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Ricordando Antonio Torre: dalla galera alla palestra la costruzione di un militante


"Quando quella sera si era stabilito di andare a bere una birra a piazza Sannazaro, siccome era noto che si trattava di “una zona frequentata dai compagni”, Nonno e Lasdica avevano detto che “era probabile che sarebbe successo casino” e, insieme al Torre e forse al D., erano andati a “procurarsi le mazze” perché “era meglio essere preparati”, lasciando in attesa lui, A., M., S. e T.. Al tavolo della birreria, dopo aver mangiato, il gruppo aveva deciso di strappare il giornale e di darsi subito alla fuga imboccando la strada dell’ospedale della Marina verso la Chiesa di Piedigrotta, davanti alla quale si sarebbero dovuti ritrovare per andare via insieme. L’A. si era tirato indietro perché aveva detto che a un tavolo vicino c’era un suo conoscente e se ne era andato con l’intesa che avrebbe aspettato gli altri al posto convenuto. A questo punto anche T. aveva affermato di aver notato uno che lo conosceva, ma era stato trattenuto dal Torre che l’aveva bloccato dicendogli: “Se te ne vai sei un uomo di merda!”, ma che non era riuscito ad impedirgli di svignarsela appena si erano alzati, tanto che lui non l’aveva più visto". [Dal dispositivo di sentenza di 1° grado nel processo Miccoli].
(umt) Antonio Torre aveva meno di 17 anni il 30 settembre del 1978, il giorno in cui una bravata di un gruppo di militanti del Fronte della gioventù vomerese costa la vita di Claudio Miccoli, pestato a morte da Ernesto Nonno a piazza Piedigrotta dopo un primo tafferuglio a cui partecipa ancora "Tonino". Gli costerà un'accusa di omicidio e un paio di anni di galera (con un'ulteriore imputazione per associazione sovversiva: i contatti con Freda per essere arruolato nell'Ordine dei ranghi") ma alla fine dell'iter processuale se la caverà per la minore età e la non partecipazione all'aggressione letale con il perdono giudiziale. Altri, al suo posto, avrebbero colto l'occasione per tornare nei ranghi, lui invece decise di andare avanti con un impegno totale. A partire dal suo corpo: lavorandoci intensamente su il "biondino mingherlino" di cui parlano gli atti del processo diventa un campione di body building, capace di competere con Schwarzwenegger.
Ma il suo modello cinematografico era invece un altro: il Mario Brega protagonista di formidabili scazzottate ma la cui "mano di ferro" può diventare di "piuma" per fare una siringa delicatamente alla "Sora Lella". Così il coraggioso squadrista ("Ci siamo incontrati da ragazzini - ricorda Maurizio Ruggiero - credevamo nel nostro ideale ed eravamo disposti a tutto . Il nostro gruppo al Vomero, le giornate passate sotto l'Incontro, gli scontri continui con i compagni, le carcerazioni") era capace di grandi tenerezze con i membri della tribù.
"Ti voglio bene" è l'espressione che più ricorre nella pagina facebook di Antonio Torre, insieme a tutta la gamma del repertorio da "negri di strada": fratello, fratellino, fratellone ... E' il modo di rendergli scherzosamente omaggio per l'ultima volta, scimmiottando il suo modo di concludere le telefonate e di salutare gli amici. Ma sbaglierebbe chi da questo intercalare ricavasse l'idea che il giovanissimo guerriero di strada si fosse rammollito con gli anni. A cinquant'anni passati ancora si dava da fare, in caso di bisogno, pronto a chiamare i vecchi camerati per dare ancora una mano. Ne è traccia nel fascicolo processuale per gli scontri all'Università dell'autunno 2011 tra antagonisti e Blocco studentesco. "Tonino" è fermato insieme ad altri ultraquarantenni a poca distanza dal luogo degli incidenti. Ovviamente erano tutti di passaggio...


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