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Quando Tonino Torre raccoglieva le firme contro il carcere duro per i mafiosi: una vecchia intervista

Quindici giorni fa è morto a Caserta "Tonino" Torre. Ieri, riordinando gli archivi informatici, ho trovato, tra le tantissime cose, alcune tracce della sua presenza: una vecchia intervista della primavera del 2000 a Cronache di Napoli (credo sia l'occasione in cui ci siamo conosciuti), un suo intervento di due anni fa pubblicato su Fascinazione, una foto di una rimpatriata dei Volontari del Vomero. Ve li offro in lettura
(umt) “Dopo il rullo di grancassa del circo dei mass media, è arrivata puntuale la relazione semestrale dei servizi di sicurezza: evidentemente i nostri 007 non sanno fare di meglio che collezionare ritagli di giornale”. Non riesce proprio a trattenere lo sdegno Antonio Torre, il giovane leader campano di Forza Nuova, il movimento neofascista emergente a cui è ricondotta ogni flautulenza dell’estrema destra, dai petardi antisionisti agli striscioni razzisti nelle curve di mezz’Italia.
“Ora ci vengono a dire che sono i soliti noti, i leader di vent’anni fa compromessi con gli anni di piombo a tirare le fila della ripresa del movimento. E’ evidente che parlano dei nostri capi, costretti a vent’anni di durissimo esilio per aver fatto politica in quegli anni terribili”.  I due capi di cui parla Torre sono effettivamente ben noti alle cronache giudiziarie: Roberto Fiore, segretario nazionale, e Massimino Morsello, leader spirituale, il “De Gregori nero”, un ultimo cd da 10mila copie. Il primo condannato a 5 anni e 6 mesi di carcere come fondatore dell’associazione sovversiva “Terza posizione”, il secondo a nove anni per costituzione di banda armata, come ideologo del Fuan-Nar. In realtà entrambi sono stati dileggiati per anni dai duri e puri dello spontaneismo armato come chiacchieroni, Fiore è stato addirittura nel mirino di Valerio Fioravanti, accusato calunniosamente di essere fuggito con la cassa, indicato come “esponente di spicco della vigliaccheria nazionale” in un volantino di rivendicazione di alcuni omicidi per vendetta dell’ultimo gruppo di fuoco dei Nar. E invece, rivendica con una punta di orgoglio Torre, “Roberto e Massimino hanno attraversato con dignità gli infami anni ’80, hanno costruito dal nulla una realtà imprenditoriale e sociale che dà lavoro a centinaia di camerati ed è presente in mezza Europa [il network Meeting point, un’agenzia di turismo giovanile e di servizi vari, n.d.r.] e ora che finalmente sono potuti tornare in Italia il loro rigore morale, le loro qualità umane e politiche fanno paura”. Anche Torre, nel suo piccolo, è stato partecipe – era poco più di un ragazzino - di quegli anni tragici. E della sua vicenda ne parla appunto, con pudore e sofferenza, come di una tragedia. A 18 anni, con una squadra di neofascisti del Vomero, partecipò all’aggressione di un gruppo di giovani di sinistra a piazza Sannazaro. Gli aggrediti reagirono e li inseguirono. Il secondo scontro, più rapido e intenso, si consumò in pochi secondi davanti alla Chiesa di Piedigrotta. Restò a terra con il cranio sfondato Claudio Miccoli, un attivista del WWF, morto sette giorni dopo. La condanna per omicidio preterintenzionale fu mite [in realtà per lui scattò il perdono giudiziario, ndb], Torre comunque si sciroppò due anni di carcere duro, nel circuito degli speciali, dove ebbe modo di conoscere il gotha dell’estrema destra compromessa con i golpe, la strategia della tensione e i servizi segreti , da Franco Freda e Adriano Tilgher. Nessun vittimismo, comunque: “Perché appunto io sono qui a parlarne, e anche il carcere duro mi ha arricchito umanamente e politicamente, e lui è morto, e ogni morte è una perdita irreparabile”.  E’ questa della vita, della sacralità della vita un’autentica ossessione per Forza nuova, al di là del limite della bigotteria: tanto che al primo punto del loro programma hanno messo l’abrograzione delle leggi abortiste (e infatti hanno in programma per martedì prossimo, a piazza Trieste e Trento, un sit in per la vita) e al secondo la famiglia e la crescita demografica come cardini della politica di rinascita nazionale. E, cresciuti alla scuola di Codreanu, il leader delle “Guardie di ferro”, il movimento fascista romeno impregnato di misticismo cattolico e populista, testimoniano con l’esempio la loro fede politica. Ovviamente, a maggiori livelli di responsabilità politica corrispondono maggiori doveri: e quindi il segretario nazionale è arrivato a sette figli, due prodotti nella fase dell’intemperanza giovanile, cinque con la moglie spagnola. E anche su questo terreno Torre si dà da fare: ne ha già due, piccolissimi (due anni e mezzo e un anno emezzo) “ma ne vorrei fare una carretta. Solo che c’è un problema. Perché i figli, come li viviamo noi, sono una cosa impegnativa, noi non siamo gente che li facciamo per poi farceli rincoglionire dalla play station e dalla televisione. E allora è una fatica, una splendida fatica”. Lui è uno che alla fatica è abituato, visto che per campare gestisce una palestra, peraltro accorsatissima, a via D’Isernia. Certo, il culto del corpo del fitness e la ricerca del benessere di certo New age non appartiene a uno che è cresciuto in una generazione militante che ha vissuto le arti marziali come via di realizzazione spirituale, eppure bisogna lavorare per campare… E la palestra gli lascia abbastanza tempo libero per quello che conta: la militanza & la famiglia. Di quel percorso militante in lui resta un approccio saggio alle cose della vita, quella saggezza che matura nel dolore. Altri a lui affini hanno scelto la via delle armi. Come Rosario Lasdica, il caposquadra del pestaggio mortale di Mergellina: passato dai monti del Peshwar con i guerriglieri antisovietici all’assalto sfortunato a una gioielleria di Parigi (finito con conflitto a fuoco e qualche anno di duro carcere francese). Altri si sono bruciati il cervello e la vita per schiattarsi un po’ di calore nelle vene. Lui dall’esperienza del carcere duro ha conservato il rispetto (e la pietas cristiana) per la sofferenza degli ultimi della terra, riuscendo così ad accettare – contro tutte le evidenze e i pregiudizi di un movimento come il suo, reazionario, autoritario, dichiaratamente fascista – di condurre una battaglia comune contro il carcere duro per i camorristi. E così Forza nuova è al fianco dell’avvocato Vittorio Trupiano nella campagna per il referendum abrogativo dell’articolo 41 bis e presenterà una lista comune a Napoli, con Trupiano candidato sindaco e Torre capolista.

2 commenti:

  1. ma perchè avrebbero sfondato il cranio a uno del WWF? in questi casi, bisognerebbe buttare via la chiave!

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  2. ....se fosse cosi, e cioe' FN che si batte contro il carcere duro ai camorristi e addirittura candida quale possibile sindaco proprio uno che lo sta scontando per associazione camorristica, sarebbe un altro motivo in piu' per non votarla e tagliare definitivamente i ponti con l'estrema destra terminale
    Non resta che appoggiare sul territorio in eventuali elezioni comunali qualche lista civica che si batta francamente per problemi che stanno veramente a cuore degli Italiani e dei cittadini di quella specifica realta' locale.



    Ago

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