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28 febbraio: il corteo per Mantakas e i mal di pancia della Lega Nord per la svolta a destra

Ci saranno anche i camerati europei, sabato prossimo, in piazza a Roma. Per i fatti loro, però. L'appuntamento principale è il corteo nazionale indetto dalla Lega Nord, con l'adesione di Fratelli d'Italia, al grido di "Renzi a casa": una manifestazione che, al di là dell'annunciato buon risultato in termini di presenze (già sono organizzati 200 pullman e 4 treni speciali) punta a rafforzare l'Opa di Salvini sul centrodestra in vista delle imminenti elezioni regionali. Ma il 28 febbraio è anche il 40esimo anniversario della morte di Miki Mantakas davanti alla sezione Prati e così i camerati che gestiscono quel santuario della memoria si faranno il loro corteo alternativo e politicamente "antagonista" all'invasione dei "barbari" nordisti. Ma non ci sono solo i "mal di pancia" di una certa fascisteria romana. Con movimento simmetrico e opposto, nel profondo Nord leghista si registrano dubbi e resistenze alla "svolta a destra" di Salvini. Come è confermato dalle ultime voci che paventano addirittura un derby Tosi-Zaia in Veneto che potrebbe consegnare clamorosamente la regione al Pd.  

di Giuseppe Parente
Desio, 41 mila abitanti, una volta era provincia di Milano, ora è provincia di Monza Brianza. Una cittadina laboriosa, di artigiani, di piccoli e medi imprenditori, di grande tradizione cestistica. Chi non ricorda la Irge Desio disputare combattutissimi derby con Milano e con Cantù.
Alle ultime elezioni europee, del 25 maggio 2014, a Desio il Partito Democratico conquistò il 40,58% dei consensi, Forza Italia, il 16,82%  la Lega Nord Autonomia Basta Euro il 12,03%.  Un discreto risultato per la Lega Nord, in una zona della Brianza dove già allora esisteva una nutrita e combattiva schiera di militanti ex militanti leghisti contrari alla linea politica dettata da Matteo Salvini. Come per esempio, il signor Luciano, leghista della prima ora, come ama definirsi, autentica camicia verde, un passato abbastanza turbolento nelle file dei lumbard, fatto di espulsioni e rientri nel partito che dichiara:” essere leghisti significava essere federalisti, autonomisti, secessionisti indipendentisti. Ora la Lega parla la lingua  dei corrotti palazzi romani, non fa nulla per impedire le continue e costanti ruberie di Stato.  Della Lega Nord per l’Indipendenza della Padana è rimasto purtroppo solo il nome.  Che dire, continua Luciano, di Noi con Salvini, costola centromeridionale della Lega, dove stanno approdando, giorno dopo giorno, rottami politici della vecchia democrazia cristiana e “sanpoltronisti” della fallita destra di governo di Alleanza Nazionale e nostalgici del vecchio e nuovo fascismo?  La Lega per la quale ho combattuto, nell’ultimo ventennio, una dura battaglia politica, era una forza politica autenticamente popolare e di sinistra, che combatteva, con la stessa forza, le ruberie dei partiti italiani di regime ed i fascisti.
Roberta, piccola imprenditrice del settore agroalimentare, storica elettrice leghista, profondamente delusa dell’apertura al Sud di Salvini dichiara:” la Lega ha dato le nostre chiavi di casa a Roma ladrona. Meno male, che nel corso degli anni, affermava che avrebbe trattenuto il 75% delle tasse qui, invece ha lasciato i sindaci del nord in mutande”. Lo slogan elettorale della Lega dovrebbe essere “Solo il Nord” altro che prima gli italiani, afferma Riccardo, titolare di una tipica osteria meneghina. Con orgoglio si definisce “bossiano” ed è nostalgico della Lega indipendentista e secessionista, che correva da sola alle elezioni politiche, contro Roma Polo e Roma Ulivo, perché riteneva che i partiti nazionali non riuscissero a realizzare un’azione libera dai ricatti degli interessi dei meridionali.
Riccardo è un accanito seguace de La Voce degli Indipendentisti, giornale on line diretto da Gianluca Marchi, primo direttore de la Padania, che ha 2 pilastri : indipendentismo e liberalismo, senza legami occulti o palesi con alcuna forza politica nazionale. I nostalgici della Lega bossiana spuntano come verdi cespugli un po’ ovunque. Anche nel Veneto. Per esempio, Arturo, leghista della prima ora, residente a Cittadella, in provincia di Padova, ricorda i cruenti scontri congressuali tra bossiani e maroniani, di scissione promesse e mai realizzate, di quanto fosse autenticamente democratica, popolare e di sinistra, il messaggio di Roberto Maroni, altro che la brutta copia del fronte nazionale di Marine Le Pen. Sono tanti, soprattutto in Veneto, dichiara Arturo, i leghisti che non approvano la nuova linea politica di Salvini, con relativa svolta a destra.  Una lega traghettata su posizioni di estrema destra, di cui Salvini aspira ad essere il nuovo leader, come conferma la manifestazione denominata Renzi a casa, che avverrà a Roma, il 28 febbraio, alla quale parteciperanno anche Fratelli di Italia- Alleanza Nazionale e Casa Pound.

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