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In morte di Prospero Gallinari: un pezzo di storia che si vuole continuare a rimuovere

foto Il Fatto/antonella beccaria
(umt) Da più parti mi sono giunte sollecitazioni a scrivere della morte e dei funerali di Gallinari. Una storia che è profondamente attorcigliata con tanti dei temi di cui ci occupiamo quotidianamente e che posso riassumere nel nodo della memoria non condivisa e della mia scelta di raccontare empaticamente le ragioni di quanti nella piccola guerra civile strisciante che ha insanguinato negli anni Settanta hanno voluto schierarsi dalla parte del torto: i fascisti ma anche i brigatisti.
A bloccarmi, però, ha pesato una regola che mi sono dato ormai 25 anni fa, quando è cominciato l'avventura intellettuale della ricerca sulla fascisteria e cioè che non avrei mai usato le conoscenze acquisite nel corso della mia esperienza militante. Anzi, a onor del vero, è una pratica che avevo già adottato in precedenza, rinunciando, ad esempio, allo scoop sulla grazia concessa da Pertini a Fiora Pirri ma a cui mi sono attenuto rigorosamente.
A rendere più complicata la cosa c'è la circostanza che alla persona di Prospero Gallinari è legata la mia ultima azione da militante, vent'anni fa: la partecipazione allo sciopero della fame a staffetta per sollecitare il beneficio della sospensione della pena date le drammatiche condizioni del suo cuore. Non considero tale, infatti, la prolungata collaborazione intellettuale con Oreste Scalzone, conclusasi con la sfortunata impresa editoriale della pubblicazione del suo Vademecum,  un fallimento che ha sostanzialmente segnato la fine dell'impresa familiare di Immaginapoli. 
E quindi lo faccio tardi, con grande fatica.
Le offese ai "reduci" (grotteschi, patetici e via discettando) sono dilagate. In circostanze del genere, si sa, ognun col cuore suo l'altrui misura. E così Giovanni Fasanella ricama sul "mistero" dell'attribuzione tardiva a Germano Maccari della responsabilità dell'esecuzione di Moro. Lo stesso episodio a me invece conferma la grandezza morale di Gallinari che a chi, benevolmente, gli suggeriva di sottrarsi all'ingiusta accusa di essere stato l'omicida di Moro, circostanza che costituiva il sostanziale impedimento della concessione della sospensione della pena per motivi di salute, rispondeva come lo scrivano Bartebly: preferisco di no.
Al giudizio sprezzante di Riotta rispondono non due reduci ma stimati professionisti, un  docente universitario di Torino, un cardiologo interventista di Milano:
1. sono più patetici gli ex che pontificano (e qui l'elenco sarebbe infinito, a partire dallo stesso Riotta, per passare a Mieli, Liguori, Pancho Pardi e via discorrendo)
2. i brigatisti sono tra i pochi che in Italia hanno pagato per gli errori commessi.
A voler essere precisi, i brigatisti non hanno commesso errori ma un crimine politico, il massimo: il regicidio. L'omicidio Moro è infatti il punto più alto toccato dalla violenza politica di matrice rivoluzionaria nell'Europa del dopoguerra, essendo gli altri due episodi di pari entità, l'omicidio di Carrero Blanco da parte dell'Eta e di lord Mounbatten dell'Ira iscrivibili alla sfera delle lotte di liberazione nazionale. E nei singhiozzi sulla bara di "Gallo"di Bruno Seghetti, che il senso comune descriverebbe come un assassino, c'è la verità profonda di un pezzo di storia patria che si vuole continuare a rimuovere, di una generazione maledetta che, brechtianamente, si è caricata sulle spalle il male per realizzare il Paradiso sulla Terra.
E tutti i dubbi che sarebbe legittimo opporre alla loro ambizione, alla luce degli esiti catastrofici dei comunismi storici, si dissolvono, quarant'anni dopo, nella crisi drammatica che travolge il Paese con la liquidazione di tutte le conquiste sociali degli anni Settanta. (1- continua)


3 commenti:

  1. Grazie, Ugo, di quello che hai scritto ... ed anche sel seguito che scriverai ...

    Non sono mai stato nemmeno un vago "simpatizzante" delle BR ...

    Ma oggi Gallinari lo sento "mio", fino in fondo ...

    Sarà la vecchiaia ... sarà quello che è successo dopo e che ancora sta succedendo ...

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  2. ." i brigatisti sono tra i pochi che in Italia hanno pagato per gli errori commessi."


    qui mi ci si consenta di dissentire. Basti pensare alla liberta' condizionata concessa a Moretti sin dal'inizio degli anni novanta( ed era accusato di una strage orribile)ed anche Morucci non mi sembra proprio abbia pagato interamente per quello che ha fatto dato che da decenni presenta libri in conferenze organizzate a destra e manca ( giustamente, senza condanne, NON cito e NOn voglio parlare di altri fatti di sangue di cui e' stato accusato con prove Schiaccianti ma incredibilmente assolto....ma ripeto QUI Rispetto la sentenza, parlo di condanne definitive sancite in tribunali. Lo dico per non creare confusioni e spiacevoli fraintendimenti.)
    NOn credo poi tutti fossero realmente dei rivoluzionari visti i legami assodati con servizi segreti dell'ESt presso cui s'addestravano .
    E' anche qvero aONor del vero che ci furono parecchi "neri" ( si fa per dire dato che piu' altro erano al servizio dell'Alleanza atlantica) considerati da qualche tontolone ingenuo dei rivoluzionari romantici e che erano invece pedine usate dal regime. I piu' giovani inconsapevolmente e senza rendersene conto, altri ciecamente, perfettamente consapevoli, servendo poteri sovranazionali in nome di un anticomunismo di maniera e comunque non certo per un'alternativa al sistema .
    Diciamo una cosa sulla quale credo possiamo concordare: la teoria degli opposti estremismi, perfettamente funzionale al sistema, servi' invece a Stabilizzare il sistema politico di allora puntando al massacro delle generazione che a quel sistema invece si opponeva.


    Agostino

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  3. http://www.archiviostorico.info/libri-e-riviste/5095-chi-manovrava-le-brigate-rosse

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