La "resa ai fascisti" e la lezione di Serpentara: le rivolte di popolo non le fabbrica il ceto politico
Il dispositivo messo in piazza questo venerdì lo attesta.Prima i messaggi allarmistici delle testate di sinistra sullo “Stato che si arrende ai fascisti”, quindi Marino che prova a recuperare terreno in borgata, ma gli va già di lusso se non finisce in ospedale. Quindi l'ordine perentorio impartito alla Polizia di caricare i ragazzi di Casapound alla Serpentara quando stanno offrendo solidarietà a un pensionato barbaramente pestato. Ordine perentorio per la verità disatteso sia per la calma dei manifestanti che per quella dei responsabili delle forze dell'ordine che non riescono ad ubbidire come molle a un comando assurdo e ingiusto che proviene dal Campidoglio.Poi, nell'illusione che intanto Marino abbia recuperato terreno e che gli scontri con Casapound abbiano avuto luogo, l'ultima mossa: quella della solidarietà in doppio petto e senza palle che gli attivisti del partito del ministro dell'interno, Alfano, inscenano in serata sempre alla Serpentara.Un meccanismo coordinato a tavolino tra tutti i complici della nostra spremitura quotidiana.Elimina il radicale, sostituiscilo con il buffone e lascia che tutto vada come prima.Questo è il quadro. Da un lato abbiamo la sana esasperazione popolare e dall'altra il carrozzone dei falliti che congiura per depotenziarla e al tempo stesso per sfruttarla, ovviamente tradendola, per salvare grazie ad essa poltrone e portafogli.
Qui il video della diffida della polizia ai militanti di CasaPound: http://montesacro.romatoday.it/fidene-serpentara/casapound-tufello-serpentara-centri-sociali-oggi-14-novembre.html
Così Gabriele Adinolfi racconta e interpreta la "giornata di passione" di ieri nella borgata. Omettendo però la discesa in campo della "terza forza", i compagni del Tufello. Per il Messaggero le cose sono andate così:
Momenti di tensione oggi pomeriggio tra polizia e centri sociali al Tufello, poco lontano da Fidene dove era in programma una manifestazione di Casapound. I militanti dell'estrema destra romana erano scesi in piazza a Fidene assieme a Borghezio contro il brutale pestaggio da parte di una banda di rapinatori a Gino Lozzi, ex custode della scuola Toscanini, ricoverato in prognosi riservata. Un episodio efferato che ha scosso un’intera città e soprattutto i quartieri di Fidene e Serpentara.La cosa non è piaciuta ai centri sociali che a loro volta sono scesi in strada, in via Monte Cervialto, a qualche centinaio di metri da Casapound, accendendo fumogeni e rovesciando alcuni cassonetti. I manifestanti tenuti sotto controllo dalla polizia hanno anche lanciato qualche grosso petardo.
In realtà protagonisti del "terzo evento" a Serpentara non sono stati i militanti del Nuovo centro-destra, che pure a Roma ha inglobato un bel po' di quadri storici della destra sociale, da Augello a Piso, ma un pezzo significativo del ceto politico di borgata, che ha organizzato una fiaccolata alla parrocchia raccogliendo una discreta partecipazione. Il Di Roma la racconta come l'autentica manifestazione di popolo ma a parlare sono solo i consiglieri municipali:
L'autenticità della situazione è venuta fuori invece più tardi, con i cittadini di zona che si sono radunati alle 19 di fronte alla parrocchia di Sant'Ugo. In circa 200 hanno tirato su due grandi striscioni, uno con la parola "Sicurezza" a tutta larghezza, l'altro con un messaggio di solidarietà per Gino Lozzi, 70 anni, ex custode della media Toscanini in via Flavio Andò.Tanto per far comprendere, alcuni giorni fa Gino ha subito una rapina ed è stato malmenato dai rapinatori che gli hanno invaso casa. «Lo hanno massacrato, rotto mani e piedi, colpito ovunque», sottolinea il figlio Urbano che quella sera era lì, tenuto bloccato a letto da alcuni degli aggressori che brandivano un piccone a mo' di minaccia. Sono stati oltre 30 minuti di terrore e orrore, le urla del padre colpito ripetutamente tanto da ridurlo in fin di vita e, andati via i malviventi, portato subito all'ospedale Pertini con fratture, ecchimosi ovunque e un polmone perforato da una costola fratturata. «Quei selvaggi erano dei nomadi, dei rom - continua Urbano - Erano riconoscibili. Sono stati spietati e io a tenere calmo mio figlio, impotente». Le minacce verbali, quell'intimare di stare zitto altrimenti lo avrebbero ammazzato, lui "italiano di merda". Tornando alla manifestazione, ad aprirla alcune parole di Cristiano Bonelli (Ncd) e di Francesco Filini (FdI) che insieme ai consiglieri Manuel Bartolomeo (Ncd), Fabrizio Caspapera (Cd) e Simone Proietti (M5S) hanno rappresentato varie forze politiche locali. Fra i presenti alcuni componenti di comitati di quartiere, come Mimmo D'Orazio del CdQ Serpentara: «Non avendo avuto autorizzazione per la manifestazione visto che oggi in tutta Roma se ne sono svolte diverse, i cittadini si sono radunati spontaneamente anche perché la situazione è insostenibile e tutti oggi non sono disposti a rimanere fermi. Ci devono dare ascolto, vogliamo vivere in sicurezza».«Tutti percepiamo questa fetta di periferia come sempre meno sicura - ha detto Bonelli - Vogliamo far sentire la nostra voce, vogliamo vivere serenamente nei nostri quartieri».Poi su Gino Lozzi, ha preso la parola Francesco Filini: «Gino si sta riprendendo. Siamo qui per dare la nostra solidarietà a lui e alla sua famiglia. Abbiamo la pretesa di voler vivere in tranquillità la nostra città. È di oggi pomeriggio l'episodio di una signora che verso le 18,30 è stata aggredita su via dei Prati Fiscali, colpita alla testa e derubata. Vogliamo sicurezza! Inoltre i nostri quartieri rimangono sempre più spesso al buio e questo non fa che aumentare la pericolosità delle strade».Dopo, l'inizio del corteo, tutti con candele accese in mano, a sfilare scortati dalle forze dell'ordine fino alla scuola Toscanini, fin lì dove Gino ha quasi trovato la morte, nella sua abitazione di custode dell'istituto, colpito con ferocia da quei balordi che hanno violentemente invaso e stuprato l'intimità della sua famiglia.
No, le "rivolte di popolo" come a Tor Speranza non si fabbricano a tavolino e certamente l'allarmismo del "Fatto Quotidiano" che accredita un "protagonismo fascista" tutto da dimostrare non aiuta a capire le dinamiche reali della periferia orientale romana, dove anche in presenza di un grave fatto di sangue dal pesante impatto emotivo, la maionese non è impazzita ...
PS: Intanto all'Espresso si sono svegliati dal sonno e hanno scoperto che a Torpignattara fu delitto razziale. Alla buon'ora...
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