Rauti story/11 - I nuclei di difesa dello Stato e il colonnello Spiazzi
Proprio
mentre mi accingevo a pubblicare questo capitolo della Rauti story,
dedicato ai Nuclei di Difesa dello Stato, ispirati dal leader di
Ordine nuovo, arrivava la notizia della morte del generale Amos
Spiazzi, l'ufficiale più volte arrestato per reati di eversione e
sempre assolto, che era responsabile della struttura veronese.
Di
Ugo Maria Tassinari
Ci
sono voluti più di 20 anni e la rottura della sovradeterminazione
geopolitica di Yalta ma alla fine la felice intuizione del giudice
padovano Tamburrino sul perverso intreccio tra servizi segreti ed
estrema destra è stata verificata. Gliel’aveva confessato il
colonnello Amos Spiazzi, nel corso dell’inchiesta sulla ROSA DEI
VENTI: il reseau eversivo per cui era stato arrestato
costituiva una struttura di sicurezza atlantica, i cui compiti
originari di resistenza antisovietica erano stati ampliati a una più
generale “prevenzione anticomunista”.
«Secondo
Spiazzi a partire dal 1966/1967 e sino al 1973, contestualmente
all'acuirsi dei conflitti a livello europeo, si affiancò a GLADIO
una seconda struttura denominata NUCLEI DI DIFESA DELLO STATO,
anch'essa addestrata al Piano di Sopravvivenza e i cui componenti
erano suddivisi secondo funzioni specifiche analoghe a quelle di
GLADIO. Anche questa struttura contava ragionevolmente su un
considerevole numero di aderenti, forse intorno ai 1500, dal momento
che l'ordinovista veronese Giampaolo Stimamiglio, il quale era membro
di uno dei gruppi, ha fatto riferimento a 36 Legioni territoriali e
la sola Legione di Verona era formata da 50 elementi
Nei
primi anni ’90, mentre esplode il caso GLADIO, Vinciguerra è
tra i più decisi a negare l’autonomia dei NUCLEI DI DIFESA
DELLO STATO:
Non
si può trovare traccia di un’organizzazione che non esiste. I
NUCLEI DI DIFESA DELLO STATO sono, a mio avviso, un’operazione e
non un’organizzazione. Quando il colonnello Spiazzi fece presente
l’esistenza delle cosiddette LEGIONI, diede l’opportunità di
realizzare un depistaggio che andava a coprire la struttura STAY
BEHIND o, comunque, la vera organizzazione atlantica
Dal
suo canto Vinciguerra è impegnato in un durissimo ‘duello’ con
il “giudice-ragazzino” che indaga su GLADIO. L’ostinazione
di Felice Casson nel sostenere che per la strage di Peteano era stato
usato l’esplosivo di dotazione NATO rischia di inchiodare
l’ordinovista
al
ruolo di “agente amerikano” che rifiuta con tutte le sue forze.
Ormai dei NUCLEI sappiamo quasi tutto.
La
gestazione: il tanto citato convegno dell’Istituto Pollio ha radici
profonde nella storia della guerra fredda. Già nel 1950, infatti, il
ministro degli Interni Scelba aveva affidato all’ambasciatore Sogno
– due reazionari tanto anticomunisti quanto antifascisti – la
costruzione di un apparato per la difesa civile che era la foglia di
fico per una rete di sicurezza aperta ai reduci neofascisti, ammessi
in posizione subalterna (con la benedizione di Evola e Borghese). A
promuovere con Sogno l’apparato degli ATLANTICI D’ITALIA,
l’esercito antisovietico
composto da civili, erano stati alcuni tra i migliori
funzionari pubblici: il prefetto Marzano (Affari riservati), il
colonnello dei carabinieri Rocca (reclutatore di GLADIO,
finito misteriosamente suicida nel 1967), l’ambasciatore
Malfatti.
Gli anglo-americani non si fidavano pienamente della DC né
erano disposti a lasciarle il monopolio dell’anticomunismo di
Stato. Così il CONGRESSO PER LA LIBERTÀ DELLA CULTURA, che
supportava l’operazione atlantista, era egemonizzato in Italia da
quadri liberali e azionisti della buona borghesia cosmopolita.
Il
giorno di nascita: il convegno sulla “guerra rivoluzionaria”. La
presidenza è occupata da magistrati, militari ed ex partigiani.
Tutti fedeli servitori dello Stato che condividono la preoccupazione
atlantista per la ripresa della tensione tra i blocchi. Numerosi
relatori sono neofascisti. A gettare benzina sul fuoco concorre il
massimalismo dei socialisti che, dopo la scissione del PSIUP
(finanziata da Mosca), hanno problemi di concorrenza a sinistra.
Le
origini geografiche: anche se l’atlantismo è la traccia genetica
dei NUCLEI, è evidente la filiazione francese,
dall’elaborazione sulla “guerra non ortodossa” degli ufficiali
contrari alla decolonizzazione, che, dopo aver ragionato del
carattere ideologico della contrapposizione frontale al comunismo,
passarono ai fatti con l’OAS. Sarà questo uno dei terreni di
incontro tra destra reazionaria e neofascisti. (...)
La
ragione sociale: mobilitare
gruppi di civili politicamente affidabili (ultrà “neri”
ossessivamente anticomunisti) per iniziative di molteplice natura a
sostegno delle forze armate.
