I diavoli (Tuti e Pelosi) e l'acquasanta (don Mazzi) a discutere di alternative al carcere a CasaPound
“Laddove ci sono società a misura di giustizia e di pena personale, là ci sono società democratiche. Laddove la società risolve i suoi problemi con la galera, vuol dire che non c’è una società democratica”. Con queste parole don Antonio Mazzi conclude il suo videomessaggio per la conferenza “Storie di ordinaria galera”, organizzata da CasaPound Italia, presso la propria sede di Roma, in via Napoleone III 8, per venerdì 15 febbraio alle 21. All’incontro parteciperanno tra gli altri Luigi Amicone, direttore della rivista Tempi, Carlo Guarany, del Consorzio Eriches, Mario Tuti e Pino Pelosi. Come a dire i diavoli (il terrorista nero, l'assassino di Pasolini) e l'acquasanta (il sacerdote che ha come mission il recupero degli ultimissimi e il giornalista ciellino). Modererà il vicepresidente di CasaPound Italia e candidato premier e governatore del Lazio di Cpi, Simone Di Stefano.
Durante l’incontro - spiega un lungo comunicato stampa di CasaPound - partendo dalle esperienze di chi ha affrontato in prima persona la detenzione, saranno affrontati i temi della questione carceraria e delle sue possibili soluzioni. Sulla base dei dati, che parlano, per esempio, di un sovraffollamento del 142,5%, di 53 suicidi in un anno e di 31 casi di detenuti morti per “cause da accertare”, ma soprattutto sulla base delle esperienze personali. In questo modo si cercherà di capire e far capire come e perché oggi le carceri italiane siano luoghi esclusivamente punitivi, in cui il principio della rieducazione spesso non viene nemmeno più enunciato. Non a caso il videomessaggio di don Mazzi, che con Exodus si occupa di riabilitazione di tossicodipendenti e detenuti da oltre un trentennio, si apre con una affermazione che non lascia margini di trattativa:
“Facciamo una premessa – dice il religioso – io odio il carcere, perché chi sta in carcere comunque viene fuori peggiore. Perché il carcere è un ambiente diseducativo. Perché il carcere italiano è solo punitivo, non è previsto come struttura rieducativa”. Un problema che, per don Mazzi, non è solo di “sistema” e che, anzi, è prima di tuttoculturale. “Il popolo italiano vuole la galera. Il popolo italiano – prosegue don Mazzi – è convinto che chi fa alcune cose merita solo la galera. Non ha mai pensato, il popolo italiano, che ci può essere la pena alternativa, che ogni ingiustizia va anche misurata sulla storia della persona. E poiché noi abbiamo politici che non capiscono niente e magistrati che non hanno voglia di fare la guerra, perché seguono anche loro l’opinione pubblica, voci solitarie come quella del vecchio Pannella non riescono ad affermare una proposta vera per incrementare l’utilizzo delle strutture alternative”. “Il reinserimento? Per me – conclude il fondatore di Exodus – l’alternativa al carcere è già reinserimento in società, perché vivere qui, poter andare a scuola, fare l’università, fare attività di volontariato vuol dire essere in società. Se fai così hai già anche preparato la società a capire che puoi rientrare, se invece uno lo sbatti dentro, nella galera, chiudi e butti la chiave è chiaro che non cambierai mai il mondo”.
Durante l’incontro - spiega un lungo comunicato stampa di CasaPound - partendo dalle esperienze di chi ha affrontato in prima persona la detenzione, saranno affrontati i temi della questione carceraria e delle sue possibili soluzioni. Sulla base dei dati, che parlano, per esempio, di un sovraffollamento del 142,5%, di 53 suicidi in un anno e di 31 casi di detenuti morti per “cause da accertare”, ma soprattutto sulla base delle esperienze personali. In questo modo si cercherà di capire e far capire come e perché oggi le carceri italiane siano luoghi esclusivamente punitivi, in cui il principio della rieducazione spesso non viene nemmeno più enunciato. Non a caso il videomessaggio di don Mazzi, che con Exodus si occupa di riabilitazione di tossicodipendenti e detenuti da oltre un trentennio, si apre con una affermazione che non lascia margini di trattativa:
“Facciamo una premessa – dice il religioso – io odio il carcere, perché chi sta in carcere comunque viene fuori peggiore. Perché il carcere è un ambiente diseducativo. Perché il carcere italiano è solo punitivo, non è previsto come struttura rieducativa”. Un problema che, per don Mazzi, non è solo di “sistema” e che, anzi, è prima di tuttoculturale. “Il popolo italiano vuole la galera. Il popolo italiano – prosegue don Mazzi – è convinto che chi fa alcune cose merita solo la galera. Non ha mai pensato, il popolo italiano, che ci può essere la pena alternativa, che ogni ingiustizia va anche misurata sulla storia della persona. E poiché noi abbiamo politici che non capiscono niente e magistrati che non hanno voglia di fare la guerra, perché seguono anche loro l’opinione pubblica, voci solitarie come quella del vecchio Pannella non riescono ad affermare una proposta vera per incrementare l’utilizzo delle strutture alternative”. “Il reinserimento? Per me – conclude il fondatore di Exodus – l’alternativa al carcere è già reinserimento in società, perché vivere qui, poter andare a scuola, fare l’università, fare attività di volontariato vuol dire essere in società. Se fai così hai già anche preparato la società a capire che puoi rientrare, se invece uno lo sbatti dentro, nella galera, chiudi e butti la chiave è chiaro che non cambierai mai il mondo”.
Pelosi, "assassino di Pasolini"? Dai, su..
RispondiEliminai problemi della disumanita' del carcere e del sovraffollamento esistono, ma per i criminali che uccidono occorre anche porsi due problemi: esite un effettivo e reale ripensamento dell'azione compiuta???....i famigliari della persona uccisa ( o magari stuprata.....) vengono interpellati??
RispondiEliminaOccorre coniugare Giustizia con possibilita' di riscatto questo e' il senso.
Se si da' la possibilita' di reinserimento aun omicida dopo solo tre o cinque anni che e' dentro e non si e' verificato il grado di comprensione di quello che e' stato compiuto NOn c'e giustizia.
e analogamente non c'e' giustizia se per un semplice furtarello commesso in un supermercato unicamente per avere di che sfamarsi si viene segnati a vita, senza possibilita' di reinserirsi.
Il reinserimento andrebbe fatto in entrambi i casi, ma nel primo i tempi di riflessione devono essere molto , ma molto piu' lunghi...
Agostino