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Quattro generazioni di fascisteria napoletana ai funerali di Tonino Torre

Ho conosciuto Giuseppe Parente alla fine del secolo scorso, come braccio destro di Antonio Torre a Forza nuova. Anche se ha abbandonato la militanza per la scelta di diventare giornalista, a Tonino Torre Giuseppe era rimasto profondamente legato. E perciò gli ho chiesto una testimonianza dei funerali che si sono svolti il 20 dicembre 2012, quattro giorni dopo perché le circostanze della morte (un'aneurisma devastante mentre era al lavoro) hanno richiesto tempo.

Antonio Torre sapeva unire, sapeva guidare, poneva per sé stesso e per i suoi camerati nobili obiettivi,difficili traguardi nella vita come nella politica. 
Poi li superava e li faceva superare anche alla sua comunità, a volte nel più facile e semplice dei modi, a volte con difficoltà, ponendosi altri obiettivi sempre più grandi. 
Tonino, cresceva in maniera continua e costante, la sua crescita non era fine a sé stessa, non era una semplice crescita personale ma era la crescita di una comunità costituita da una moltitudine di persone. 
Antonio aveva una forza di volontà indomabile e una pazienza mostruosa specie con noi giovani camerati, unita ad un sorriso che costituisce il vero senso di quel “col sorriso e la spada” che cantava Massimo Morsello e che in questi giorni tristi ci fa ancor più luce. 
Per questo motivo l’addio ad Antonio Torre ha visto la partecipazione di una Comunità umana e politica dispersa che si è ritrovata come un grande fiume carsico che torna all’improvviso in superficie. 
Una comunità composta da centinaia di persone stipate dentro la Chiesa. Tante altre persone fuori. La luce di un pallido sole illumina il volto dei presenti. 
E’ visivamente rappresentato tutto ciò che è stato il “neofascismo” napoletano. 
Ci sono giovani militanti poco più che diciottenni che da poco stavano conoscendo e apprezzando le qualità umane e politiche di Tonino, noi tra i trenta ed i quaranta anni reduci dalle felice esperienza del Cuib Giulio divenuto poi Forza Nuova nel settembre del 1997, poi i cinquantenni fraterni amici di Tonino dalla gioventù dei Volontari Vomero e di Terza Posizione, vecchi militanti di Lotta di Popolo, Gioventù Europea e di Ordine Nuovo, ex deputati e senatori del Movimento Sociale divenuto poi Alleanza Nazionale, ex militanti ed attivisti missini. 
Alle ore 15 la chiesa è piena, il parroco della chiesa di San Vincenzo Pallotti celebra la funzione religiosa ricordando la figura di Antonio Torre, un cattolico di altri tempi, figlio di un cattolicesimo popolare profondamente sentito, un padre esemplare di due stupendi ragazzi, un marito fedele e affettuoso, un lavoratore serio ed instancabile, un uomo impegnato nel sociale ed in politica. 
Con parole dolci e tranquille chiede ai presenti di pregare per il nostro Tonino Torre. 
La cerimonia sta finendo. Il parroco prima chiede ai compagni di scuola di Roberto ed Emanuele di avvicinarsi a loro prima della successiva benedizione della salma. 
Lentamente i presenti escono in attesa del feretro, ma all’interno sono tanti me compreso che si avvicinano alla bara, per l’ultimo saluto all’amico e camerata di una vita, qualcuno si irrigidisce sull’attenti e fa un saluto romano, qualcuno altro tocca la bara con una carezza. 
L’atmosfera è davvero irreale. All’esterno centinaia di persone pronte per l’ultimo saluto al Comandante Antonio Torre. Più in là ci sono curiosi e normali cittadini che passeggiano per il Vomero. 
La bara del nostro Comandante trasportata dai suoi giovani camerati comincia a muoversi e scendere le scale della chiesa, qualcuno urla: Camerata Antonio Torre, per tre volte. E per tre volte centinaia di saluti romani vengono levati al cielo al grido di : “Presente”. 
Napoli 20 dicembre 2012, in un periodo storico dominato dal pensiero debole, caratterizzato dalla morte delle ideologie ho avuto l’onore di assistere ad una cerimonia che ha visto fianco a fianco almeno 4 generazioni diverse di militanti del variegato mondo della destra napoletana. 
Una cerimonia che ha riunito giovani, esperti ed anziani militanti, facendo abbracciare e piangere persone che da anni non si vedevano, alcuni non si parlavano, chiamati a raccolta da una persona, Antonio Torre, che per tanti di noi incarnava ed incarna da lassù un’idea. 
Tutti noi siamo profondamente legati ad Antonio Torre e se siamo qui, ciò significa che è venuto a cercare uno ad uno. Per parlarci, per convincerci.  Come sapeva fare solo lui. E ci è riuscito. Di tutto questo, del suo esempio, di quest’ultimo insegnamento gli saremo sempre grati.
Giuseppe Parente

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