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Galli e l'appunto Senzani: una virgoletta saltata e una lunga analisi filologica


(umt) Gabriele Paradisi mi trasmette un contributo filologico sul testo di Galli e l'appunto Senzani, discussione che languiva. C'è dell'ironia nel fatto che Paradisi difenda, nell'email di accompagnamento, il diritto all'anonimato del quarto componente della sua "banda", autore di questa puntigliosissima analisi, dopo aver ripetutamente sfidato il nostro corrispondente dal sottosuolo Lucifero Inferi a uscire allo scoperto e mettere il suo nome autentico nelle polemiche. Così come resto affascinato dalla capacità straordinaria degli scopritori della pista palestinese per la strage di Bologna di esaminare minuziosamente le foglie ma di non cogliere il senso della posizione degli alberi nella foresta assai intricata... Ovviamente il testo viene pubblicato con il rilievo che merita. Perché, al di là delle conclusioni provvisorie a cui sono giunto, sono convinto che la conoscenza costa fatica ma non fa male.
di sextus empiricus
Per concludere la lunga discussione sull’olografo di Senzani, può essere utile ritornare a fare qualche riflessione ripartendo proprio dal testo tratto dal libro di Giorgio Galli trascritto in apertura di questo articolo (link), utilizzando un po’ di “filologia luterana”, come auspicato da UMT in uno dei commenti precedenti.
1. Le due parti della citazione del libro di Giorgo Galli, Piombo rosso, 2004 (pp. 194-195).
Il passo citato dal libro di Galli va diviso in due parti. Nella prima (Senzani era in possesso, fra l’altro, di un manoscritto in cui il terrorista affermava di ritenere che il Kgb fosse in grado di “pilotare l’attività delle maggiori organizzazioni terroristiche europee e palestinesi e che avesse infiltrato propri agenti nell’ala ortodossa delle Brigate rosse”) è necessario però aggiungere un’altra virgoletta (») – saltata nella trascrizione – dopo le parole Brigate rosse. Questa parte è infatti una citazione che Galli trae dall’“ultimo «elaborato» della Commissione stragi” intitolato «Sulla figura del noto prof. Giovanni Senzani» (p. 194). Si tratta probabilmente di una relazione inedita, della quale però Galli non fornisce ulteriori precisazioni bibliografiche.
La seconda parte del passo citato (Apprestare un manoscritto da vendere al Sismi, ricco di informazioni tanto infondate quanto a esso [non a “esse”, come si trova nella trascrizione] gradite (compresa quella sui concorrenti del «Partito comunista combattente») è l’ultima impresa di Senzani, che, ben conoscendo i servizi non poteva pensare che gli lasciassero rapire Romiti e assaltare la sede della Dc) è invece di pugno dello stesso Galli.
Se ne desume pertanto che Galli non ha consultato direttamente il manoscritto (ossia l’olografo) rinvenuto nel portafoglio di Senzani al momento del suo arresto il 9 gennaio 1982, ma si è avvalso di un «elaborato» della Commissione stragi di cui non cita né l’autore né la data di redazione.
Come si può notare, si tratta di un circuito assai poco filologico e che finisce per essere anche alquanto vizioso, se proviamo a risalire pure alla citazione incastonata all’interno del testo di questo «elaborato» (“pilotare l’attività delle maggiori organizzazioni terroristiche europee e palestinesi e che avesse infiltrato propri agenti nell’ala ortodossa delle Brigate rosse”). L’origine di questa seconda citazione – che non è tratta direttamente dall’olografo, ma che ad esso si riferisce – va molto probabilmente ricondotta, pur in presenza di qualche variante testuale, ad un Rapporto “riservatissimo” del Cesis del 31 marzo 1983, pubblicato per la prima volta nella Relazione di minoranza del gruppo parlamentare del Msi-Dn della Commissione Moro (vol. 2, 1983, pp. 367-396; riedito poi nel vol. 28, 1988, pp. 813-840).
Il testo di quel Rapporto del Cesis (vol. 2, pp. 385-386) è il seguente: «In un documento trovato su Senzani al momento dell’arresto, pur nella difficoltà di interpretare sigle e annotazioni, sembra rilevarsi che l’autore (lo stesso Senzani) ritenga il KGB in grado di pilotare l’attività delle maggiori organizzazioni terroristiche europee e palestinesi, in funzione antioccidentale. Si manifesta anche l’opinione che il KGB possa manipolare contemporaneamente gruppi di estrema destra e estrema sinistra e che abbia infiltrato propri agenti nell’ala “militarista” delle B.R. (1).
Quale che sia il credito che si voglia dare a tali convincimenti resta il fatto della collocazione “privilegiata” del suo autore nel mondo clandestino del terrorismo».
«(1) Si ricorda in proposito che tra le cause che portarono alla scissione tra “partitici” e “militaristi”, vi fu anche la differente valutazione sulle opportunità di intrattenere legami con i Servizi esteri.».
Così Galli “vede” (si fa per dire) l’olografo di Senzani attraverso gli “occhi” del Cesis (il Comitato Esecutivo per i Servizi di Informazione e Sicurezza), che dal 1977 al 2007 coordinò l’attività del Sismi e del Sisde; da qui il carattere poco virtuoso e anzi assai “vizioso” delle sue considerazioni.