Il
battesimo: nel 1966, con un mailing golpista agli ufficiali
dell’Esercito (secondo il SID ispirato da Rauti e Giulio Maceratini
e svolto da Franco Freda e Giovanni Ventura).
L’organizzazione:
36 legioni territoriali di 50-60 membri, diretti da referenti della
struttura informativa militare, che svolgono attività di raccolta
dati e d’addestramento alla controguerriglia ma talvolta anche
compiti operativi.
Il
livre de chevet: Le mani rosse sulle forze armate,
scritto nello stesso anno da “Flavio Messala” (alias Rauti,
Edgardo Beltrametti e Guido Giannettini), per sostenere le ragioni
del capo di stato maggiore della Difesa Aloja contro il generale De
Lorenzo, perché anche il “partito del golpe” era organizzato in
correnti in aspra lotta intestina. E Aloja, fallito il bersaglio (la
professionalizzazione dell’esercito), ritira il libro e rimborsa
gli autori.
La
fine: i NUCLEI sono sciolti nel 1972-1973, per una decisione
politica del governo (Andreotti). E proprio l’errore è ricco di
potenzialità cognitive. Perché il leader DC parla di scioglimento
di GLADIO nel 1972 e prontamente il generale Paolo Inzerilli,
che dell’effettiva liquidazione (18 anni dopo) era stato la
principale vittima (aveva perso l’ultimo, fondamentale scatto di
carriera) svela il lapsus. La decisione presa nel 1972 (in entrambi i
casi era presidente del Consiglio) riguardava appunto i NUCLEI,
ingestibili per i coinvolgimenti nella “strategia della tensione”
e gli evidenti collegamenti tra la scoperta del deposito clandestino
di Aurisina e la strage di Peteano. Ci volle qualche mese per attuare
la decisione. I quadri operativi comunque continuarono a far danni
per un paio di anni, animando l’ultima convulsa fase dei progetti
golpisti e delle stragi: non avevano capito la svolta impressa dal
governo occulto, con la liquidazione dei regimi autoritari
mediterranei e il “disgelo” con il blocco sovietico e le sue
articolazioni politiche in Occidente (...)
Nell’autunno
1972 il moderatissimo segretario della DC e pupillo di
Fanfani, Arnaldo Forlani, denuncia l’esistenza di una cospirazione
neofascista: «È stato operato il tentativo forse più
pericoloso che la destra reazionaria abbia tentato e portato avanti
dalla Liberazione a oggi. (...) Questo tentativo disgregante, che è
stato portato avanti con una trama che aveva radici organizzative e
finanziarie consistenti, che ha trovato delle solidarietà
probabilmente non solo di ordine interno ma anche di ordine
internazionale, questo tentativo non è finito: noi sappiamo in modo
documentato che questo tentativo è ancora in corso».
Per
Ilari si tratta di manovre internazionali tese a destabilizzare il
centrosinistra per ricondurre la politica mediterraneaitaliana al
rispetto delle compatibilità e degli interessi statunitensi,
tedeschi e israeliani. La rinnovata determinazione antifascista della
destra DC, come già vent’anni prima con la legge Scelba, va
ricondotta al trend elettorale del MSI, passato da una buona
performance al Sud nel voto amministrativo dell’estate 1971
al massimo storico nelle politiche del 1972. Ancora una volta a una
avanzata missina segue una stretta repressiva: il 7 giugno il
procuratore generale di Milano Luigi Bianchi D’Espinosa, nella
clinica in cui sta morendo, firma l’incriminazione di Almirante per
ricostituzione del disciolto partito fascista.
La
vicenda dei NUCLEI è istruttiva anche perché dimostra la
complessità di una realtà irriducibile alle semplificazioni binarie
e alla demonizzazione degli “amerikani”. Il tanto vituperato De
Lorenzo, protagonista del “tintinnio di sciabole” dell’estate
del 1964, nello scontro con Aloja tutelava rigorosamente lo spirito
(e la prassi) costituzionale. Il capo di stato maggiore della Difesa,
infatti, era convinto che per aumentare la scarsa motivazionedelle
truppe bastasse abolire la leva obbligatoria, uno dei contrappesi
inseriti dai costituenti per frenare le spinte autoritarie dei
militari. La promozione dei corsi di arditismo, ispirati dai
“professorini” neofascisti a busta paga dei “servizi”, era
uno dei primi passi, per via ideologica, alla professionalizzazione
dell’esercito. Quarant’anni dopo, un quadro intermedio
ordinovista, il responsabile agrigentino Antonino Amato, ammette –
in una delle ricorrenti “polemiche web” sulle
compromissioni di Rauti con le reti atlantiche – che tutto il
gruppo conosceva e condivideva l’operazione nel quadro di una
logica di difesa degli interessi nazionali e di sostegno alla “parte
sana” degli apparati repubblicani.
(…)
Tracce dei NUCLEI affiorano in numerosi episodi della guerra
civile a bassa intensità che ha insanguinato il paese dalla fine
degli anni ’60: dai campi paramilitari neofascisti alla
mobilitazione svolta durante il tentativo golpista del dicembre 1970
(la V legione di Verona, diretta da Spiazzi, va a presidiare la
piazzaforte “rossa” di Sesto San Giovanni, la Stalingrado
d’Italia).
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