamente, dicendomi "... non hai capito un cazzo, fatti la tua inutile galera!" . Spero che un giorno di incontrarlo... e non è detto che quel giorno nn arrivi presto, visto che va in giro a fare il "mercatino dei libri", vero???
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