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Blitz contro CasaPound, una storia molto napoletana e la solidarietà polemica di Militia


QUESTA E MOLTE ALTE SCRITTE SONO COMPARSE E COMPARIRANNO IN TUTTA ITALIA NEI PROSSIMI GIORNI! SOLIDARIETA' A CHI NON RINNEGA! VITA EST MILITIA! DA ROMA A LECCE A MESSINA A PAVIA A NAPOLI A CATANZARO! LA VOCE E' UNA SOLA! VIVA IL FASCISMO! 
(umt) Così Militia Roma avverte me e qualche altra decina di utenti facebook della campagna lanciata in difesa degli arrestati di Napoli. Una campagna dai toni polemici: la solidarietà va a chi non rinnega... Già a caldo era emersa la distinzione dei dieci sottoposti a misure cautelari in tre diverse realtà: i tre rimasti con CasaPound, i quattro usciti con uno strappo violento e ora vicini a Militia (la scissione mise capo alla vandalizzazione della sede di via Foria: raid regolarmente registrato dalle microspie dei carabinieri), gli altri distaccatisi sul piano individuale o mai iscritti. E' una storia molto napoletana, in cui le dinamiche comunitarie e l'individualismo spinto spesso prevalgono sul rapporto e sulle logiche di organizzazione. Ciò detto, va però riproposto con forza il dubbio di fondo. E' evidente, dai copiosi materiali "esternati" dal gip nel provvedimento cautelare, che i Carabinieri controllavano ferreamente il gruppo, grazie a intercettazioni in sede, in auto e a una decina di utenze telefoniche. Tanto da intervenire in due riprese in tempo reale per "disarmare" i militanti nell'immediata imminenza del corteo nazionale. Perché allora c'è voluto più di un anno per l'operazione giudiziaria? Si aspettava che si consumasse qualche più grave episodio di violenza per dare sostanza a un'associazione sovversiva assai lontana dagli standard fissati dalla giurisprudenza? Del resto sarebbe una ben strana organizzazione militare quella in cui
i ragazzini usano toni beffardi e irriverenti nei confronti del comandante generale e dei veterani;
non esiste alcun livello di compartimentazione e liberamente in sede si parla di episodi di violenza senza nessun elemento di prudenza a tutela dei responsabili;
gli standard disciplinari sono talmente bassi che non si riesce a imporre nemmeno la minima regola della più semplice organizzazione complessa: la puntualità agli appuntamenti.  

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