Il generale Falde e la "Strage di Stato": così i servizi segreti tentarono di inquinare la controinformazione
Emiliano Di Marco è un blogger e giornalista napoletano. In un lungo reportage sull'ambigua figura di Nicola Falde (dal Sid alla direzione di Op tra le tante cose fatte)v ricostruisce anche con dovizia di particolari il tentativo di "inquinamento" da parte di Giovanni Ventura sulla controinchiesta "La Strage di Stato"
Nel 1969, in seguito ai contrasti maturati con l'amm. Henke, dimessosi da ogni incarico nelle Forze Armate, il generale Nicola Falde iniziò la carriera di “giornalista” collaborando con la RAI dove ritrovò una sua conoscenza, Giancarlo Elia Valori, cameriere di cappa e spada del Vaticano, affiliato alla loggia massonica Romagnosi nel 1965 (la stessa a cui era iscritto Licio Gelli), diventato nel 1972 funzionario alle relazioni internazionali della televisione di Stato. Sull'effettivo ruolo di giornalista di Falde alla RAI esistono pochi riscontri, mentre è rimasta una traccia della sua attività di “intossicazione ambientale” su una delle più importanti controinchieste degli anni '70. La Strage di Stato controinchiesta, edito da Samonà e Savelli nel 1970, un best-seller di 600.000 copie, incentrato sulla tesi che dietro la strage di piazza Fontana ci fosse siaAvanguardia Nazionale che il comandante Junio Valerio Borghese. Secondo una versione del neofascista Stefano Delle Chiaie (fondatore di Avanguardia Nazionale), originariamente la controinchiesta doveva essere pubblicata dalla casa editrice ED (Nuova Sinistra Editrice), la cui collana “Per l'Azione” era curata da Roberto Di Marco per conto di Giovanni Ventura, un neofascista di Ordine Nuovo, coinvolto nell'inchiesta sulla strage di Piazza Fontana, legato a Franco Freda ed all'agente del SID Guido Giannettini, che era riuscito ad camuffarsi da editore di una piccola casa editrice della nuova sinistra. La ED chiuse i battenti nel 1970 ed il testo fu proposto dall'avvocato Di Giovanni di Soccorso Rosso e dal giornalista Marco Ligini alla Savonà e Savelli. Ventura, che rivendicò la sua collaborazione al volume in un intervento a Radio Radicale, il 15 maggio 1976, avrebbe anche continuato a mantenere contatti con il comitato di controinformazione nato intorno alla pubblicazione. Molte delle notizie del volumetto erano tratte da documenti che furono ritrovati nella cassetta di sicurezza della madre di Ventura, in compagnia di numerosi dossier di Giannettini, presso la Banca Popolare di Montebelluna. Poco prima di morire, Marco Ligini avrebbe consegnato allo storicoGiuseppe De Lutiis alcuni documenti del SID riguardanti un sindacalista socialdemocratico della UIL, Adelino Ruggeri, coinvolto nell'indagine “Rosa dei Venti”, che il giornalista sosteneva di aver ricevuto da Nicola Falde. (L'Aquila e il Condor, di: Delle Chiaie, Griner, Berlenghin, pag. 123 – Aldo Giannuli, Bombe a inchiostro)
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