2. Il parere di Giorgio Galli su Giovanni Senzani
Può essere utile riportare anche il giudizio che Galli fornisce della figura di Senzani. Alla pagina 198 dello libro sopra richiamato si legge: “Per entrambi [Mario Moretti e Giovanni Senzani] si è parlato di rapporti coi servizi. Ho già espresso il mio parere sulla logica compromissoria di Moretti (vedi pp. 120 e 173-174). Anche su Senzani penso si possa dire che è stato un rivoluzionario coerente. Ma ambedue hanno probabilmente ritenuto di poter strumentalizzare i servizi, mentre sono questi ad averli in parte utilizzati (che Senzani abbia «incrociato» i servizi è un’ammissione della quale mi ha parlato il suo avvocato, Nino Falastò, che, in assenza di richiesti, ulteriori chiarimenti, rimise il mandato)”.
3. Il manoscritto di Senzani “da vendere al Sismi”
Per tornare a quanto scrive Galli di suo pugno, si deve notare che l’idea che Senzani avesse apprestato un “manoscritto da vendere al Sismi, ricco di informazioni tanto infondate quanto a esso gradite” è quanto di più bizzarro si possa sostenere. Prima di tutto perché quella “vendita” fu per Senzani un “affare” disastroso, essendogli costata molti anni di galera. Inoltre le informazioni dell’olografo erano talmente “gradite” al Sismi che l’ufficiale che avrebbe dovuto trattarle avrebbe preferito incenerire quel manoscritto. L’odissea dell’olografo nei meandri delle varie articolazioni del nostri servizi di sicurezza è delineata nella sentenza-ordinanza dell’allora giudice istruttore di Venezia Carlo Mastelloni nel procedimento penale 204/83 contro Abu Ayad e altri (traffico d’armi Olp-Br) emessa il 20 giugno 1989. Da quanto scrive Mastelloni emerge in particolare un aspetto particolarmente sconcertante, imbarazzante e grottesco – e penosissimo dal punto di vista umano – quello appunto riguardante l’ufficiale del Sismi che avrebbe dovuto occuparsi personalmente dell’olografo. Interrogato sia dallo stesso Mastelloni sia da Rosario Priore, quell’ufficiale preferì simulare una presunta malattia, smentita da perizie mediche, pur di non rispondere sulla gestione (o mancata gestione) del manoscritto di Senzani, reperto di cui si può dire ogni cosa ad eccezione che fosse un documento “gradito” dal Sismi.
4. “Gli ultimi attentati gravi in Europa” sepolti per 28 anni
Stralci dell’olografo sono stati parzialmente citati e commentati a partire dal 1983: nel Rapporto del Cesis (sopra citato); nel 2004 nel libro intervista di Giovanni Fasanella e Alberto Franceschini (Che cosa sono le Br, Bur 2004), per fare solo alcuni esempi. Mastelloni utilizza ampiamente l’olografo di Senzani nella sua sentenza-ordinanza del procedimento penale 204/83 emessa il 20 giugno 1989 (come sopra ricordato). Tuttavia, la parte riguardante “gli ultimi attentati gravi in Europa” è rimasta sepolta tra le carte dei nostri servizi segreti e negli atti giudiziari di varie procure italiane (Roma, Bologna, Venezia) per ben 28 anni, fino a quando Rosario Priore non l’ha fatta emergere pubblicamente il 26 luglio 2010 nell’ambito del convegno “Strage di Bologna, una storia da riscrivere?”, svoltosi alla Camera dei Deputati in occasione della presentazione del libro intervista di Giovanni Fasanella e Rosario Priore (Intrigo internazionale, Chiarelettere 2010). Lo stesso Priore ha poi più ampiamente analizzato l’olografo nel libro scritto con Silvano De Prospo (Chi manovrava le Brigate rosse, Ponte alle Grazie 2011). È un tempo di sommersione superiore al quarto di secolo, ossia al periodo di tempo (1980-2005) nel quale è rimasta sommersa un’altra informazione, quella sulla presenza di Thomas Kram a Bologna nella notte tra il 1º e il 2 agosto 1980.
5. Sull’annotazione “[A. pensa così]”
Per concludere queste riflessioni va ribadito che la parte dell’olografo su “gli ultimi attentati gravi in Europa” si chiude con un inciso fra parentesi quadra, ossia “[A. pensa così]”, che evidenzia che quelle considerazioni sugli attentati in Europa appartenevano all’interlocutore palestinese di Senzani (Abu Ayad, secondo l’interpretazione fatta propria dallo stesso Mastelloni nella sopra ricordata sentenza-ordinanza del 1989; Abu Ayad, o Abu Iyad secondo la traslitterazione usata nei paesi di lingua inglese, ossia Salah Khalaf, nome in codice del Kgb Kochubey, secondo quanto scrivono C. Andrew e V. Mitrokhin, The Mitrokhin Archive II. The KGB and the World, Allen Lane 2005, p. 257). Pertanto il passo riguardante “gli ultimi attentati gravi in Europa” è una sorta di stenografico di quanto l’interlocutore palestinese aveva riferito a Senzani nei colloqui svoltisi tra l’agosto e il Natale del 1981.


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